Luce e Vita - Sovvenire

Preti di periferia, non periferici l’esperienza di don Pinuccio

14 novembre 2021

L’abbiamo imparato che le periferie non sono solo quelle urbane o geografiche, ma questo non riduce le difficoltà di fare pastorale nelle zone più estreme delle città.
Don Pinuccio Magarelli è parroco della S. Famiglia da settembre 2012, nella zona a ponente di Molfetta, che comprende anche residenze più popolari. Si tratta di un quartiere composto da abitazioni condominiali di per sé distanti dalla parrocchia, riunite in complessi o condomìni, come fossero micro-mondi, tanto che sono nati due comitati di quartiere: “Comparto 15”, costituitosi nello scorso lockdown e comprendente i nuovi insediamenti, e “S. Famiglia” (precedentemente nominato “Arbusto”; il cambio di nome indica, fa notare don Pinuccio, un mutato approccio verso la parrocchia).
Degli esordi del suo cammino sacerdotale, quando don Pinuccio teneva i primi incontri con giovani all’esterno della nascente parrocchia S. Pio X in stile missionario, perché non c’erano ancora spazi disponibili, resta oggi il carattere missionario della sua pastorale, aperto al quartiere, alle esigenze esplicite e a quelle da intercettare. Quando è arrivato presso la S. Famiglia, si è trovato di fronte a una comunità un po’ chiusa in se stessa e con i gruppi poco connessi tra loro. Così ha cercato di creare una “famiglia di famiglie”, dando più fiducia ai parrocchiani e prendendosi cura della loro crescita spirituale. Ha tentato di favorire la comunicazione e la comunione tra i gruppi, partendo dai rapporti interpersonali per provare a raggiungere anche una comunione di intenti e programmi, senza trascurare o eliminare le particolarità e le specificità di ogni gruppo associativo.
«La parrocchia è come un giardino con tante aiuole, tutte diverse, e insieme danno bellezza al giardino stesso. Nella Chiesa ci sono tanti carismi, però il Cristo è uno solo».
Territorialmente la parrocchia della S. Famiglia sta cambiando volto, anche da un punto di vista sociale, perché si stanno stabilendo famiglie giovani con uno sguardo socio-culturale più attento.
Il quartiere non è omogeneo, sia in senso urbanistico che sociale. Una volta al mese la parrocchia si impegna nella distribuzione dei pacchi alimentari a circa cinquanta famiglie, anche se «le vere povertà sono quelle nascoste» afferma consapevolmente don Pinuccio. Nel corso di questi nove anni, è maturata anche una spinta caritatevole importante. Infatti, durante il primo lockdown, il comitato di quartiere “Comparto 15”, ha chiesto a don Pinuccio di benedire il quartiere (non potendo effettuare come sempre la benedizione delle case) e i condomini si sono impegnati in una raccolta alimentare, destinata alla parrocchia, alla Caritas e al Social Market.
«Le persone che vengono scelgono di farlo» ribadisce don Pinuccio, che con il suo servizio sacerdotale cerca di farsi presente attraverso un contatto personale con gli abitanti del quartiere, laddove possibile, e iniziative di prossimità e coinvolgimento territoriale. Con questo intento, nasce l’idea, portata avanti da tempo, del rosario missionario nei condomìni, l’ultimo giovedì del mese, i momenti di preghiera mariani a maggio, le raccolte alimentari presso i supermercati, la piantumazione di alberi d’ulivo (simbolo di pace) nelle aiuole abbandonate, in occasione della Giornata della Vita, in continuità con il “mese della pace” che vivono i ragazzi di Ac. E poi, l’animazione per strada con la “Christmas band” nel periodo natalizio, la consegna di messaggi per Natale alle famiglie da parte degli acierrini e iniziative in sintonia con i comitati di quartiere, gli interventi di pulizia nel quartiere e le proposte specifiche rivolte ai giovani. Coinvolgerli (in generale) non è semplice, in una parrocchia periferica ancora di più. Inoltre la maggior parte dei giovani del quartiere, dopo la scuola, cerca lavoro sia per esigenze familiari che per volontà personale, in pochi proseguono gli studi e lo stare in parrocchia è sempre più diradato. Tuttavia alcuni partecipano con convinzione ai percorsi di formazione e prestano servizio educativo.
Il rammarico più grande di don Pinuccio è la quasi totale assenza delle istituzioni. Il quartiere ha difficoltà logistiche considerevoli: occorrerebbe illuminare maggiormente la zona, così da renderla più vivibile e sicura, anche dopo la chiusura della parrocchia in serata, riparare le strade, costruire una rotonda per evitare incidenti. Al tempo stesso, sarebbe auspicabile anche una maggiore attenzione pastorale, per vivere concretamente quel cammino sinodale che a partire da quest’anno caratterizzerà la Chiesa e per sentirsi convolti e accompagnati in un percorso comune.

Susanna M. de Candia

Pubbliredazionele pubblicato su Luce e Vita n°37 del 14 novembre 2021