La Comunità CASA verso i 32 anni di istituzione

L'8 dicembre S. Messa presieduta dal Vescovo Domenico

Giovedì 8 dicembre, Solennità dell’Immacolata Concezione, la Comunità di Accoglienza, Solidarietà e Amicizia “don Tonino Bello” celebrerà il suo XXXII anniversario di fondazione. Nel ricordo sempre vivo del suo ideatore don Tonino, e di quanti hanno contribuito e sostenuto negli anni il suo progetto per il recupero degli ultimi, la comunità diocesana tutta è invitata a partecipare alla S. Messa celebrata dal vescovo, Mons. Domenico Cornacchia, alle ore 10,30 presso la sede della Comunità, sulla strada prov.le Ruvo-Calendano z.r., 153.

Un riflessione dell’attuale responsabile, don Francesco de Lucia:

«Nell’agosto del 1984 si delineava il progetto C.A.S.A.
Rispondendo alle domande di un cronista locale che lo interrogava sull’argomento, don Tonino Bello affermava che tale progetto “è nato dalla sofferenza della nostra incapacità. Quella di non saper dare un aiuto concreto ai tanti tossicodi-pendenti che chiedono una mano per uscire dal loro disagio”.
Dunque, da una criticità, la tossicodipendenza, che non si evidenzia solo in chi la vive e la porta, ma che coinvolge anche l’ambiente sociale, nasce, tuttavia, la volontà di dare risposte concrete al bisogno.
Don Tonino mise in moto non una macchina organizzativa, ma tante risorse umane che, condividendo competenze, passione e tante difficoltà, han dato vita a un’esperienza che continua nel tempo. Don Tonino era entusiasta perché nel gruppo promotore erano presenti credenti e laici, accomunati dalla volontà di andare incontro al prossimo: “Agli uni e agli altri chiedo la riscoperta della gratuità, della trasparenza e della donazione senza contraccambio”.
Ma non si nascondeva le difficoltà a cui si andava incontro: “Come andrà? Ce la faremo ad esprimere un servizio veramente qualificato? Avremo la tenuta giusta per non demoralizzarci? … Poi ci sono le difficoltà tecniche. Il volontariato, pur prezioso, non basta: bisognerà ricorrere alle professionalità di specialisti”.
Tutte cose che la vita della Comunità C.A.S.A. continua a sperimentare. Sicché vien facile ricordare ciò che a volte don Tonino ripeteva, riferendosi alle necessità costanti di una Comunità del genere, “da quelle riguardanti la specializzazione degli operatori, a quelle relative ai problemi logistici ed economici, di attrezzature, di impostazione del lavoro…Insomma, non mancano i motivi per intuire che ci stiamo mettendo in un bel guaio!”.
A don Tonino non piaceva certo mettersi nei guai. Ma quando si impegnò fortemente per l’istituzione della C.A.S.A. volle dare un ulteriore segnale alla Chiesa, perché prendesse decisamente la via del servizio all’uomo, dello spendersi per essere la “Chiesa del grembiule” e dare così nuovo slancio e credibilità all’annuncio del regno di Dio.
L’anno giubilare, appena concluso, deve poter continuare nelle opere di misericordia, anima di una fede viva e contagiosa. L’opera C.A.S.A. vive nel presente anche per ricordarci che la faticosa e, nel contempo, gioiosa esperienza di liberazione da dipendenze fa appello alla solidarietà umana e concreta, come segno della misericordia ricevuta e che siamo chiamati a condividere.
Del resto, don Tonino ci ricordava che tutti “siamo dipendenti e abbiamo bisogno di disintossicarci. La C.A.S.A. che sorge, più che le nostre tasche, vuole scomodare il nostro spirito. Più che sulla generosità di pochi, conta sulla conversione di tutti”.
Siamo qui a raccogliere questa eredità spirituale. Ci auguriamo che essa sia ancora nel cuore delle attenzioni di tutti i fedeli della nostra diocesi e degli amici che amano don Tonino, la cui santità risplende anche nel segno delle opere che ha ispirato.»

Pubblicata su Luce e Vita n.41 del 4 dicembre 2016
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