Beatificazione di Chiara Luce Badano

Giovane Focolarina morta a 18 anni. Partecipazione dalla nostra diocesi alla Celebrazione.

PROGRAMMA:

S. MESSA SOLENNE  CON LA CERIMONIA DI BEATIFICAZIONE di CHIARA LUCE BADANO, 18 anni

 

SABATO 25 SETTEMBRE  ALLE ORE 16.00  AL DIVINO AMORE – ROMA.

 

La chiesa e la sala sottostante saranno collegate con schermo per permettere a tutti di avere  il posto a sedere

 

LA SERATA DI TESTIMONIANZE  SARÀ  NELL’AULA NERVI,  IN VATICANO, DALLE 20,30 ALLE  22,30

Ci sarà un maxischermo in Piazza S. Pietro (con posti a sedere) per permettere a tutti di seguire la manifestazione.

 

DOMENICA 26 ALLE 10.30 S. MESSA DI RINGRAZIAMENTO

NELLA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA,

 

per i giovani e non solo, partecipiamo solo agli eventi del sabato e rientriamo la notte stessa.

  

Cena al sacco:

per risparmiare soldi e tempo ognuno porti pranzo e cena al sacco da casa propria.

 

Vi daremo orari e modalità dopo le iscrizioni consegnate entro il 31 luglio

 

Ruvo: Maria Altamura 

 Via R. Cotugno 26   cell.  3477339787 ‘  maria_altamura@alice.it  

 

Chi è Chiara Luce?

A Sassello, ridente paese dell’Appennino ligure appartenente alla diocesi di Acqui, il 29 ottobre 1971 nasce Chiara Badano, dopo che i genitori l’hanno attesa per 11 anni. Il suo arrivo viene ritenuto una grazia della Madonna delle Rocche, alla quale il papà è ricorso in preghiera umile e fiduciosa. Chiara di nome e di fatto, con occhi limpidi e grandi, dal sorriso dolce e comunicativo, intelligente e volitiva, vivace, allegra e sportiva, viene educata dalla mamma ‘attraverso le parabole del Vangelo – a parlare con Gesù e a dirgli «sempre sì». È sana, ama la natura e il gioco, ma si distingue fin da piccola l’amore verso gli «ultimi», che copre di attenzioni e di servizi, rinunciando spesso a momenti di svago. Fin dall’asilo versa i suoi risparmi in una piccola scatola per i suoi «negretti»; sognerà, poi, di partire per l’Africa come medico per curare quei bambini. Chiara è una ragazzina normale, ma con un qualcosa in più: ama appassionatamente; è docile alla grazia e al disegno di Dio su di lei, che le si svelerà a poco a poco.Dai suoi quaderni dei primi anni delle elementari traspare la gioia e lo stupore nello scoprire la vita: è una bambina felice. Nel giorno della prima Comunione riceve in dono il libro dei Vangeli. Sarà per lei un «magnifico libro» e «uno straordinario messaggio»; affermerà: «Come per me è facile imparare l’alfabeto, così deve esserlo anche vivere il Vangelo!». A 9 anni entra come Gen nel Movimento dei Focolari e a poco a poco vi coinvolge i genitori. Da allora la sua vita sarà tutta in ascesa, nella ricerca di «mettere Dio al primo posto».

Prosegue gli studi fino al Liceo classico, quando a 17 anni, all’improvviso un lancinante spasimo alla spalla sinistra svela tra esami e inutili interventi un osteosarcoma, dando inizio a un calvario che durerà circa tre anni. Appresa la diagnosi, Chiara non piange, non si ribella: subito rimane assorta in silenzio, ma dopo soli 25 minuti dalle sue labbra esce il sì alla volontà di Dio. Ripeterà spesso: «Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io». Non perde il suo luminoso sorriso; mano nella mano con i genitori, affronta cure dolorosissime e trascina nello stesso Amore chi l’avvicina. Rifiutata la morfina perché le toglie lucidità, dona tutto per la Chiesa, i giovani, i non credenti, il Movimento, le missioni…, rimanendo serena e forte, convinta che «il dolore abbracciato rende libero». Ripete: ‘Non ho più niente, ma ho ancora il cuore e con quello posso sempre amare‘. Non perde il suo luminoso sorriso; mano nella mano con i genitori, affronta cure dolorosissime e trascina nello stesso Amore chi l’avvicina. Rifiutata la morfina perché le toglie lucidità, dona tutto per la Chiesa, i giovani, i non credenti, il Movimento, le missioni…, rimanendo serena e forte, convinta che «il dolore abbracciato rende libero».

