Chiesa locale

Omelia nella Solennità del Corpus Domini, Cattedrale 19 giugno 2022

Eucaristia è il segno  per eccellenza dell’amore di Cristo per l’umanità

La festa del Corpus Domini richiama fortemente la messa in Coena Domini, del Giovedì Santo, la giornata della prima eucaristia.

San Paolo dice: “Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, noi rinnoviamo questo patto d’amore (Cf 1Cor 11, 26). In realtà è il Signore che lo rinnova e noi, con Lui. Riviviamo insieme stasera, l’Eucaristia, il sacramento d’amore con il quale Dio, ci rende un cuor solo e un’anima sola.

 

Nella messa in Coena Domini, si legge sempre il racconto della lavanda dei piedi dell’evangelista Giovanni (Gv 13, 1ss.), come chiave di lettura del sacramento di comunione. Dopo  la lavanda dei piedi, Gesù non dice di lavare i suoi piedi, ma quelli del prossimo e, in maniera reciproca. L’Eucaristia è il segno  per eccellenza dell’amore di Cristo per l’umanità. Oggi, l’evangelista Luca ci riferisce che il Signore prese a parlare alle folle del regno di Dio e, a guarire quanti avevano bisogno di cure (Lc 9, 11ss). Vale a dire che il Signore non è solo uno che parla, ma soprattutto è uno che agisce, si prende cura, che ha com-passione dell’intera umanità!

Da ciò si comprende quanto l’Evangelista Giovanni afferma che: “Nessuno può dire di amare Dio che non vede, se non ama il prossimo che vede” (Cf 1Gv 4, 20). 

 

Carissimi, siamo tutti invitati a rendere visibile l‘invisibile, a condividere con chi è a noi vicino e lontano, ciò che siamo e ciò che abbiamo. Il brano del vangelo ascoltato, riferisce che i discepoli, dinanzi al bisogno di provvedere al sostentamento della folla, si vedono impreparati e, credono di risolvere il problema, congedando la folla stessa, liberandosi di essa. Noi, forse, avremmo fatto lo stesso. Gesù invece, prende a cuore la situazione e, anziché mandare indietro la folla, la fa mettere a sedere, per offrirsi in pane di vita. Egli, pur potendo fare un miracolo da solo, senza l’aiuto di nessuno, chiede invece, la collaborazione dei suoi discepoli, i quali dicono con infantile ingenuità: abbiamo soltanto cinque pani e due pesci, come si potrà sfamare una folla così numerosa? Il poco però, dato con gioia e soprattutto, per le mani del Signore, si moltiplica sempre. Comunione sì,  è divisione, ma soprattutto è moltiplicazione. Bisogna dare visibilità ai nostri sentimenti di comunione.

 

Siamo membra del medesimo corpo, di cui Cristo è capo, il cui sangue scorre nelle nostre vene. Pertanto, essere uniti a Cristo è anche essere uniti tra noi.Un autore del VI secolo dice: “Celebrate questo giorno, come membra dell’unico corpo di Cristo. Infatti non lo celebrate inutilmente se voi sarete quello che celebrate” (Ufficio delle Letture, vigilia di Pentecoste).

Ecco perché non possiamo non condividere. Impegniamoci a vivere la fraternità più bella e più autentica, ogni giorno, sia che stiamo insieme, sia che siamo da soli. Sforziamoci nel rinsaldare sempre i tentativi di scissione da Cristo e tra di noi.

Teniamo sempre a mente quanto, subito dopo la consacrazione, il sacerdote pronuncia: “A noi che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo, in Cristo, un solo corpo e un solo spirito”. Il verbo divenire dice continuità.

 

Il cammino sinodale che abbiamo iniziato ci richiama con opportunità il tema della comunione e della necessità di prenderci cura gli uni degli altri. Il Vangelo, deve coniugarsi con la fraternità trasparente, l’ascolto reciproco e il servizio gratuito. Non dimentichiamo che Gesù anche a noi, rivolge il suo monito: Voi stessi date loro da mangiare” (Lc 9, 13 ). Gesù si rivolge ai suoi discepoli, come gruppo e Comunità e, non dice: date qualcosa che vi è avanzato o che avete in più, ma: fate sì che voi stessi siate alimento, sostegno, ossigeno per chi vi sta accanto!

 

Davvero, il Vangelo sia la nostra bussola, specie in questo tempo in cui si rischia di navigare a vista. Un bellissimo esempio di vero cristiano è il novello santo, Fratel Charles de Foucauld, di cui si diceva che: trovava Colui che il suo cuore amava, Gesù, sotto il segno del povero. Questo gigante contemplativo dell’Eucaristia impose a se stesso un soprannome: voleva farsi chiamare fratello universale”. Uniti a Cristo, dobbiamo esserlo anche tra noi!

 

Quest’anno, ci rimettiamo in processione, in compagnia di Gesù, con spirito di fiduciosa preghiera, mettendo da parte ogni sentimento di esibizionismo e di ostentazione. Sentiamoci autentici innamorati di Cristo, sempre pronti a tirar fuori dalla nostra bisaccia il poco che siamo e che abbiamo, certi che la sua forza divina lo moltiplicherà per il bene di tutti.

