Enzo de Cosmo ci ha lasciati

Angela Paparella

Un gentiluomo di altri tempi, questa l’impressione che riportavo ogni volta dagli incontri con Enzo de Cosmo nella sua parrocchia S. Pio X o in occasioni associative ed ecclesiali diocesane. Un gentiluomo d’altri tempi, sempre educato, gentilissimo, ossequioso nei modi, di quella formalità che però rivela eleganza, rispetto, garbo. Sempre presente nei momenti d’incontro, aggiornato su ogni tematica, di grande spirito e vivacità intellettiva.

Dal 1958 al 1962, Presidente della GIAC “S. Giovanni Bosco” presso la Cattedrale, ha preso parte ad attività agonistiche sportive nel CSI. E’ stato poi presidente diocesano della GIAC dal 1963 al 1965, vivendo la stagione preconciliare da laico impegnato, tra i fucini prima e i laureati cattolici dopo.

Professore universitario, Sindaco di Molfetta, Deputato, protagonista di un lunga stagione politica della quale andava profondamente orgoglioso, rivendicava il senso di un impegno spesso ritenuto dai più trampolino di lancio per la gestione del potere, che invece lui evidenziava come connaturato all’esigenza del cristiano autentico di “sporcarsi le mani”, di portare un contributo alla storia del proprio tempo, con serietà e competenza. Un contributo passibile di giudizio nel bene e nel male, ma che comunque va dato, in ogni caso, mettendosi in gioco nella complessità.

Il contributo dato sempre, è stata la cifra anche del suo impegno ecclesiale di questi ultimi anni, nel servizio al consiglio pastorale come al gruppo adulti di AC. In ogni discussione o confronto prendeva la parola nel dibattito con interventi lunghi, articolati, spesso conditi di ricordi ed esperienze. Un’istituzione, Enzo de Cosmo, nel suo parlare forbito, nell’entusiasmo per gli slanci innovativi, nella tenacia con cui difendeva le proprie idee, nella vis eloquendi, a volte determinata a volte bonaria, di chi ha tanto vissuto e tanto si sente coinvolto dalla vita.

Ci lascia un uomo che ha segnato la storia della nostra città e insieme un credente,  un aderente, appassionato e fiero della sua appartenenza all’AC. Ci lascia con un invito, un monito che sprona al coraggio di fare la propria parte, nella vita civile come in quella ecclesiale, nel grande e nel piccolo, sempre.