Il seme gettato in riva al mare crescerà sulla terra buona.

Giulio Cesare avrebbe detto che il dado è tratto, ma a noi piace contrapporre a questa frase ormai proverbiale un’immagine di pace, quella del seme che, gettato in riva al mare, crescerà sulla terra buona.

Dopo un saluto in papamobile ai fedeli, il Pontefice riprenderà a breve il viaggio di ritorno verso la sua dimora abituale, mentre l’eco dei cori e della musica si spegne lentamente. I fedeli si attardano, per gustare ancora le ultime battute di questa grande festa, iniziata alle prime ore dell’alba, in onore di don Tonino. Il clima è talmente gioioso che alcuni bambini poco fa avevano trasformato l’altare in un dolcissimo parco giochi.

Tanti momenti indimenticabili ci sono stati regalati dall’arrivo di Sua Santità. Vederlo arrivare e attraversare il borgo sulla papamobile, salutando emozionato la folla emozionata. Tra le mani il pastorale in legno di ulivo che fu di don Tonino, con inciso quel motto bellissimo, ch’è un inno alla gioia e all’umiltà. Sentirlo parlare, con voce flebile e forte allo stesso tempo, del significato profondo dell’Eucaristia. Vedere il Santo Padre compiere un gesto di estrema tenerezza, nel deporre tra le mani del simulacro della Madonna dei Martiri, rosa di tutte le rose, una rosa d’oro, che i frati minori hanno voluto ricavare fondendo alcuni ex voto. Udire risuonare ancora una volta, in presenza del Santo Padre, il canto dell’Ala di riserva, preghiera di don Tonino musicata da Felice Spaccavento, note che ci commuovono oggi come allora.

Come quel venti aprile, le pagine delle Scritture continuano a farsi sfogliare dal vento della parola del Vangelo, che – come quello dello Spirito, ha detto una volta papa Francesco – “soffia dove vuole”.

Grazie, Santità.