Accolgo non senza fatica l’invito di Luce e Vita a raccontare la mia esperienza sacerdotale in ricorrenza del 25° anniversario dell’Ordinazione Sacerdotale. Il vero protagonista e la persona da festeggiare è il Signore. È Lui che il 26 giugno di 25 anni fa nella Cattedrale di Molfetta, per le mani del Servo di Dio S.E. Mons. Antonio Bello, ha avuto la bontà di chiamarmi a servirLo nella Sua Chiesa attraverso l’esercizio del ministero sacerdotale.
Ricordo con intima gioia quella liturgia intensa e toccante, coinvolgente e partecipata, e ringrazio con commozione il Popolo Santo di Dio che si stringeva attorno a me all’altare e soprattutto al mio cuore.
Ciò per cui davvero dobbiamo fare festa è quindi la fedeltà del Signore che ha saputo fare della mia pochezza umana uno strumento prezioso nelle Sue mani per l’annuncio del Vangelo e per l’amministrazione della Misericordia Divina nei confronti di tanti fratelli e sorelle. Da parte mia c’è stata solo una disponibilità a lasciarmi plasmare e condurre, non senza resistenze e incertezze, ma il Signore è stato sempre più forte e ha saputo ogni volta sedurmi con la bellezza della Sua proposta e incoraggiarmi con il sostegno della Sua grazia. E oggi, dopo 25 anni di intensa vita sacerdotale, posso solo esprimere tutta la mia immensa gratitudine al Signore e alla Chiesa.
Quando si celebra un anniversario significativo come questo, riaffiorano immagini, sensazioni, memorie di quei momenti storici: la sera prima dell’Ordinazione faticavo a prendere sonno e le ore della notte sembravano un’eternita, ma un grande senso di gioia pervadeva il mio animo! In questi giorni rivivo quegli intensi momenti di preparazione che mi portarono allora a vivere l’evento più bello, importante e decisivo della mia vita. Rivivo le medesime emozioni anche se molti volti mancano… 25 anni fa c’erano tante persone che oggi non ci sono più! Ma nella comunione dei Santi e nella nostra fede sappiamo che questi nostri cari sono sempre vivi, sono qui con noi, celebrano anche loro la festa in paradiso. Ringrazio il Signore che mi concede di celebrare insieme con voi questa ricorrenza e invito anche voi a ringraziare il Signore per il grande dono del Sacerdozio che Egli, nella Sua misericordia, ha voluto fare alla mia povera persona per essere al vostro servizio, per spezzare con voi il Pane della vita, per donarvi il perdono di Dio.
Durante gli anni del mio ministero il Signore mi ha invitato a servire il popolo di Dio in Suo nome in tanti luoghi, ma ricordo con particolare intima sofferenza e gioia insieme, gli anni trascorsi presso la C.A.S.A. “Don Tonino Bello” a Ruvo. Lì ho potuto sperimentare la parte più dolorosa e bella del mio ministero: la lavanda dei piedi, cioè il chinarmi sui poveri, sugli ultimi, sui tossicodipendenti, persone rifiutate dalla società e che nessuno vuole! Persone “povere” perché prive di tutto: amore, amicizia, fratellanza, condivisione…!
Voglio imitare ancora Gesù, Lui che ci ha dato l’esempio di lavare i piedi ai Suoi Apostoli. Voglio imitare l’Evangelista Giovanni, il discepolo che Gesù amava: quel Giovanni che poggia con dolce abbandono la sua testa sul petto di Gesù per poter cogliere i battiti del Suo cuore. Mettere le mie orecchie sul cuore della gente, sentire il battito del loro cuore, le loro ansie, le loro gioie, le loro aspirazioni.
L’icona di Giovanni che reclina e poggia fiducioso il capo sul cuore di Gesù mi accompagna dal giorno della mia Ordinazione Sacerdotale. Voglio, con la ricchezza esperienziale dei miei 25 anni di sacerdozio, amare e servire sempre più come il Signore mi chiede di amare e servire.
Lo ringrazio per tutte le persone che Egli mi ha fatto incontrare; ringrazio e benedico il Signore per tutti i miei parenti, in primis il mio amato papà; ringrazio il Signore per i miei formatori, coloro che mi hanno amorevolmente seguito e formato negli anni della preparazione, in modo particolare S.E. Mons. Agostino Superbo, sempre pronto ad illuminarmi nei momenti bui della vita dell’uomo-sacerdote con parole paterne, con consigli forti e fraterni.
Ringrazio il Signore per aver incontrato S.E. Mons. Felice di Molfetta che, prima come professore, poi come parroco e amico, mi ha accompagnato e nel tempo ancora mi arricchisce nel difficile percorso ministeriale con saggezza e lungimirante discernimento. Accanto a questi grandi sacerdoti, tanti altri confratelli hanno dato un valido aiuto alla mia formazione. Con gratitudine e affetto porto tutti nel cuore, anche quei sacerdoti che non ci sono più, ma ancora vivono nei ricordi e nella preghiera.
Diceva San Filippo Neri: “Signore tienimi sempre la mano sullla mia testa, che la mattina possa uscire padre Filippo e possa tornare solo Filippo”. Si, perché se il Signore non mette la sua mano sul nostro capo, a sbandare ci vuole poco! Il Signore ha mantenuto la sua mano sulla mia testa conducendomi con sicurezza attraverso strade spesso difficili e talvolta ben lontane dai miei umani e prevedibili desideri. Gioiosamente, affermo, con le parole di San Paolo: “Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato la forza, tutto posso a colui che mi da la forza.
Questo è il motto che ho fatto mio quando sono diventato sacerdote e che si è fatto realtà nella mia vita. So con certezza che il Signore mi è sempre accanto, non mi lascerà mai solo in quello che sarà il mio impegno futuro: servire con amore la comunità. Essere, cioè, servo del gregge del Signore.
Chiedo e domando a tutti voi laici, religiosi e sacerdoti, la vostra preghiera quotidiana per me, sulla quale conto moltissimo!
don Giuseppe Pischetti
(© Luce e Vita n.26 del 25 giugno 2017)