 

Sono molti coloro che hanno  riconosciuto Gesù allo spezzare il pane. Noi pure siamo chiamati con sollecitudine, ad andare a spezzare il pane dell’amore e della carità, del perdono e della solidarietà, con i nostri fratelli maggiormente in difficoltà, nelle nostre famiglie o della porta accanto. Quel Gesù che vedremo nell’Ostia Santa, nella preziosa raggiera dell’Ostensorio, dobbiamo poterlo riverire, riconoscere ed amare nell’Ostensorio di carne che è il nostro prossimo.

Ieri, è trascorso appena un mese dalla sciagura avvenuta accanto a noi, nel Mare Adriatico, in cui hanno perso la vita due nostri conterranei: Mauro Mongelli di 59 anni e Sergio Bufo di 58. Purtroppo risultano dispersi. Ci piange il cuore! Preghiamo per i due marittimi e, stringiamoci alle loro famiglie. 

Carissimi, riflettiamo su quanto ci dicono due Padri della Chiesa: “Ascolta, o ricco, cosa dice il Signore? E tu vieni in Chiesa non per dare qualcosa, a chi è povero, ma per prendere” (Sant’Ambrogio, De Nabuthae 10, 45 in Giovanni Paolo II, Dies Domini, 71)! 

E poi, San Giovanni Crisostomo, in una Omelia sul Vangelo di Matteo, quasi rivolgendosi a noi, dice: «Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non trascurarlo quando si trova nudo. Non rendergli onore qui nel tempio con stoffe di seta, per poi trascurarlo fuori, dove patisce freddo e nudità. Colui che ha detto: “Questo è il mio corpo, è il medesimo che ha detto: “Voi mi avete visto affamato e non mi avete nutrito”, e 2Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a me” […]. A che serve che la tavola eucaristica sia sovraccarica di calici d’oro, quando lui muore di fame? Comincia a saziare lui affamato poi, con quello che resterà, potrai onorare anche l’altare» (San Giovanni Crisostomo, Omelia su Matteo, 50, 3-4; PG 58, 508-509, in Dies Domini o.c. 71)

 

Non basta essere credenti. Sforziamoci di  essere credibili. Solo allora saremo creduti (diceva il Venerabile Don Tonino Bello). Chiesa di Dio che sei in Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, in questo tempo di post-pandemia, rinnova la gratitudine al Signore per averti donato la forza di affrontare e vincere questa prova. Senti tua, la sofferenza di chi è nel guado dell’angoscia e della disperazione. Sappi discernere ciò che è essenziale, da ciò che è futile e di nessun valore.

 

Carissimi, dichiariamo, dinanzi a Gesù Sacramentato, l’esplicito impegno di vivere la comunione tra di noi quale segno distintivo della vera unione con Lui. Gesù invita ciascuno di noi, stasera, a sfamare, non solo con il pane materiale, ma soprattutto con quello dell’amore, della pazienza, dell’umiltà e del perdono quanti ne hanno più bisogno.

 

Anche a noi, il Signore chiede: quanti pani avete, quali sono le vostre risorse, siete capaci di liberarvi di quanto ancora è nascosto in un angolo segreto della vostra vita? Mettete tutto a servizio dei fratelli, specie più bisognosi ed afflitti.

Oh, come dovremmo ammutolire dinanzi all’immane tragedia che si sta consumando in Ucraina e, non solo: il pane, segno di comunione per eccellenza, sta diventando, invece, motivo ed arma di offesa, di divisione e, di ricatto. Conseguenza tragica è mettere in ginocchio, sul lastrico della più assoluta indigenza, milioni di esseri umani, specie di bambini e deboli. Ripetiamo: la vera comunione è quella visibile. Solo questa è prova e manifestazione di quella invisibile.

 

Il mondo si aspetta da noi unità, fraternità e comunione. Siamo chiamati ad essere il vero Ostensorio di Cristo.

 

Dal 23 – 25 di Settembre prossimo, a Matera si celebrerà il Congresso Eucaristico Nazionale. Il tema di riflessione è: Ritorniamo al gusto del pane! Il gusto del pane della nostra tavola sarà vero e pieno, nella misura in cui riunisce tutti noi intorno alla mensa dell’amore. E, se c’è qualcuno che si attarda a prendere posto o, non si sente degno di accostarsi, facciamogli spazio, condividiamo con lui/lei/loro, ciò che abbiamo e ciò che siamo! Incrementiamo sempre più e, come meglio possibile, la comunione e la fraternità ecclesiale. Dalla mensa eucaristica dev’essere facile, passare alla mensa della vita quotidiana, sulla quale abbondano spesso vivande per nulla attraenti e rare.

 

Oggi, festa del Corpo e Sangue di Cristo, teniamo a mente che: mentre le sofferenze condivise si dimezzano; le gioie (condivise) invece, si moltiplicano. 

 

Siamo vicini ai ragazzi e ai giovani che si apprestano a sostenere gli esami scolastici e, quelli di tutta la loro vita. L’intercessione di Maria Santissima e dei nostri Santi Patroni, ci faccia riprendere con maggiore forza il cammino alla sequela di Gesù nostro Signore. Così sia!