Ripete: ‘Non ho più niente, ma ho ancora il cuore e con quello posso sempre amare‘.  La cameretta, in ospedale a Torino e a casa, è luogo di incontro, di apostolato, di unità: è la sua chiesa. Anche i medici, talvolta non praticanti, rimangono sconvolti dalla pace che le aleggia intorno, e alcuni si riavvicinano a Dio. Si sentivano ‘attratti come da una calamita’ e ancor oggi la ricordano, ne parlano e la invocano. Alla mamma che le chiede se soffre molto risponde: «Gesù mi smacchia con la varechina anche i puntini neri e la varechina brucia. Così quando arriverò in Paradiso sarò bianca come la neve». E’ convinta dell’amore di Dio nei suoi riguardi: afferma, infatti: «Dio mi ama immensamente», e lo riconferma con forza, anche se è attanagliata dai dolori: «Eppure è vero: Dio mi vuole bene!». Dopo una notte molto travagliata giungerà a dire: «Soffrivo molto, ma la mia anima cantava’». Agli amici che si recano da lei per consolarla, ma tornano a casa loro stessi consolati, poco prima di partire per il Cielo confiderà: «…Voi non potete immaginare qual è ora il mio rapporto con Gesù… Avverto che Dio mi chiede qualcosa di più, di più grande. Forse potrei restare su questo letto per anni, non lo so. A me interessa solo la volontà dì Dio, fare bene quella nell’attimo presente: stare al gioco di Dio‘. E ancora: ‘Ero troppo assorbita da tante ambizioni, progetti e chissà cosa. Ora mi sembrano cose insignificanti, futili e passeggere’ Ora mi sento avvolta in uno splendido disegno che a poco a poco mi si svela. Se adesso mi chiedessero se voglio camminare (l’intervento la rese paralizzata), direi di no, perché così sono più vicina a Gesù‘. Non si aspetta il miracolo della guarigione, anche se in un bigliettino aveva scritto alla Madonna: «Mamma Celeste, ti chiedo il miracolo della mia guarigione; se ciò non rientra nella volontà di Dio, ti chiedo la forza a non mollare mai!» e terrà fede a questa promessa. Fin da ragazzina si era proposta di  non «donare Gesù agli amici a parole, ma con il comportamento». Tutto questo non è sempre facile; infatti, ripeterà alcune volte: «Com’è duro andare contro corrente!». E per riuscire a superare ogni ostacolo, ripete: «E’ per te, Gesù!».

Chiara si aiuta a vivere bene il cristianesimo, con la partecipazione anche quotidiana alla S. Messa, ove riceve il Gesù che tanto ama; con la lettura della parola di Dio e con la meditazione. Spesso riflette sulle parole di Chiara Lubich: ‘Sono santa, se sono santa subito‘. Alla mamma, preoccupata nella previsione di rimanere senza di lei, continua a ripete: «Fídati di Dio,  poi hai fatto tutto»; e «Quando io non ci sarò più, segui Dio e troverai la for­za per andare avanti». A chi va a trovarla esprime i suoi ideali, mettendo gli altri sempre al primo posto. Al ‘suo’ vescovo, Mons. Livio Maritano, mostra un affetto particolarissimo; nei loro ultimi, brevi ma intensi incontri, un’atmosfera soprannaturale li avvolge: nell’Amore diventano una cosa sola: sono Chiesa! Ma il male avanza e i dolori aumentano. Non un lamento; sulle labbra: «Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io». Chiara si prepara all’incontro: «E’ lo Sposo che viene a trovarmi», e sceglie l’abito da sposa, i canti e le preghiere per la ‘sua’ Messa; il rito dovrà essere una «festa», dove «nessuno dovrà piangere!». Ricevendo per l’ultima volta Gesù Eucaristia appare immersa in Lui e supplica che le venga recitata «quella preghiera: Vieni, Spirito Santo, manda a noi dal Cielo un raggio della tua luce». Soprannominata “LUCE” dalla Lubich, con la quale ha un intenso e filiale rapporto epistolare fin da piccina, ora è veramente luce per tutti e presto sarà nella Luce. Un particolare pensiero va alla gioventù: «…I giovani sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi. I giovani hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene!». Non ha paura di morire. Aveva detto alla mamma: «Non chiedo più a Gesù di venire a prendermi per portarmi in Paradiso, perché voglio ancora offrirgli il mio dolore, per dividere con lui ancora per un po’ la croce». E lo «Sposo» viene a prenderla all’alba del 7 ottobre 1990, dopo una notte molto sofferta.  E’ il giorno della Vergine del Rosario. Queste le sue ultime parole: ‘Mamma, sii felice, perché io lo sono. Ciao‘. Ancora un dono: le cornee. Al funerale celebrato dal Vescovo, accorrono centinaia e centinaia di giovani e parecchi sacerdoti. I componenti del Gen Rosso e del Gen Verde elevano i canti da lei scelti. Dal quel giorno la sua tomba è meta di pellegrinaggi: fiori, pupazzetti, offerte per i bambini  dell’Africa, letterine, richieste di grazie’ E ogni anno, nella domenica prossima al 7 ottobre, i giovani e le persone presenti alla Messa in suo suffragio aumentano sempre di più. Vengono spontaneamente e si invitano a vicenda per partecipare al rito che, come voleva lei, è un momento di grande gioia. Rito preceduto, da anni dall’intera giornata di ‘festa’: con canti, testimonianze, preghiere’

La sua ‘fama di santità’ si è estesa in varie parti del mondo; molti i ‘frutti’. La scia luminosa che Chiara “Luce” ha lasciato dietro di sé porta a Dio nella semplicità e nella gioia di abbandonarsi all’Amore. è un’esigenza acuta della società di oggi e, soprattutto, della gioventù: il significato vero della vita, la risposta al dolore e la speranza in un ‘poi’, che non finisca mai e sia certezza della ‘vittoria’ sulla morte.

http://www.facebook.com/ CHIARA-LUCE-BADANO

http://www.chiaralucebadano.it