Santa Teresa di Calcutta, una Chiesa a servizio dei più poveri tra i poveri

Intervista con Sister Serena, a cura di Simona de Leo

​Domenica 4 settembre 2016, Papa Francesco canonizza la Beata Teresa di Calcutta (1910-1997). Intervista esclusiva alle Suore Missionarie della Carità (Roma) (Luce e Vita n.28 del 4 settembre 2016)

La canonizzazione di Madre Teresa è un evento significativo per tutti coloro che l'hanno amata e conosciuta, ma lo è in modo particolare per la vita della Chiesa e per la storia stessa della Madre. Può spiegarci perchè?
«I santi sono chiamati a rispondere alle particolari esigenze della Chiesa dei loro tempi, sono chiamati a ridarle quella vita­lità, quell'entusiasmo e quella gioia capaci di influenzare a fondo, a volte persino di sconvolgere il modo di pensare del mondo. In questa nostra società del be­nessere e del materialismo, dove sembra che la felicità possa esse­re raggiunta solo con il potere, la ricchezza e i piaceri, Madre Tere­sa esalta la povertà secondo il messaggio evangelico delle Bea­titudini. I più poveri tra i poveri sono i prediletti di Dio, i privile­giati, perchè in essi Gesù imprime con maggiore intensità la sua immagine. E questa realtà diventa ancora più evidente, quando Madre Teresa stessa si allinea all'ultimo posto tra i più poveri dei poveri. Essa è consapevole della sua nullità e, per questo, anche della sua pre­ziosità agli occhi di Dio. È consa­pevole che Dio ha preso a presti­to la sua debolezza, la sua pover­tà, la sua sofferenza, persino i suoi errori per mostrare ancora una volta al mondo intero la Sua on­nipotenza. Madre Teresa diventa così la vera icona dell'amore mi­sericordioso di Dio.
È necessario che la Chiesa di oggi riconosca se stessa come la Chiesa degli ultimi e che chiunque abbia un posto di autorità in essa si ponga al servizio degli ultimi.
Madre Teresa ha dato la sua vita perchè i poveri fossero riconosciuti come i predi­letti di Dio e potessero riacquistare la loro dignità di persone create per amare ed essere amate. Ogni onore o riconoscimen­to veniva da lei accettato sempre nel nome dei poveri. Ripeteva spesso: “i poveri sono grandi; 'i poveri sono la speranza; i poveri ci apriranno le porte del paradiso:La canonizzazione di Madre Teresa sigilla anche il suo successo in questo intento. I poveri sono realmente diventati i protago­nisti della nostra storia».
E per le missionarie della carità in tutto il mondo, cosa significa la santificazione di Madre Teresa, fondatrice dell'ordine?
«Per noi non è soltanto il riconoscimento ufficiale della santità della nostra fondatri­ce, ma anche la conferma della validità del suo carisma per la Chiesa di oggi. Essa ci invita ad approfondirlo, a svilupparlo, a scoprirne i più nascosti segreti. Sarà nostro dovere viverlo con maggior fedeltà e gioia e comunicarlo in modo concreto e reale al mondo intero».
Come si stanno preparando le suore della carità all'evento del 4 settembre?
«Dopo la scoperta dei suoi scritti, del suo diario e delle sue lettere, ora conosciamo molto di più la vita interiore della Madre e non cessiamo di meravigliarci di come la gioia che diffondeva fosse soltanto una pallida irradiazione di quella santità estre­mamente più profonda, quasi unica nel suo genere, volutamente tenuta nascosta agli occhi del mondo. Ad un livello puramente spirituale, ci stiamo preparando a questo evento, approfondendo la conoscenza, l'amore e la fedeltà al carisma che siamo state chiamate a condividere con Madre Teresa e, allo stesso tempo, cercando di dimostrare a Dio la nostra gratitudine per il prezioso dono della nostra vocazione. E poi c'è tutta un'organizzazione esteriore che coinvolge molte persone e che prevede veglie di preghiera, Sante Messe votive del Sacro Cuore, 'il primo amore di Madre Teresa; programmi culturali e musicali e… una festosa accoglienza a tante suore, fra­telli e sacerdoti del nostro ordine in arrivo da tutto il mondo».
Questo è l'anno giubilare della misericor­dia. Che cosa vuol dire per le suore della carità essere misericordiose?
«Essere misericordiose, per noi, significa, amare i poveri, così come Gesù stesso li ha amati. Lui si fece uomo e condivise la nostra condi­zione umana ad eccezione del peccato. Solo essendo un tutt'uno con noi, ci ha redenti. Più ancora che il termine 'misericordia', Madre Teresa usa frequentemente il termi­ne 'compassione: La misericordia è dare ai poveri con tutto il cuore. La compassione è soffrire insieme ai poveri. Misericordia è dare; compassione è darsi. La misericor­dia può essere un aiuto dato da chi più ha a chi più necessita. La com­passione è mettersi sullo stesso piano di chi soffre, al servizio di chi soffre: è Gesù che lava i piedi ai discepoli. La compassione porta Madre Teresa non solo ad identifi­carsi con i poveri, ma anche ad identificarsi con Gesù Crocifisso. Come Gesù prende su di sè il peso della nostra miseria, Madre Teresa prende su di sè il dolore di chi sof­fre fisicamente, psicologicamente e spiri­tualmente, e così la sua compassione di­venta salvifica. Noi dobbiamo condividere con i poveri la loro povertà materiale e spirituale. Queste sono le parole di Madre Teresa: “Tutta la desolazione dei poveri, non solo la loro povertà materiale, ma la loro miseria spirituale deve essere redenta, e noi dobbiamo avere parte in questo. Soltanto condividendo la sofferenza dei nostri poveri possiamo essere una sola cosa con loro, possiamo redimerli, cioè portare Dio nelle loro vite e portare loro a Dio”».
