XV Assemblea diocesana elettiva

Da venerdì 21 a domenica 23 febbraio, presso la Madonna della Rosa, a Molfetta

La quindicesima assemblea diocesana elettiva si celebrerà nei giorni 21-22-23 febbraio. Si tratta di un momento ‘alto’ della vita associativa e di quella della Chiesa locale. L’assemblea elettiva triennale è il luogo dove, per eccellenza, si vive la democraticità dell’AC che esprime, attraverso il voto, il discernimento operato rispetto alla scelta dei membri del nuovo Consiglio diocesano. è anche il luogo in cui si verifica il cammino svolto, ci si confronta e, soprattutto, si pensa in prospettiva all’Associazione dei prossimi tre anni, elaborando le linee guida scritte, votate ed approvate nel documento finale. Quelle linee guida si concretizzeranno in programmi e percorsi per l’AC diocesana e le Associazioni parrocchiali. Invitiamo pertanto tutti i delegati e tutta la chiesa locale a vivere quest’appuntamento con responsabiltà, impegno, serietà, entusiasmo e partecipazione, non facendo mancare il proprio contributo di preghiera, testimonianza e pensiero.

Per la circostanza il settimanale diocesano “Luce e Vita” di domenica prossima dedica uno speciale all’evento, con il racconto del triennio vissuto e i dati delle adesioni. Riportiamo in anteprima la riflessione della presidente diocesana uscente, Angela Paparella.

 Due “gocce d’olio” e uno sguardo largo

di Angela Paparella, presidente diocesano

Un’immagine, quella in apertura, de ‘L’alchimista’, l’unico libro di Paulo Choelo che mi piace. Provo a riassumerla, per quello che ricordo. Un ragazzo fa un lungo viaggio, per recarsi da un saggio a chiedergli cosa sia la felicità. Dopo aver aspettato il suo turno, fa la domanda al saggio e questi gli risponde che non ha tempo per addentrarsi nelle spiegazioni. Gli dice di tornare dopo, quando ci sarà meno gente. Nel frattempo, può fare un giro per il suo bellissimo palazzo e visitarne le meraviglie. Il saggio, però, gli affida un cucchiaino con due gocce d’olio da portare con sé e non versare. Dopo un bel po’ il ragazzo torna: ma quando il saggio gli chiede che cosa ha visto del suo immenso palazzo, il ragazzo non sa rispondere, non ha visto nulla, intento com’era a salire scale e percorrere sale e giardini senza versare le gocce d’olio. Allora il saggio lo rimanda indietro, a visitare il suo palazzo, sempre con il cucchiaino in mano. Questa volta il ragazzo si appassiona a tutto ciò che vede, arredi, fontane, arazzi’ Quando però torna dal saggio, si accorge che, distratto dalle bellezze scoperte, ha fatto cadere l’olio dal cucchiaino. Allora il saggio gli dice che la felicità consiste in questo: mantenere l’olio che ci è stato affidato nel cucchiaino e contemporaneamente saper gustare tutto ciò che ci sta attorno.

Ecco, quest’immagine è perfetta per spiegare che noi laici di AC siamo chiamati a custodire il dono della fede che abbiamo ricevuto e insieme a gustare tutta la bellezza, la novità e le sfide del mondo che ci circonda. Forse è questo l’impegno che ha caratterizzato il cammino dell’AC nel triennio che si conclude: vivere la sfida della complessità, con una chiara identità cristiana. Innanzitutto, non aver paura della complessità, che fa parte della nostra vita, del nostro tempo e delle nostre storie, con tutto il carico di contraddizioni, dubbi, terreni nuovi da esplorare, questioni serie su cui esprimersi, scelte da maturare, strade inesplorate da percorrere. Un’Associazione, che con una storia di quasi centocinquant’anni, non smette di interrogarsi e cercare le modalità più giuste per dire Gesù Cristo agli uomini, è un’Associazione giovane nello stile, nella capacità di osare, nel mettersi alla prova. è profetica e creativa nel provare a guardare oltre, sperimentare, coraggiosamente tracciare mete, obiettivi, cammini.

