24 marzo: Giornata dei Missionari Martiri. Donne e uomini di misericordia

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Veglia, Via Crucis, elenco e foto dei missionari uccisi, cause e circostanze della morte, situazione delle persecuzioni dei cristiani
 
Il 24 marzo 1980, mentre celebrava l’Eucarestia, venne ucciso Monsignor Oscar  A. Romero Vescovo di San Salvador nel piccolo Stato centroamericano di El  Salvador.
La celebrazione annuale di una Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, il 24 marzo, prende ispirazione da quell’evento sia per fare memoria di quanti lungo i secoli hanno immolato la propria vita proclamando il primato di Cristo e annunciando il Vangelo fino alle estreme conseguenze, sia per ricordare il valore supremo della vita che è dono per tutti. Fare memoria dei martiri è acquisire una capacità interiore di interpretare la storia oltre la semplice conoscenza.

La liturgia della Chiesa quest’anno ci fa ascoltare il brano del profeta Isaia (61,1-2) nella celebrazione della S. Messa del Crisma il giovedì santo e quest’anno proprio il giovedì santo ricorre anche la memoria dei missionari martiri,  per questa coincidenza ogni comunità potrà vivere e  celebrare questo ricordo in un giorno più opportuno. Questa coincidenza  però ci invita a leggere la vita di questi uomini e donne  in quest’orizzonte, essi  “nel vivere  la ricchezza della missione di Gesù che risuona nelle parole del Profeta: portare una parola e un gesto di consolazione ai poveri, annunciare la liberazione a quanti sono prigionieri delle nuove schiavitù della società moderna, restituire la vista a chi non riesce più a vedere perché curvo su sé stesso, e restituire a quanti ne sono stati privati” (Misericordiae Vultus)  hanno donato tutto se stessi. Gesù è il Volto misericordioso del Padre, nel Suo volto i volti di Don Andrea Santoro, Mons. Oscar Romero, Don Sandro Dordi….. e di tanti che come tasselli di un mosaico compongono  e ci svelano l’icona di un Padre ricco di misericordia che attraverso vite donate continua a elargire misericordia di generazione in generazione.

 
GLI OPERATORI PASTORALI UCCISI NELL’ANNO 2015
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – La scia degli operatori pastorali uccisi rivela in questa fase storica dell’umanità una recrudescenza inaudita. Sembra non avere eguali nella storia, perché è in atto una persecuzione globalizzata. Infatti i cristiani uccisi in quest’anno, che la nostra Agenzia puntualmente registra, appartengono a tutti i continenti. L’America già da sette anni consecutivi ha il triste primato con otto operatori pastorali uccisi. Segue l’Asia con sette, l’Africa con cinque e infine anche l’Europa con due sacerdoti in Spagna.
Questi numeri sono solo la punta di un iceberg della persecuzione globale contro i cristiani che, come già si legge nella Lettera a Diogneto, amano tutti, e da tutti sono perseguitati. L’Isis, Boko Haram, la discriminazione in vari paesi dove la religione è un affare di Stato, rendono arduo ed eroico essere cristiani, soggetti ad attentati e a stragi. E’ necessario  che Cristo sia in agonia sino alla fine del mondo, quando vi sarà il Regno di giustizia e di pace.
La nostra Agenzia con questo dossier e con la puntuale informazione su questa persecuzione, mira a portare alla luce questi drammi dell’umanità, al fine di risvegliare la coscienza di tutti gli uomini di Buona Volontà per la costruzione di una società più giusta e solidale. (p.Vito Del Prete, PIME) 
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Secondole informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, nell’anno 2015 sono stati uccisi nel mondo 22 operatori pastorali. Per il settimo anno consecutivo, il numero più elevato si registra in America. Dal 2000 al 2015, secondo i dati in nostro possesso, sono stati uccisi nel mondo 396 operatori pastorali, di cui 5 Vescovi.
 
Nel 2015 sono morti in modo violento 13 sacerdoti, 4 religiose, 5 laici. Secondo la ripartizione continentale, in America sono stati uccisi 8 operatori pastorali (7 sacerdoti e 1 religiosa); in Africa sono stati uccisi 5 operatori pastorali (3 sacerdoti, 1 religiosa, 1 laica); in Asia sono stati uccisi 7 operatori pastorali (1 sacerdote, 2 religiose, 4 laici); in Europa sono stati uccisi 2 sacerdoti.
 
