Ufficio pastorale - Segreteria diocesana Sinodo

Cammino sinodale. Sintesi diocesana a conclusione della fase narrativa

Venerdì 30 aggiungo la consegna durante l'assemblea Pastorale Diocesana

Lo scorso 6 giugno i referenti parrocchiali si sono incontrati con i due referenti diocesani per elaborare la Sintesi Diocesana del secondo anno che è stata inviata alla Segreteria Nazionale del Sinodo e che verrà consegnata ai partecipanti all’Assemblea Pastorale Diocesana del prossimo 30 giugno che si svolgerà alle ore 19.30 presso l’auditorium “Regina Pacis” in Molfetta.

 

Di seguito pubblichiamo il testo integrale, disponibile anche in parrocchia con il numero 26 di domenica 25 giugno del settimanale diocesano Luce e vita.

 

  1. BREVE RIFLESSIONE SUL BIENNIO DELLA FASE NARRATIVA

La presente sintesi ha lo scopo di illustrare gli esiti dei percorsi di consultazione sinodale nel biennio della fase narrativa. Nelle parrocchie sono stati coinvolti i consigli pastorali parrocchiali, i gruppi e le associazioni presenti nelle varie comunità, le assemblee dei fedeli a conclusione delle messe domenicali, i genitori dei ragazzi che frequentano il cammino di catechesi, altre realtà presenti nel quartiere (commercianti, altre categorie di settore). A livello diocesano, invece, sono stati coinvolti i gruppi associativi cittadini e diocesani, il Consiglio Pastorale Diocesano e il Consiglio Presbiterale, la Consulta per le Aggregazioni Laicali, le scuole e gli ambienti lavorativi.

Le modalità di coinvolgimento sono state realizzate a diversi livelli: questionari cartacei e on line, momenti assembleari di gruppo e comunitari, tavoli sinodali intergenerazionali, incontri con categorie di settore.

Tutte le persone che hanno vissuto da protagonisti il cammino di questi due anni hanno fatto esperienza di Chiesa come realtà aperta, senza confini, accogliente, dove ci si sente liberi di pregare e condividere il proprio vissuto, con l’impegno di raggiungere i compagni di viaggio più lontani, proponendo il metodo della divulgazione degli eventi e delle buone pratiche.

è emerso il bisogno di camminare insieme nella corresponsabilità per porre maggiore attenzione alla qualità delle relazioni, al fine di sperimentare la comunità come “famiglia di famiglie”. Per questo è necessario creare luoghi “praticabili”, ripensando ad una parrocchia “comprensiva”, che coinvolga tutti e ciascuno, con spazi “calpestabili” da tutti per evitare che “tutti passino ma non sostino”.         L’interscambio tra le varie realtà parrocchiali, la condivisione dei cammini, e la presenza costante del pastore che propone e accompagna, riponendo in lui piena fiducia, possono diventare occasioni per intraprendere un autentico cammino sinodale a cui affiancare la formazione, continua, personale e comunitaria.

La conclusione della fase narrativa ha fatto emergere la necessità di maturare una vera mentalità sinodale, quel camminare insieme che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, sentendosi un unico corpo ecclesiale che fa le cose insieme, in maniera sinfonica, gli uni per gli altri. Per questo motivo è necessario che si attivi l’esperienza di una Chiesa in ascolto permanente, dove ognuno si arricchisce grazie all’esperienza del fratello e della sorella che cammina accanto, regalandosi reciprocamente la gioia di vivere come discepoli di Cristo, impegnandosi ad ascoltare e accogliere la Parola di Dio e sostenendo nella carità le fragilità di tutti con attenzione e comprensione amorevole.

 

  1. IL SECONDO ANNO DELLA FASE NARRATIVA: I CANTIERI DI BETANIA

La riflessione sui Cantieri di Betania ha permesso alle varie comunità ecclesiali e associazioni cittadine e diocesane di confermare ciò che era stato già sperimentato durante il primo anno del cammino sinodale: l’ascolto reciproco è fondamentale in un mondo in cui vige un individualismo diffuso. Nelle comunità parrocchiali, in particolare, la dimensione dell’ascolto risulta ancora più importante perché permette la conoscenza di situazioni di difficoltà materiali o spirituali.

