Tra canti, balli e preghiera si apre la Gmg di Cracovia

di Andrea Teofrasto

 
26 luglio 2016
Muovere dei corpi, muovere dei giovani come alla Gmg per incontrare l’altro significa poter vivere un esperienza preziosa che cambia lo sguardo, che apre alla contemplazione, che attiva nuove consapevolezze e partire dai sensi per intravedere il senso. Al Parco Blonia di Cracovia si è finalmente aperta la Giornata mondiale della Gioventù.
Canti e balli sotto la pioggia. Con i poncho colorati a esorcizzare il diluvio di una giornata grigia e il dolore che arriva dalla Francia per l’uccisione di padre Jacques Hamel. I giovani, provenienti da 187 diversi Paesi del mondo hanno invaso la Polonia. Tutti in attesa delle parole del cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia e storico segretario di Giovanni Paolo II per la messa di apertura ufficiale di questa XXXI Giornata mondiale della gioventù.
Il cardinale prende la parola per dare il benvenuto ai 500mila giovani che sono già arrivati in Polonia, li sprona alla speranza e all’impegno per la pace. «Parlate molte lingue», dice, «ma da oggi tutti useremo tra di noi il linguaggio del Vangelo. Il linguaggio dell’amore. Il linguaggio della fraternità, della solidarietà e della pace».
«Portiamo con noi -continua- la ricchezza delle nostre culture, tradizioni e lingue. Portiamo con noi le esperienze delle nostre Chiese locali. Veniamo da regioni del mondo dove la gente vive in pace, dove le famiglie sono comunità di amore e di vita e dove i giovani possono realizzare i loro sogni. Ma ci sono tra noi anche ragazzi di Paesi in cui la gente soffre a causa di conflitti e di guerre, in cui i bambini muoiono di fame, in cui i cristiani sono crudelmente perseguitati. Ci sono tra noi ragazzi provenienti da regioni del mondo dove ci sono violenze e cieco terrorismo, dove i governanti si arrogano diritti sugli uomini e sulle nazioni, facendosi guidare da ideologie folli».
Il cardinale chiede di affidare a Dio «in questi giorni le nostre cose, le paure e le speranze nostre. Incontrandoci con Gesù, sperimentiamo nello stesso tempo che tutti insieme formiamo una grande comunità, cioè la Chiesa, che oltrepassa i confini tracciati dagli uomini e che dividono le persone. Siamo tutti figli di Dio».