Presa di distanza della Diocesi da un libro pubblicato a Ruvo

Curia diocesana

In questi giorni è stato posto in circolazione, per i tipi della «Pegasus Edizioni» un corposo libro dal titolo: Uno squarcio dirompente travolge i silenzi. Il patrimonio della chiesa di Ruvo di Puglia per le povertà pastorali della città, scritto da don Salvatore Summo, parroco della Concattedrale di Ruvo.
L’autore intende riprendere la vicenda che ha visto contrapposto il Capitolo della Concattedrale di Ruvo e il parroco della Concattedrale della stessa città, relativamente alla proprietà dei beni di detto Capitolo; vicenda che ha avuto il suo inizio nel 1984 e si è conclusa con il decreto della Santa Sede, emesso da Mons. Attilio Nicora nel febbraio del 1988, e relativi allegati della Sacra Congregazione del Clero.
La Diocesi prende ferma distanza da tale pubblicazione perché in essa viene riprodotta non una ricostruzione oggettiva dei fatti, ma il solo punto di vista dell’autore che è parte in causa del contenzioso. Inoltre, nonostante la cospicua documentazione, si rileva la mancanza di importanti documenti, ben conosciuti dall’autore, e che artatamente sono stati ignorati perché non finalizzati a sostenere le tesi dell’autore stesso.
Si rimarca, poi, come diversi giudizi negativi siano espressi nei confronti di persone, in modo particolare sacerdoti ruvesi, ora defunti. Ciò non fa onore né alla verifica oggettiva dei fatti, né alla pietas nei confronti dei defunti, né alla carità cristiana.
Infine, la vicenda, secondo l’autore, lungi dall’essere conchiusa come da decreto del Card. Nicora, è ritenuta ancora aperta per cui egli riporta fatti e documenti riferiti fino ai giorni nostri; anche questi, però, vengono esposti in maniera distorta e senza alcuna contestualizzazione, falsandone il significato.
In tale quadro emergono giudizi gratuiti e infondati sui tre vescovi che hanno avuto parte nelle vicende narrate.
Pertanto la Diocesi, in modo particolare, contesta i fatti riferiti agli ultimi anni sottolineandone la tendenziosa presentazione e l’inattendibilità che rasenta in alcuni punti la falsità e la denigrazione.