Come sta avvenendo negli ultimi anni, la maggior parte degli operatori pastorali è stata uccisa in seguito a tentativi di rapina o di furto, compiuti anche con ferocia, in contesti che denunciano il degrado morale, la povertà economica e culturale, la violenza come regola di comportamento, la mancanza di rispetto per la vita. In queste situazioni, simili a tutte le latitudini, i sacerdoti, le religiose e i laici uccisi, vivevano nella normalità quotidiana la loro testimonianza: amministrando i sacramenti, aiutando i poveri e gli ultimi, curandosi degli orfani e dei tossicodipendenti, seguendo progetti di sviluppo o semplicemente tenendo aperta la porta della loro casa. E qualcuno è stato ucciso proprio dalle stesse persone che aiutava. “Ieri come oggi, compaiono le tenebre del rifiuto della vita, ma brilla ancora più forte la luce dell’amore, che vince l’odio e inaugura un mondo nuovo” (Papa Francesco, Angelus del 26 dicembre 2015).
 
Desta poi preoccupazione la sorte di altri operatori pastorali sequestrati o scomparsi, di cui non si hanno più notizie, come i tre sacerdoti congolesi Agostiniani dell’Assunzione, sequestati nella Repubblica democratica del Congo nell’ottobre 2012; del gesuita italiano p. Paolo Dall’Oglio, rapito nel 2013, o del francescano p. Dhya Azziz, di cui non si hanno più notizie dal 23 dicembre scorso, entrambi operavano in Siria. Altri sacerdoti ancora risultano scomparsi da tempo e si teme per la loro sorte.
 
L’elenco annuale di Fides, senza dubbio incompleto, non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma registra gli operatori pastorali morti in modo violento. Non viene usato di proposito il termine “martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimoni”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro, e anche per la scarsità di notizie che si riescono a raccogliere sulla loro vita e sulle circostanze della morte.
 
A riprova che la Chiesa di Cristo è “cattolica” anche per il sangue versato dai suoi figli, e non da oggi, in tutti i continenti, ricordiamo che nel 2015 è stata aperta la fase diocesana della causa di beatificazione del Vescovo di La Rioja, in Argentina, Mons. Enrique Angelelli, assassinato nel 1976 dalla dittatura militare, i cui colpevoli sono stati condannati solo 38 anni dopo.
 
Anche il Rwanda vede avviarsi agli onori degli altari una coppia di sposi martiri, Cyprien e Daphrose Rugamba, per i quali è stata aperta a Kigali la causa di beatificazione. Quando vennero trucidati il 7 aprile 1994, in pieno genocidio, avevano aperto le porte della loro casa ad un centinaio di minori orfani e soli, che non avevano voluto abbandonare. Si spendevano per la pacificazione e vennero uccisi mentre stavano trascorrendo la notte in preghiera.
 
Il 23 maggio, a San Salvador, è stato beatificato l’Arcivescovo Oscar Arnulfo Romero Galdámez, ucciso “in odium fidei” il 24 marzo 1980. “Mons. Romero fu assassinato perchè amava i poveri, sull’esempio del suo Maestro, Gesù di Nazareth. A loro prestò la sua voce di profeta, e a loro dedicò la sua vita, rinunciando alla comoda soluzione di abbandonare il gregge e fuggire come fanno i mercenari” ha scritto la Conferenza Episcopale di El Salvador nel messaggio per la beatificazione.
 
“Martiri della fede e della carità, testimoni di speranza” sono stati definiti i tre missionari martiri in Perù, i francescani polacchi Miguel Tomaszek e Zbigniew Strzalkowski, e il sacerdote diocesano italiano Alessandro Dordi, beatificati a Chimbote, in Perù, il 5 dicembre. Furono uccisi nel 1991 dai guerriglieri di Sendero Luminoso, per la loro difesa dei valori evangelici e per il lavoro con i poveri.
 
Anche il Sudafrica ha visto salire agli onori degli altari il suo primo Beato: Benedict Daswa, marito e padre, insegnante appassionato e catechista volontario, beatificato il 13 settembre. Il suo grande coraggio morale e la sua passione per la verità lo portarono ad opporsi alle credenze e alle pratiche della stregoneria, e questa coraggiosa testimonianza di fede lo condusse al martirio nel 1990.
 
Agli elenchi provvisori stilati annualmente dall’Agenzia Fides, deve sempre essere aggiunta la lunga lista dei tanti, di cui forse non si avrà mai notizia o di cui non si conoscerà neppure il nome, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano con la vita la loro fede in Gesù Cristo.
(SL) (Agenzia Fides 30/12/2015).
 
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