A chi è rimasto l’esempio del vescovo che in prima persona apre la porta di casa propria agli sfrattati, agli immigrati, agli ultimi, a chi la voce e le parole di coraggio e profezia per la pace e la giustizia; a qualcuno ha lasciato il sogno condiviso di una Chiesa più povera, ad altri la luce di una lampara accesa tra i flutti della propria vita: nessuno poteva rimanere a mani vuote dopo l’incontro con don Tonino.
Ci siamo messi in cammino, in una cinquantina di giovani dell’Ac della diocesi di Vicenza, dal 9 al 16 agosto, per attraversare Bari, Ruvo, Molfetta, Tiggiano, Alessano e Tricase, sulle orme di don Tonino Bello, per vivere la proposta estiva del campo giovani e fare nostra l’esperienza di ‘Chiesa del grembiule’. Ci ha accolti una terra semplice, ‘piccola e povera’, e generosa, ospitale, di mani protese; abbiamo accarezzato con le palme delle mani il ‘suolo santo’ (Es 3,5 ) dove riposa don Tonino; abbiamo incontrato persone che hanno raccontato il solco che lui ha tracciato nella loro vita, nel loro impegno, nelle loro scelte; ci siamo lasciati interpellare dal suo messaggio e abbiamo risposto ‘In piedi, costruttori di pace’.
Nei primi giorni, alloggiati a Bari nella casa della Società San Paolo, annodata alle proposte di riflessione e ai lavori personali e di gruppo, è stata la visita di Bari e Molfetta: l’apertura di una terra sul mare ci ha narrato i suoi incroci e intessuto anche per noi tanti incontri. Toccante e potente nel muoverci dentro è stato ascoltare i racconti di due ragazzi ospiti alla Casa di Ruvo di Puglia, di don Michele e Luigi. Con la passione di chi ha vissuto un incontro decisivo in prima persona, Gino Sparapano ci ha poi accompagnati a leggere, oltre la biografia e nel senso più profondo, la figura di don Tonino Bello. Significativa è stata la messa in Cattedrale a Molfetta, con don Vito Bufi, familiare la serata insieme agli amici dell’Ac di Molfetta, con cui abbiamo ritrovato la bellezza di appartenere a una stessa associazione che ci lega nella fraternità.
La seconda parte del campo ci ha portati in Salento, alloggiati all’oratorio Sant’Ippazio di Tiggiano, e ci ha avvicinati agli olivi, alla terra rossa, alle case bianche tra cui è nato e oggi riposa don Tonino. Alla Fondazione, ad Alessano, abbiamo incontrato don Gigi Ciardo, che ha racchiuso insieme lo sguardo di amico di don Tonino e il suo messaggio, e Trifone Bello, che con tanta umanità, una dolcezza e una profondità irriducibili ci ha raccontato il suo essere accanto ad un fratello santo. Nel Salento abbiamo gustato anche il mare e il silenzio del tempo di deserto, il vento e un cielo che profuma di Mediterraneo. Toccante, vibrante, pieno di un silenzio che dava voce a ogni parola, a ogni intercessione è stato il momento di preghiera attorno alla tomba di don Tonino, che abbiamo poi abbracciato in un cerchio che diceva il volerci stringere, prossimi e commossi, al nostro fratello vescovo.
Fra tutto ciò che, tra i bagagli da disfare, ritroviamo ora che siamo rientrati a casa e tornati alla nostra ordinarietà feriale, la gioia di aver visto testimonianza di una persona, di una Chiesa, che ama personalmente, che incontra ciascuno come unico e irripetibile, che sa farti sentire amato da Dio e sa dirti: ‘Per me, ora, ci sei solo tu!’. La pace che viene dalla consapevolezza, dalla grazia che ogni croce, per quanto pesante e ruvida, è collocazione provvisoria. L’impegno a chinarsi per lavarci reciprocamente i piedi, in una Chiesa più fraterna, e a lasciare che questi stessi piedi siano accarezzati e profumati di nardo dai nostri fratelli. Ci portiamo a casa la ricchezza di una terra semplice e accogliente, di persone dalle braccia aperte, che ci hanno donato pezzi della loro vita, della loro storia, da far scorrere perché già è germoglio fecondo per le nostre vite, le nostre storie.
I partecipanti al campo giovani di Ac della diocesi di Vicenza