Sulle parole “verdi” di Papa Francesco tante letture politiche

Maria Chiara Biagioni

“Laudato si’ sur la sauvegarde de la maison commune”. “Laudato si’ on care for our common home”. “Laudato si’ über die Sorge für das gemeinsame Haus”. “رسالة عامة بابوية كُنْ مُسَبَّحًا حول العناية بالبيت المشترك Laudato si’“. In tutte le lingue del mondo, sotto tutte le angolature della terra. L’Enciclica di papa Francesco ha avuto una copertura mediatica che a 360 gradi ha toccato tutte le latitudini del pianeta. Lo aveva predetto il direttore della Sala Stampa Federico Lombardi che aprendo la conferenza stampa di presentazione, ha detto: “Ho visto pubblicare molti documenti, ma raramente, o forse mai, ho sentito un’attesa così ampia, intensa e prolungata per un singolo documento di un Papa”. E il metropolita Giovanni di Pergamo – giunto appositamente da Istanbul per la presentazione del testo – prima di cominciare a parlare, confessa alla platea di giornalisti riuniti nell’aula del sinodo, tra taccuini, telecamere e obiettivi, di non essersi mai trovato ad una conferenza stampa così numerosa. E il giorno dopo, l’Enciclica è già sulla bocca di tutti e sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo. E se La Nation della sua amata Argentina sceglie come titolo – “La encíclica color esperanza” – i reportages danno conto dei commenti e dei dibattiti suscitati dalle parole “verdi” di papa Francesco, segno di una Enciclica estremamente attesa che ha già scosso l’opinione pubblica mondiale.

“Pope Francis, in Sweeping Encyclical, Calls for Swift Action on Climate Change”, titola il New York Times. Un reportage scritto a quattro mani per un Paese, gli Stati Uniti, che già nei mesi scorsi e soprattutto negli ultimi giorni aveva espresso critiche e polemiche. “Francesco – si legge nell’articolo – è stato fortemente criticato da coloro che mettono in dubbio o negano l’evidenza scientifica del cambiamento climatico causato dall’uomo, ed è stato criticato anche da alcuni conservatori cattolici romani, che vedono l’enciclica come un attacco al capitalismo e come un’ingerenza politica”. L’eco dell’enciclica papale sull’opinione pubblica mondiale – fanno notare Jim Yardley e Laurie Goodstein – fa leva sul particolare momento storico che si sta vivendo. L’enciclica arriva infatti proprio nel momento in cui i governi stanno sviluppando piani di cambiamento climatico nazionali in vista della conferenza internazionale delle Nazioni Unite a Parigi nel mese di dicembre. L’obiettivo del meeting è quello di raggiungere un accordo ampio, in cui ogni nazione dovrebbe impegnarsi a limitare le emissioni di gas serra. “Molti governi non hanno ancora presentato dei piani di azione, compresi i grandi emettitori come il Brasile” e “l’enciclica è vista come un spinta troppo forte per l’azione”. 

“Francisco desconcierta a la derecha católica de Estados Unidos”. È anche il titolo scelto da “El Pais” spagnolo: “Francesco – si legge nel testo – sconcerta gli Stati Uniti. Alcuni conservatori descrivono le sue idee come peronismo e teologia della liberazione. Altri tentano di sminuire i suoi discorsi perché non è un politico, sostenendo che il Papa faccia il Papa e il Re faccia il Re”. Secondo l’osservazione de el Pais “l’enciclica sull’ecologia allarga il divario tra Jorge Mario Bergoglio e un settore della destra cattolica”. In Germania, su “Frankfurter Allgemeinen Zeitung” Jan Grossarth fa notare il silenzio di Angela Merkel, “protestante”, che “non ha commentato” ma sottolinea anche come l’Enciclica abbia trovato eco positiva in associazioni ambientaliste come Greenpeace, nei politici di sinistra e dell’area dei verdi tra cui Andreas Jung (CDU) secondo il quale il testo papale “è un segno impressionante di come il Papa stia lavorando fortemente per rafforzare la protezione dell’ambiente e del clima”. Plausi al Papa sono arrivati anche dal Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite e dall’Associazione degli Imprenditori cattolici (BKU). 

In Francia, “Le Monde” ospita un fondo di “André Vingt-Trois” (privato nella pagina del giornale della sua qualifica di cardinale in quanto arcivescovo di Parigi) dal titolo “La regard des croyants sur la nature doit changer”. E poi sulla stessa pagina pubblica un commento di Jacques Dalarun dal titolo evocativo “Un sovrano pontefice coraggioso perché la Terra ci governi”. “C’è un respiro innegabile in questo testo – scrive Dalrun – quando per esempio denuncia gli indugi delle organizzazioni internazionali e la mancanza di ambizione (che è un eufemismo) delle conferenze sul clima. Che comprende anche errori di ingenuità e di debolezza, a volte di irenismo, a volte di manicheismo, non c’è dubbio. Invece però di ignorare, offendere, prima di rifiutare o di riderne, è un testo che vale la pena di essere letto. Francesco d’Assisi scrisse lo storico André Vauchez era troppo moderno per l’epoca. Otto secoli dopo, saremo noi oggi ascoltarlo?”.