Giovani sulle orme di don Tonino

di Margherita Scarello, vicepresidente di AC diocesi di Vicenza

Caro Gino, ciao e buona domenica!
Siamo tornati venerdì sera, cotti dopo il lungo viaggio ma tanto contenti: è stato un bel campo, ricco di incontri, di relazioni, di cose che dentro si sono mosse in modo anche potente, di ricerca di colloqui e confronti personali… insomma, don Tonino ha colpito parecchio. Non avevamo dubbi, ma direi che in modo inaspettato, almeno per me, “ha lavorato” molto sul personale, non solo sul modo di sentirsi chiesa e starci dentro, ma parlando alla vita di ciascuno, alle povertà e fragilità di ciascuno, al potere e alle catene di ciascuno, facendo sentire amato ciascuno… siamo proprio felici di questo!
E poi la tua terra è splendida, che accoglienza, che paesaggi, che bellezza, che cuori aperti!
Grazie ancora per averci incontrati, grazie per il tuo intervento che è stato davvero prezioso e… come dire, ci ha dato davvero la cornice ideale per poter dare pieno significato ai tanti racconti e testimonianze che anche dopo abbiamo ascoltato!
 

A chi è rimasto l’esempio del vescovo che in prima persona apre la porta di casa propria agli sfrattati, agli immigrati, agli ultimi, a chi la voce e le parole di coraggio e profezia per la pace e la giustizia; a qualcuno ha lasciato il sogno condiviso di una Chiesa più povera, ad altri la luce di una lampara accesa tra i flutti della propria vita: nessuno poteva rimanere a mani vuote dopo l’incontro con don Tonino.

Ci siamo messi in cammino, in una cinquantina di giovani dell’Ac della diocesi di Vicenza, dal 9 al 16 agosto, per attraversare Bari, Ruvo, Molfetta, Tiggiano, Alessano e Tricase, sulle orme di don Tonino Bello, per vivere la proposta estiva del campo giovani e fare nostra l’esperienza di ‘Chiesa del grembiule’. Ci ha accolti una terra semplice, ‘piccola e povera’, e generosa, ospitale, di mani protese; abbiamo accarezzato con le palme delle mani il ‘suolo santo’ (Es 3,5 ) dove riposa don Tonino; abbiamo incontrato persone che hanno raccontato il solco che lui ha tracciato nella loro vita, nel loro impegno, nelle loro scelte; ci siamo lasciati interpellare dal suo messaggio e abbiamo risposto ‘In piedi, costruttori di pace’.

Nei primi giorni, alloggiati a Bari nella casa della Società San Paolo, annodata alle proposte di riflessione e ai lavori personali e di gruppo, è stata la visita di Bari e Molfetta: l’apertura di una terra sul mare ci ha narrato i suoi incroci e intessuto anche per noi tanti incontri. Toccante e potente nel muoverci dentro è stato ascoltare i racconti di due ragazzi ospiti alla Casa di Ruvo di Puglia, di don Michele e Luigi. Con la passione di chi ha vissuto un incontro decisivo in prima persona, Gino Sparapano ci ha poi accompagnati a leggere, oltre la biografia e nel senso più profondo, la figura di don Tonino Bello. Significativa è stata la messa in Cattedrale a Molfetta, con don Vito Bufi, familiare la serata insieme agli amici dell’Ac di Molfetta, con cui abbiamo ritrovato la bellezza di appartenere a una stessa associazione che ci lega nella fraternità.

La seconda parte del campo ci ha portati in Salento, alloggiati all’oratorio Sant’Ippazio di Tiggiano, e ci ha avvicinati agli olivi, alla terra rossa, alle case bianche tra cui è nato e oggi riposa don Tonino. Alla Fondazione, ad Alessano, abbiamo incontrato don Gigi Ciardo, che ha racchiuso insieme lo sguardo di amico di don Tonino e il suo messaggio, e Trifone Bello, che con tanta umanità, una dolcezza e una profondità irriducibili ci ha raccontato il suo essere accanto ad un fratello santo. Nel Salento abbiamo gustato anche il mare e il silenzio del tempo di deserto, il vento e un cielo che profuma di Mediterraneo. Toccante, vibrante, pieno di un silenzio che dava voce a ogni parola, a ogni intercessione è stato il momento di preghiera attorno alla tomba di don Tonino, che abbiamo poi abbracciato in un cerchio che diceva il volerci stringere, prossimi e commossi, al nostro fratello vescovo.

Fra tutto ciò che, tra i bagagli da disfare, ritroviamo ora che siamo rientrati a casa e tornati alla nostra ordinarietà feriale, la gioia di aver visto testimonianza di una persona, di una Chiesa, che ama personalmente, che incontra ciascuno come unico e irripetibile, che sa farti sentire amato da Dio e sa dirti: ‘Per me, ora, ci sei solo tu!’. La pace che viene dalla consapevolezza, dalla grazia che ogni croce, per quanto pesante e ruvida, è collocazione provvisoria. L’impegno a chinarsi per lavarci reciprocamente i piedi, in una Chiesa più fraterna, e a lasciare che questi stessi piedi siano accarezzati e profumati di nardo dai nostri fratelli. Ci portiamo a casa la ricchezza di una terra semplice e accogliente, di persone dalle braccia aperte, che ci hanno donato pezzi della loro vita, della loro storia, da far scorrere perché già è germoglio fecondo per le nostre vite, le nostre storie.

 

I partecipanti al campo giovani di Ac della diocesi di Vicenza