25^ Giornata di preghiera per i Missionari Martiri. La preghiera in Diocesi

24 marzo XXV Giornata di preghiera e digiuno per i Missionari Martiri che ha come tema: Non abbiate paura!
Circa 90.000 i cristiani uccisi per la loro fede nel 2016, cioè uno ogni 6 minuti, e tra 500 e 600 milioni i cristiani che non possono professarsi in modo totalmente libero. Gli operatori pastorali (missionari laici e religiosi) sono stati 29.
L’ufficio missionario diocesano promuove tre appuntamenti di preghiera:
 
  1. lunedì 20 marzo, ore 18, Concattedrale di Terlizzi;
  2. mercoledì 22 marzo, ore 17, Chiesa di san Giacomo, Ruvo di Puglia.
  3. giovedì 23 marzo, ore 18.30, Cattedrale, Molfetta.
 
Su Luce e Vita di domenica 19 marzo una riflessione del direttore don Vito Marino che riportiamo
 
Il tema di questa 25ma Giornata di preghiera e digiuno prende spunto da alcune frasi del Vangelo e si riferisce alle apparizioni di Gesù agli apostoli dopo la Resurrezione. Ma l’espressione riportata dall’Evangelista Luca “Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla” (12,4) ,riguarda la persecuzione dei discepoli.
Gesù invita i suoi ad andare come pecore in mezzo ai lupi e di non avere paura per questo. Essere in mezzo ai lupi mette paura, ma le condizioni con le quali Gesù chiede ai suoi discepoli di viaggiare non lasciano l’ultima parola ad essa. Egli chiede ai suoi di non portare con sé nulla e di essere ospitati in casa della gente. Ciò che Gesù vuol dire ai suoi è che non devono temere di trovare solo nemici durante il loro cammino, non devono pre-giudicare l’incontro con l’altro senza osare. È come se dicesse ad ognuno di noi: “Ti mando come pecora in mezzo ai lupi, però tranquillo che uno buono lo trovi, che anche i lupi possono convertirsi. Non avere paura.”
La testimonianza dei martiri porta con sè anche la conversione di chi perseguita. Pensate a Paolo di Tarso, ai cui piedi, misero i mantelli coloro che lapidavano Stefano.
Il 25 agosto 1996 Giovanni Paolo II rilevò: “In duemila anni di storia ai cristiani è stata chiesta non poche volte la prova suprema del martirio. Restano vivi nella memoria soprattutto i martiri della prima era cristiana. Ma anche nei secoli successivi sono molti coloro che in diverse circostanze hanno versato il sangue per Cristo, tanto in oriente, quanto in occidente. La divisione che purtroppo è intervenuta tra le Chiese non rende meno prezioso il loro sacrificio. Ai martiri si rivolge con particolare intensità la venerazione del popolo di Dio che in essi vede rappresentata dal vivo la passione di Cristo. Il sangue dei martiri, diceva Tertulliano, è seme di nuovi cristiani. Esso è anche linfa di unità per la Chiesa, mistico corpo del Cristo. Se al termine del secondo millennio essa è diventata nuovamente Chiesa di martiri, possiamo sperare che la loro testimonianza, raccolta con cura nei nuovi martirologi, e soprattutto la loro intercessione affrettino il tempo della piena comunione tra i cristiani di tutte le confessioni e in special modo tra le venerate Chiese Ortodosse e la Sede Apostolica”.
Mi piace ricordare l’espressione del Centurione sotto la Croce di Gesù: “Veramente costui era il Figlio di Dio”. E il martire sa che questa cosa può succedere ancora, ecco perché non molla, ecco perché non scappa, ecco perché offre la propria vita ad esempio del suo e nostro maestro Gesù.
Ricordo ancora il caso dell’arcivescovo Romero: era disposto a dare la sua vita per il suo popolo. Una volta alcuni sacerdoti del Salvador, che l’hanno conosciuto bene, hanno riferito che spesso, dopo l’omelia che teneva sempre la domenica, lui diceva: “Che cosa ho detto oggi che vi ha fatto spaventare?”. “Ah, monsignore, ha detto questo e questo”. E lui rispondeva: “Ma io non pensavo di dirlo. Credo che sia stato lo Spirito Santo che mi ha spinto a dire queste cose”. Poi aggiungeva: “Adesso ho paura di quello che ho detto, ma quando l’ho detto non ho avuto paura”. Credo che il martirio sia un segno dei valori trascendenti, di un’azione di Dio che va al di là delle capacità umane e che va anche al di là delle strategie umane. E per questo forse alle volte il martirio diventa confuso, non per il fatto stesso del martirio, ma per le circostanze. E ritengo che questo accade nel caso dell’arcivescovo Romero.
E il 24 marzo 1980 Oscar Romero, proprio nel momento in cui sta elevando il Calice nell’Eucarestia, viene assassinato. Le sue ultime parole sono ancora per la giustizia: “In questo Calice il vino diventa sangue che è stato il prezzo della salvezza. Possa questo sacrificio di Cristo darci il coraggio di offrire il nostro corpo ed il nostro sangue per la giustizia e la pace del nostro popolo. Questo momento di preghiera ci trovi saldamente uniti nella fede e nella speranza”. Da quel giorno la gente lo chiama, lo prega, lo invoca come San Romero d’America.
La data del 24 marzo venne scelta 25 anni fa per ricordare Mons. Romero e tutti i missionari che hanno dato la vita per il Vangelo.
I martiri, ha detto Papa Francesco, “sono uomini e donne di tutti i giorni: oggi, il giorno di Pasqua (2016, ndr), appena tre settimane fa… Quei cristiani che festeggiavano la Pasqua nel Pakistan sono stati martirizzati proprio perché festeggiavano il Cristo Risorto”, ha detto ricordando quelle settantadue persone, per lo più donne e bambini della minoranza cristiana, che sono state uccise in un attentato terroristico rivendicato dai talebani compiuto nel parco pubblico Gulshan-e-Iqbal Park di Lahore.
Martiri, però, sono anche le vittime di quella “persecuzione – io direi un po’ ironicamente – ‘educata’. È quando viene perseguitato l’uomo non per confessare il nome di Cristo, ma per voler avere e manifestare i valori di Figlio di Dio. – ha aggiunto Francesco – È una persecuzione contro Dio Creatore nella persona dei suoi figli! E così vediamo tutti i giorni che le potenze fanno leggi che obbligano ad andare su questa strada e una nazione che non segue queste leggi moderne, colte, o almeno che non vuole averle nella sua legislazione, viene accusata, viene perseguitata educatamente. È la persecuzione che toglie all’uomo la libertà, anche della obiezione di coscienza!”.
“E quando le potenze vogliono imporre atteggiamenti, leggi contro la dignità del Figlio di Dio, perseguitano questi e vanno contro il Dio Creatore” – ha dunque concluso Papa Francesco invitando i fedeli presenti a stare attenti a non “cadere nello spirito del mondo”, come ha detto lo stesso Gesù, “State attenti! Ma andate avanti, Io sarò con voi”.