Abbiamo provato a dare corpo a questa AC, chiedendo ai suoi responsabili ed aderenti di lasciarsi provocare dalla complessità, rafforzando la nostra identità laicale, che ci fa portare nel cuore i segni indelebili di un profondo spirito ecclesiale e ci mette in corpo l’ansia di respirare il ritmo del tempo che ci appartiene tutto, che tocca a noi santificare.

Alcune intuizioni, una prospettiva. Le intuizioni: non possiamo concederci più d’essere cristiani tiepidi, cristiani per caso. O lo siamo, o non lo siamo. E se lo siamo, allora abbiamo qualche cosa da dire e uno stile da proporre. Diventava dunque essenziale continuare a crescere in formazione, in qualità, in spiritualità. Lo abbiamo fatto in questi tre anni, con la proposta degli esercizi spirituali, del campo scuola diocesano e di un PFR (Progetto Formazione Responsabili, ndr) di spessore, impegnativo ed esigente. Occorreva continuare anche a pretendere da noi stessi una testimonianza di rigore, correttezza, pulizia morale, da spendere non nel chiuso edificante delle nostre comunità, quanto nella caotica, enorme spianata della contemporaneità, a cui, un po’ a sorpresa, siamo riusciti a regalare un contributo di presenza, di pensiero e di stile di vita. Basti pensare all’impegno per i referendum sull’acqua, ai Codici Etici per cittadini, alla campagna Io cambio, il mio voto non lo scambio, al percorso sulla legalità, culminato con la marcia, al progetto di educazione fiscale Scontrino, valore non favore e all’iniziativa Le belle tasse, alla mobilità sostenibile di InstradACI, all’attenzione al mondo del lavoro, alle diverse prese di posizione rispetto ad ogni questione da cui ci siamo sentiti interpellati. Non solo: la nostra presenza nelle scuole, nelle piazze, per strada, ci ha dato anche la possibilità di ‘esportare’ fuori dalle parrocchie la nostra modalità di fare formazione.

Altra intuizione: tutto questo si è provato a farlo insieme. Una testimonianza corale, progettata e vissuta unitariamente, capace di incoraggiare e sostenere le nostre singole e personali testimonianze, a volte fragili e non percepite.

Ultima intuizione: oggi più che mai, nell’era dei rapporti deboli e delle relazioni virtuali, l’uomo ha bisogno di compagnia e condivisione, nel rispetto delle reciproche identità. Appunto quel che abbiamo provato a realizzare con tante, varie, agenzie, realtà, gruppi, istituzioni, impegnati sul versante educativo e sociale. Non disdegnando le collaborazioni più ‘ardite’, tessendo relazioni e percorsi con obiettivi comuni, valorizzando competenze e specificità. Un’amicizia che ci ha resi interlocutori privilegiati, liberati dai pregiudizi che spesso subiamo in quanto cattolici, perché la conoscenza reciproca ha generato considerazione e rispetto nel territorio su cui operiamo, nelle nostre quattro città. Abbiamo creduto in un’Azione Cattolica attiva, capace di stare nelle consulte comunali, come di creare rete con associazioni varie, laiche e religiose. Un’Associazione che ha interagito, a vario titolo, con scrittori, avvocati, imprenditori, insegnanti, operatori culturali, che ha contribuito a fondare il Presidio Libera su Molfetta e ha creato l’Osservatorio della legalità e del Bene Comune a Giovinazzo.

La prospettiva: quanto finora realizzato in occasioni straordinarie, deve diventare ordinarietà, radicarsi nel quotidiano dei nostri atteggiamenti, entrare nei cammini formativi come modalità espressiva di una fede in Cristo che cresce nella vita dei nostri bambini, ragazzi, giovani e adulti. Perché nessuno perda le sue gocce d’olio e assapori tutta la gioia e l’impegno di portarle nel mondo.