“Il vangelo proclamato sia da te annunziato con la parola e con la vita nella diocesi di Marsabit”. Don Paolo Malerba parte per l’Africa

La diocesi riapre una finestra sul mondo.

 
Mercoledì 23 settembre 2015 don Paolo Malerba volerà alla volta del Kenya, a Marsabit, accompagnato dal vicario generale di quella diocesi, mons. Racho Isaack Ibraim, ritornando sui passi di una missione mai del tutto interrotta, e non solo nel cuore. Domenica 6 settembre scorso mons. Domenico Amato, Amministratore diocesano, davanti alla commossa comunità parrocchiale di Santa Maria di Sovereto, a Terlizzi, gli ha conferito il mandato missionario: “Il Vangelo proclamato questa sera sia da te annunziato con la parola e con la vita, nella diocesi di Marsabit, perché si apra a tutti il mistero di Cristo e della Chiesa.” E gli ha consegnato il crocifisso e il vangelo.
Don Paolo Malerba (Terlizzi 8/12/1976), all’età di 14 anni entra nel Seminario vescovile di Molfetta, consegue la maturità magistrale e prosegue gli studi teologici presso la facoltà di Teologia dell’Italia Settentrionale, ad Alba, conseguendo il baccalaureato in Teologia. Riceve l’ordinazione presbiterale il 7 dicembre 2001. Alcuni incarichi come vicario parrocchiale mentre consegue la licenza in dottrina sociale presso l’Università Lateranense in Roma, il dottorato in Sacra Teologia e la specializzazione in dottrina sociale pastorale. Nel 2005 diventa comboniano e vive l’esperienza missionaria a Marsabit.
Ritornato in diocesi nel 2009, Mons. Martella gli aveva consigliato di fermarsi un po’ prima di ripensare alla scelta di essere fidei donum (sacerdote, dono di fede ad altra comunità diocesana).
Nel 2013 la richiesta esplicita al vescovo di partire ed un viaggio preliminare, con altri due sacerdoti; intanto Mons. Martella e Mons. Peter Kihara, vescovo di Marsabit, avevano intrattenuto una corrispondenza definendo la decisione il 24 marzo 2015 e comunicandola ufficialmente il 19 giugno. Un altro dono riservato da Mons. Martella, di venerata memoria.
Fino al 6 settembre parroco di S. Maria di Sovereto, una piccola porzione della diocesi di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi, che ha accolto non senza rammarico la decisione, ma l’ha rispettata cogliendone la preziosità. Adesso don Paolo è prete donato al mondo, all’Africa, ai 291.166 keniani diffusi sui 78.078 kmq di Marsabit, quasi un quarto dell’Italia.
 
La contea è situata in una zona semidesertica nel nord –est del Kenya; l’80% della sua popolazione è composto da pastori nomadi che praticano un’agricoltura di sussistenza (fagioli, grano, frutta), e che si dedicano essenzialmente all’allevamento di pecore, manzi e cammelli; solo una percentuale minima è impiegata nelle miniere di sale, di gemme e pietre preziose o è dedita alla pesca. I villaggi sono situati in prossimità dei corsi d’acqua.
Il livello di povertà è al 9%, la scarsa disponibilità di acqua, il clima eccessivamente arido, i conflitti continui tre le varie tribù e non ultima l’assenza di precise disposizioni governative, fanno di questa regione una tra le più povere del paese. L’istruzione è limitata alle 128 scuole elementari e alle 19 scuole secondarie. Il rapporto medico-paziente è di 1 a 63.800. Il cattolicesimo è praticato da 25.000 persone, su 12 parrocchie divise in 4 zone e si estende in una pianura tra i 300 e i 1.800 metri sul livello del mare. In un contesto caratterizzato da uno sviluppo molto lento e da continui conflitti tribali, la missione della diocesi è determinante per avviare un approccio di evangelizzazione improntato ad insegnare a vivere una vita di pace e a fornire una formazione olistica basata sulla fede e sulla promozione umana.
La presenza infatti di diverse etnie è un problema reale e serio. La gente si identifica più con la propria tribù che con la fede che professa. È quindi prioritario stabilire un percorso che abbia lo scopo di accogliere i popoli sotto l’egida di una fede comune e suscitare il sentimento di orgoglio e di appartenenza alla grande famiglia cristiana, soprattutto in un momento in cui un’intensa strategia di islamizzazione sta guadagnando terreno nella regione. Andando in Africa don Paolo sarà impegnato per almeno due anni nella mansione di economo della diocesi, questo vuol dire che avrà la responsabilità di gestire il funzionamento di ospedali e scuole (con classi di circa 100 ragazzi), ma non mancherà di girare per le dodici parrocchie.
 
«Il Signore ha voluto che, dopo la prima esperienza, il mio desiderio della missione fosse purificato perché non avevo gli strumenti necessari per affrontare una realtà molto più grande di me che a tratti mi ha anche scandalizzato. Oggi sento di avere gli strumenti per riprendere quel servizio». «Don Gino – prosegue don Paolo – diceva che i desideri vanno purificati e lui ha ritenuto opportuno che questo fosse il tempo giusto».
Così si riapre nella nostra diocesi una finestra sul mondo, una prospettiva di reale chiesa in uscita perché il suo servizio non è una scelta strettamente personale, ma il segno di un coinvolgimento più ampio della nostra diocesi legata ora a Marsabit. Non è secondario sapere che il servizio di don Paolo sarà sostenuto dal Sostentamento Clero, quindi da quell’8xMille tanto chiacchierato ma che, nel silenzio, permette piccoli e grandi miracoli.
La nostra diocesi avrà così un canale preferenziale per attivare progetti di sostegno e di sviluppo, per fare esperienze di volontariato e di missione per laici, seminaristi e preti, per fare proprie le sorti di questa giovane comunità africana, in cui il cristianesimo è minoranza rispetto alle diffuse fedi animiste e all’Islam che si va affermando.
Don Paolo parte fisicamente ma noi non ci impoveriamo. Da questo momento la nostra diocesi è più grande.

Domenica 20 settembre, alle ore 10,00 presso la parrocchia S. Lucia, in Ruvo, don Paolo concelebrerà l’eucaristia; il settimanale diocesano “Luce e Vita” riserva ampio spazio a questo gioioso evento ecclesiale, con una descrizione della diocesi di Marsabit, un’intervista a don Paolo, la sua biografia, il saluto della sua parrocchia.

 
L.S.
 
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