L’abbraccio mondiale delle famiglie aspettando il Sinodo

M. Michela Nicolais

Mentre Papa Francesco atterrava alla Andrews Force di Washington, nella città della Liberty Bell iniziavano i lavori dell’VIII meeting mondiale delle famiglie. Diciassettemila persone, provenienti da 100 Paesi dei cinque Continenti, hanno cominciato così la lunga attesa, che ora sta per concludersi, per i due momenti in cui il Papa sarà presente al Meeting: la Veglia di stasera e la Messa di domani al Benjamin Franklin Parkway, a cui si stima che parteciperanno non meno di un milione di persone. “Vengo da voi perché siete lì”, ha detto Francesco salutando con il cuore le famiglie di Philadelphia che lo abbracceranno questa sera. Intanto attorno al luogo dell’incontro mondiale delle famiglie, la coreografia è eloquente: “Preghiamo per te”, “la fede ci sostiene”, “Dio passa attraverso i tuoi occhi”, sono migliaia le preghiere scritte su nastri bianchi, a formare un grande igloo, davanti alla cattedrale dei Santi Pietro e Paolo dove pregherà il Papa oggi, appena approdato a Philadelphia, nella Messa che celebrerà con i vescovi, il clero, i religiosi e le religiose della Pennsylvania. Prima della Festa delle famiglie di stasera, dove si ascolteranno anche le note di cantanti come Aretha Franklin e Andrea Bocelli, l’incontro per la libertà religiosa con la comunità ispanica e altri immigrati nell’Independence Mall. “L’amore è la nostra missione. La famiglia è pienamente viva”, il titolo dell’edizione di quest’anno dell’incontro con le famiglie: il primo di Papa Francesco, nel suo primo viaggio negli Stati Uniti, alla vigilia del Sinodo di ottobre e dopo che è stato già celebrato un altro Sinodo sulla famiglia. 

Un grande albero. Le radici profonde sono gli anziani, il tronco non è “l’amore romantico” ma “un amore che vuole costruire, che dà anche fatica, e che proprio per questo, raccogliendo la linfa dalle radici ed elaborandola lungo il tronco, può produrre frutti che sono figli, nipoti”. Così monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, che organizza i raduni mondiali, ha spiegato il significato del simbolo scelto per il meeting: un grande albero. “Il mondo deve essere una foresta di questi alberi, per mostrare che davvero quella casa comune che è il mondo intero è la casa comune della famiglia di tutti i popoli”, l’auspicio del presule. La delegazione italiana a Philadelphia è guidata dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei. Gli incontri mondiali delle famiglie sono iniziati a Roma nel 1994, Anno della famiglia, e sono proseguiti a Rio de Janeiro, nel 1997, ancora Roma durante il Giubileo del 2000, Manila nel 2003, Valencia nel 2006, Città del Messico nel 2009 e Milano nel 2012. Rispetto a quest’ultimo evento, il meeting di Philadelphia ha fatto registrare il doppio delle presenze.

Un milione di copie del Vangelo di Luca. Cardinali, vescovi, religiose e religiosi, ma soprattutto tante famiglie con le loro storie concrete: sono i protagonisti delle giornate di Philadelphia, che per sei giorni, in attesa del Papa, è diventata la “capitale mondiale della famiglia”. E proprio al termine della Messa di domenica 27, quando – com’è tradizione – verrà annunciato il luogo e la data del prossimo incontro, in programma nel 2018, il Papa consegnerà il Vangelo di Luca alle famiglie di grandi città dei cinque continenti: Kinshasa (Africa), L’Avana (America), Hanoi (Asia), Sidney (Oceania) e Marsiglia (Europa). Sarà un gesto simbolico che annuncerà l’invio di un milione di copie nelle cinque città coinvolte: 200mila esemplari ciascuna, da distribuire soprattutto nei quartieri più poveri e più periferici. Due le relazioni principali ogni giorno, affidate anche a esponenti di altre fedi e provenienti da diverse nazioni, che hanno trattato i temi più rilevanti della famiglia: nei dibattiti e nei gruppi di lavoro, si è parlato anche dell’enciclica di Papa Francesco “Laudato si’”, relativamente a quegli aspetti che sollecitano direttamente l’impegno delle famiglie, ma senza dimenticare la “Humanae vitae” di Paolo VI. 

Le “situazioni irregolari”. Suore che ospitano ragazze difficili nel Bronx, gruppi di laici che a Bogotá leggono la Bibbia nelle case per “costruire alternative comunitarie” a quelle che – con un termine che non piace a Bergoglio – si definiscono “situazioni irregolari”. Sono solo alcune delle voci risuonate in questi giorni a Philadelphia, tra nonni “alberi” e famiglie “ricomposte”. Intanto, il padrone di casa è felice ma anche un po’ preoccupato: “Per noi è un momento entusiasmante”, ha detto monsignor Charles John Chaput. E poi, con il tipico umorismo americano, ha aggiunto: “La cosa che mi preoccupa è che quando arriverà a Philadelphia sarà proprio stanco. Ha speso tanta energia e tanto entusiasmo, ha già lavorato tanto, prima a Cuba e poi a Washington e a New York… Prego che il Signore gli dia energia, forza e buona salute e un buon riposo notturno”. Papa Francesco, intanto, non ha perso tempo: ai membri del Congresso Usa ha ricordato che la famiglia “è minacciata, forse come mai in precedenza, dall’interno e dall’esterno”: “Relazioni fondamentali sono state messe in discussione, come anche la base stessa del matrimonio e della famiglia”. Ma il suo primo viaggio americano termina a Philadelphia, dove stasera e domani gusterà di persona “la ricchezza e la bellezza della vita familiare”. Aspettando il Sinodo.