Madre Teresa era contraria all'amore “stagnante”. Come si può evitare che  l'amore ristagni in un momento storico in cui sembra che l'unico amore possibile sia quello verso se stessi?
«Madre Teresa ripeteva sempre che l'amore, per essere reale, deve esprimersi, deve tradursi in azione. Lei stessa era una don-na d'azione: non rimandava mai al domani quello che poteva essere fatto oggi. Diceva: “Ieri è ormai passato, il domani non è an-cora realtà. Abbiamo solo l'oggi per amare e servire': Quando contempliamo Gesù sulla croce, sappiamo quanto Dio ci ha amati. Quando contempliamo Gesù nel tabernacolo, sappiamo quanto Dio ci ama. Quando contempliamo Gesù nei poveri sappiamo quanto possiamo amarLo. E se veramente la nostra contemplazione della croce è stata sincera e onesta, se veramen-te ci siamo nutriti del Pane di Vita, non possiamo che dimenticare noi stessi e di-ventare un dono gratuito, diventare pane spezzato per gli altri. Non possiamo dare, se prima non abbiamo ricevuto. Non pos-siamo dare amore al nostro prossimo, se prima non abbiamo ricevuto quell'amore da Dio, nel silenzio del nostro cuore».
Le suore della carità sono presenti in diverse parti del mondo. A quali povertà è rivolto il vostro servizio? Chi sono i più poveri tra i poveri? Come viene accolto il vostro servizio e quali le difficoltà maggiori?
«A tutti i tipi di povertà, sia materiali che spirituali. Diamo il pane a chi ha fame e un tetto a chi non ha casa, e a chi si sente abbandonato e rifiutato la convinzione di “essere qualcuno”, di essere stato creato per amare e per essere amato. I più poveri tra i poveri sono tutti coloro che non hanno niente, che non hanno cibo, che non hanno casa, che non hanno lavoro, che non hanno istruzione, ma soprattutto coloro che non hanno nessuno, nessuno che li ami, nessuno che li ascolti, nessuno che li protegga, nessuno che li aiuti, nessuno che prenda le loro parti, nessuno che li difenda. Tra questi ultimi Madre Teresa inseriva spesso gli anziani e i bambini non ancora nati. Ciò che generalmente viene più ap-prezzato è il nostro rispetto per ogni cultura, religione, razza o casta, e anche il nostro vivere a fianco dei poveri, condividendo le loro difficoltà, la loro insicurezza, persino, a volte, il pericolo di vita in situa-zioni di guerra o di persecuzione religiosa. Dal momento che senza Gesù non possiamo vivere, la difficoltà più grande è quan-do ci viene a mancare l'aiuto spirituale di un sacerdote, in paesi in cui la loro presen-za è vietata».
Amare e servire cominciando da coloro che sono più vicini è forse una delle pratiche più difficili. Lo testimoniano le disgregazioni in famiglia, i litigi tra vicini, le invidie tra gli operatori nelle parrocchie. Come si può essere laici missionari nella quotidianità?
«Sì, la Madre sempre ripeteva che l'amore comincia in casa. Non è che sia più facile o più difficile amare i vicini o i lontani, l'importante è imparare ad amare veramente, e questo è possibile soltanto fissando il nostro sguardo su Gesù. Madre Teresa, un giorno, parlando ad alcune coppie sposate disse: “So quanto sia difficile a volte sorridersi l'un l'altro! Talvolta faccio fatica a sorridere a Gesù, perchè anche Lui può essere tanto esigente! Il segreto è sempre lo stesso: credere ferma-mente che la persona che ci sta di fronte è Gesù. “Qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l'avete fatta a me!” Gesù si nasconde sotto le sembianze sfi-gurate del povero. Gesù si nasconde sotto le sembianze sfigurate del genitore anziano, bisognoso di tanta attenzione e pazienza. Gesù si nasconde sotto le sembianze sfi-gurate del figlio che si droga. È Gesù che ha sete d'amore, ha sete di anime e chiede a noi di placare la sua sete. È la preghiera che ci dà la forza di fare questo. La Madre non si stancava di ripetere: “Riportate la preghiera nelle famiglie! La famiglia che prega unita, rimane unita”. Non dobbiamo pensare che recitare insieme il Rosario o pregare insieme prima e dopo i pasti sia `fuori moda'! Quando abbiamo il coraggio di prendere l'iniziativa e di testimoniare apertamente ciò in cui crediamo, diventia-mo laici missionari nella quotidianità».
Vuole congedarci con un pensiero di Madre Teresa?
«”La santità non è un lusso per pochi, ma un semplice dovere per me e per te… Lascia che Gesù ti usi senza consultarti… La gioia di amare è la gioia di dare fino a provarne dolore… così da fare della tua vita qualcosa di bello per Dio! … Che il Signore vi benedica!”».

