Trigesimo di mons. Vincenzo Pellicani

10 luglio 2019

Il 10 luglio prossimo avrebbe festeggiato i 70 anni di sacerdozio; sarà invece celebrato il trigesimo della dipartita di mons. Vincenzo Pellicani, sacerdote ruvese. La S. Messa sarà presieduta da S.E. Mons. Felice di Molfetta, vescovo emerito di Cerignola-Ascoli Satriano, alle ore 19,15 presso la parrocchia San Domenico, in Ruvo. Anche altre comunità parrocchiali hanno ricordato e ricorderanno don Vincenzo:
• 8 luglio, ore 9,00, Centro Eucaristico della
Chiesa San Giacomo (C.so Carafa)
• 8 luglio, ore 19,00 parr. S.Michele Arcangelo
• 18 luglio, ore 19,30 parr. San Giacomo.

E proprio della parrocchia S.Giacomo riproponiamo il ringraziamento del presidente parrocchiale di AC, Beppe Sorice, pubblicato sul sito parrocchiale.

Per sempre grazie don Vincenzo

Da qualche giorno don Vincenzo ci ha lasciati. Agli occhi e nei cuori di chi l’ha conosciuto sembra esserci un po’ lo stesso senso di vuoto delle persone care che non ci sono più. Ma in realtà non è così. Forse quel vuoto, fisico intendo, è stato sicuramente peggiore dopo il ricovero presso la Casa di Riposo di Molfetta, quando non lo si è visto più in giro con la sua auto grigia spostarsi verso la Comunità Casa o non incontrarlo casualmente per le strade intorno a San Giacomo.

Se da un lato il cuore si intristisce, la mente rielabora e ritrova episodi, fatti, storie, aneddoti, discorsi, frammenti di alcune stagioni della vita vissuta insieme, stagioni apparentemente lontane. Perché lontane solo apparentemente? Perché quel senso di vuoto è solo materiale? Perché, chi ha camminato con lui nei momenti speciali della vita e nei momenti fondanti, quelli delle scelte importanti, sente in sé i suoi discorsi, i suoi insegnamenti come propri, ormai assimilati nel proprio vissuto di donna e di uomo, nella storia della propria fede ed anche nel proprio background culturale.

Il grazie, in qualche modo, abbiamo potuto ripeterlo sussurrandolo negli ultimi istanti della sua vita, in una notte stellata e già estiva che ci ricordava le tante sere trascorse intorno al fuoco e sotto le stelle, dalle Murge agli Appennini.
Possiamo dirci, senza ombra di dubbio, che l’insegnamento di quest’uomo è stato esemplare, sia nella dimensione spirituale e sacerdotale che in quella umana. Come tutti sanno, il suo ministero si è contraddistinto per bontà, generosità, umiltà e discrezione. L’ha dimostrata nei vari incarichi pastorali e soprattutto nelle relazioni stabilite con tutti. Sicuramente, il servizio presso la nostra comunità parrocchiale, è stato quello più lungo e più impegnativo, maturato tra gli inizi degli anni 70 e fin quasi la fine degli anni 90, rendendosi disponibile sempre alle esigenze della Chiesa locale, condividendo da subito il progetto di don Tonino, circa l’allargamento del territorio e il trasferimento del titolo parrocchiale.

Nelle comunità parrocchiali, ha sempre privilegiato il rapporto con i laici, lui prete ordinato prima del Concilio, che ha di fatto stimolato a prendere parte all’edificazione della comunità, non relegandoli a ruoli subalterni e di semplice collaborazione. Per quei laici ha sempre visto fondante, fondamentale e formativa, l’esperienza associativa dell’Azione Cattolica, senza la quale diceva “mancherebbe il respiro alla Chiesa” e che “è l’unica associazione citata negli atti del Concilio”. Quei laici, formati in AC, dovevano però prendere parte alla costruzione della città dell’uomo e che aiutava nel saper leggere, con spirito critico, il contesto socio culturale.

Memorabili le serate e le giornate di campo scuola in cui ripercorreva, giornali dell’epoca alla mano, il proprio impegno politico e civile negli anni delle prime votazioni libere post seconda guerra mondiale. La lettura con i giovanissimi e i giovani di articoli di giornale sulla realtà italiana degli anni 70 e 80, stimolando il pensiero politico rivolto al bene comune partendo anche dall’esempio di persone come La Pira, Moro ed altri.
E poi, la comunità che vive e sta insieme con l’obiettivo di formarsi e crescere, fare gruppo, unendo anche le generazioni. Idee e sperimentazioni di Don Vincenzo, come la formazione congiunta “genitori – figli”, una serie di incontri a viso aperto tra i giovanissimi a i genitori per parlare, partendo dalla fede, delle storie, dell’educazione, delle speranze e delle attese degli uni nei confronti degli altri. Insomma, queste vicende raccontate e tante altre ancora fanno sì che ciascuno porti per sempre con sé, non solo il ricordo di quei momenti ma senta proprio l’essenza di quel momento e di quella esperienza. Proprio come l’esperienza che don Vincenzo condivide con gli abitanti del nuovo territorio di San Giacomo.
Nell’ editoriale il sogno di Gesù del 4 ottobre 1992 del numero 1° del giornale parrocchiale Noi_Comunità (clicca sul link per leggere), accanto alla copia del manoscritto di don Tonino, Don Vincenzo partendo da un episodio accaduto nell’agosto del 1987 durante un campo scuola di Azione Cattolica, illustra con quale spirito bisognava iniziare a vivere nella nuova comunità, in considerazione del fatto che non vi erano strutture e spazi adeguati. La sede iniziale era infatti il Santuario della Madonna delle Grazie.

Per la comunità, per la nostdonvincenzo2ra comunità, per chi non c’era e non ha avuto modo di conoscerlo o per chi non ricorda semplicemente perché il tempo è passato, l’invito è a leggerlo, per ripercorrere quegli anni e riflettere sulla sua idea di pastorale, sulla sobrietà, sull’essenzialità, sull’apertura agli altri, su una certa idea di Chiesa. Chiude con l’invito ai laici e preannunzia l’istituzione del Consiglio Pastorale e degli Affari Economici, organismi a cui dava l’importanza dovuta, proprio per quel ruolo di corresponsabilità tra fedeli laici e Chiesa.

Per sempre grazie Don Vincenzo!