La Comunità cittadina di Ruvo di Puglia si raduna, come è tradizione, per vivere la festa patronale dell'Ottavario del Corpus Domini, domenica 25 giugno. La Santa Messa, concelebrata dai sacerdoti della città e presieduta dal Vescovo Mons. Domenico Cornacchia, avrà inizio alle ore 18,00 nella Concattedrale; seguirà la solenne processione eucaristica lungo il corso principale della città cui prenderanno parte tutte le parrocchie, associazioni ecclesiali, confraternite, fedeli. Lungo il percorso le benedizioni eucaristiche.
La festa principale della città, che secondo la leggenda si originò dall'episodio di irriverenza di un Conte ruvese dinanzi all'eucaristia portata in processione dal Vescovo nel giorno del Corpus Domini, pone al centro della fede il mistero che rende Dio più vicino, fisicamente, all'uomo, nei segni del pane e del vino. Non statue nè immagini, ma sostanza!
La festa, la fiera, le luci, i colori, la musica… che giustamente esaltano il momento, non devono distrarre dal mistero al quale diamo testimonianza incedendo lungo le strade della città.
É stato osservato da più parti, a ragione, che negli ultimi anni la processione del Corpus Domini, nella domenica propria dell'anno liturgico, risulta quasi un evento parrocchiale e non cittadino come avveniva in un passato non molto lontano. Infatti in contemporanea si celebra la messa nelle altre parrocchie e di conseguenza non ci sono altri sacerdoti e comunità parrocchiali a rendere omaggio. Nemmeno rappresentanti istituzionali. Mentre per quella dell'Ottavario giustamente si chiudono le parrocchie per convergere in Concattedrale. É una riflessione da fare, per trovare una semplice organizzazione che manifesti la medesima devozione e comunione nei due momenti.
Riportiamo la meditazione sul Corpus Domini scritta per Luce e Vita da don Giovanni de Nicolo.
«Colui che mangia di me vivrà per me» (6,57). Il Corpus Domini è la più solenne delle feste durante l’anno. Fu istituita da Urbano IV nel 1264, per celebrare alcuni eventi prodigiosi relativi all’Eucaristia e con l’intento di estendere il grande mistero del Giovedì santo. Il giorno proprio di questa festa è infatti il giovedì dopo la domenica della SS. Trinità. Lo Spirito Santo fa comprendere sempre meglio il mistero di Gesù, che nell’Eucaristia «presentifica» (D. Migliorini) nel tempo la sua offerta sulla croce. Il carattere festoso è motivato dal fatto che Cristo, come un eroe, è tornato vivo dalla battaglia e ci ha preso con sé nella gloria. È la festa del Signore presente, che cammina con la Chiesa che esulta e gioisce. Nel vangelo di Giovanni leggiamo le parole di Gesù sul pane di vita: «Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno» (6,51). Gli effetti del nutrirsi di Cristo sono: avere la vita eterna, rimanere noi in lui e lui in noi, vivere per lui, vivere in eterno. Assimilando la sua vita, ne otteniamo i frutti. Il Verbo di Dio si adatta alle necessità di alimentazione spirituale di ciascuno. Gesù, che si definisce «pane vivo disceso dal cielo» (Gv 6,51), è il Verbo in cui era la vita e che si è fatto carne. In realtà è sempre una duplice mensa che prepara per noi Cristo Signore: la sua Parola e il suo corpo. La devozione eucaristica, che invita a fare compagnia a Gesù e a tenerlo vicino, dimentica a volte che egli è esposto anzitutto come alimento da mangiare. Unirsi a Cristo per la maggior parte dei cristiani nel mondo è credere alla sua Parola: «Chi crede ha la vita eterna» (6,47). Fare la comunione non sostituisce questa fede. Non è un rito magico che funziona automaticamente. Perché allora l’Eucaristia? Per far sì che i suoi pensieri divengano i nostri pensieri, le sue parole le nostre parole, per non vivere più noi, ma Cristo in noi (cfr. Gal 2,20). Cantiamo nella sequenza attribuita a san Tommaso d’Aquino Lauda Sion: «Pane vivo, che dà vita, questo è tema del tuo canto, oggetto della lode».
L.S.