Biografia di Madre Teresa
• 26/8/1910 Agnes Gonxhe Bojaxhiu nasce a Skopje (Macedonia)
• 24/5/1937 emette i voti perpetui tra le Suore di Loreto in Irlanda, chiamandosi Madre Teresa di Loreto
• 10/9/1946 Ispirazione mentre è in viaggio da Calcutta, “la chiamata nella chiamata”
• 7/10/1950 Fonda la congregazione delle Suore Missionarie della Carità, a Calcutta
• dicembre 1979 Premio Nobel per la Pace e, negli anni, riceve 124 onorificenze e il riconoscimento pontificio (1965).
• 1963-1981 Fonda diversi rami dell'Istituto
• 5/9/1997 Muore a Calcutta
• 13/9/1997 Funerali di Stato in India
• 19/10/2003 Beatificata da Giovanni Paolo II
• 4/9/2016 Canonizzata da Papa Francesco
• 5 settembre Festa liturgica della Santa Teresa di Calcutta

Il miracolo
«L'evento riguardò un uomo che incomin-ciò ad avere disturbi dell'equilibrio con vertigini, crisi convulsive e perdita di co-scienza. Una risonanza magnetica effet-tuata a maggio 2008 rivelò la presenza di una encefalo-mielite acuta. Nel mese di agosto la sua salute continuò a peggiora-re con una serie di complicazioni, compa-tibili con una diagnosi di ascessi cerebra-li multipli. A dicembre si manifestò un quadro clinico acuto. La TAC mostrò complicazioni che provocarono un idro-cefalo ostruttivo. Si decise di procedere con urgenza all'intervento chirurgico. Alle ore 18,10 del 9 dicembre il paziente fu portato in sala operatoria, ma non fu possibile effettuare la intubazione trache-ale per la anestesia, non si trovò un tubo di drenaggio della giusta misura, né fu trovato un Endoscopista per effettuare il drenaggio. Alle ore 18,40 il chirurgo, al suo rientro in sala operatoria, trovò il paziente “inspiegabilmente sveglio” e lo trasferì in terapia intensiva. La mattina del 10 dicembre, il paziente era sveglio, asinto-matico e orientato senza cefalea e con funzioni cognitive normali. Da settembre fino alla guarigione miracolosa avvenuta il 9 dicembre 2008, la moglie rivolse in-tense e continue preghiere a Madre Tere-sa. Ad ella si unirono i parenti, gli amici ed il parroco, pregando singolarmente o coralmente con profonda fede per l'inter-cessione della Beata. Il sanato ha ripreso la sua attività di ingegnere meccanico senza alcuna limitazione particolare. In più è da sottolineare che nonostante gli esami specifici palesassero uno stato di sterilità o di grave ipofertilità, a causa della intensa e prolungata terapia immu-nosoppressiva, la coppia ha avuto due figli sani nel 2009 e nel 2012».
Sister Serena