Chi è parte attiva della comunità percepisce di far parte d’un gruppo di persone, tra le quali c’è libertà, ma non sempre c’è rispetto gli uni del pensiero degli altri. Emerge il desiderio di coinvolgere più persone nelle varie iniziative. Per questo motivo, l’ascolto diventa lo strumento indispensabile per conoscere competenze e talenti presenti in parrocchia che possono essere utili per interventi adeguati e proficui, liberi da pregiudizi. Sarebbe utile, all’interno delle parrocchie, creare un gruppo disponibile ad ascoltare e sostenere chi si è allontanato dalla fede, dimostrando come la Chiesa sia uno spazio aperto in cui è sempre possibile essere accolti.

è sempre più chiara la consapevolezza che il cammino sinodale non significa condivisione da parte dei singoli dei propri punti di vista, che chiedono attenzione o reclamano di essere esauditi, ma soprattutto che vi è l’urgente necessità di una maggiore comunione all’interno della comunità, che esprime la matura coscienza che tutti sono chiamati, come popolo di battezzati, a percorrere l’unica strada che conduce alla Verità, accompagnati dalla Parola di Dio e dal Magistero della Chiesa che, pur se chiamata a incarnarsi nel tempo presente, non può conformarsi e uniformarsi alla mentalità comune.

Il dono che il nostro Vescovo, Mons. Cornacchia, ha fatto alla Diocesi di una attenta riflessione sul cammino sinodale e, in particolare, sulle tematiche indicate dai Cantieri di Betania (D. CORNACCHIA, Se il Signore non costruisce la casa. Camminare insieme nella Chiesa. Lettera pastorale nel tempo del cammino sinodale, La Nuova Mezzina, Molfetta 2023) è stato una preziosa opportunità per arricchire la discussione attuata durante i tanti incontri svolti durante l’anno. Per ogni cantiere vengono proposti alcuni brevi stralci della lettera pastorale.

 

2.1.      Il cantiere della casa e dell’ospitalità

«Le nostre comunità, gruppi, associazioni, attraggono quando chi si avvicina ad esse sente il profumo di casa, l’aria buona dell’accoglienza, del dialogo, della fraternità, della comunione. Non sempre, però, questo accade… Alcune persone si allontanano dalla parrocchia perché non si sentono più a casa e, qualche volta, capita che l’allontanamento  dalla comunità provoca un distacco da Dio e dai sacramenti. Quando questo succede, anche chi è lontano dalla fede fa fatica a ritrovare la gioia dell’incontro con Gesù e con le persone che frequentano i nostri ambienti ecclesiali» (Lettera Pastorale, par. 4: “Sentirsi a casa in Chiesa”).

Nelle varie esperienza presenti nella nostra Chiesa locale, è emerso che non ci sente subito “a casa” perché, a volte, all’interno dei vari gruppi si corre il rischio  di essere chiusi, circoscritti, strutturati seconda una determinata gerarchia, con atteggiamenti pregiudiziali. Questo processo, non solo può scoraggiare coloro che desiderano far parte del “condominio della casa”, ma crea incomunicabilità fra i vari gruppi che operano sotto lo stesso tetto, formando di fatto un arcipelago di tante isole distinte. A maggior ragione non c’è molta consapevolezza di sentirsi parte di una comunità cristiana diocesana. Per essere comunità ecclesiale aperta è fondamentale non far sentire l’altro “solo” un ospite, ma una risorsa e nuova linfa vitale per il gruppo. Significa essere disposti ad accettare le diversità di pensiero, confrontarsi con altre culture e con altri credi religiosi. Bisogna, quindi, saper accogliere chiunque varca la soglia della “casa di Dio”, saper entusiasmare, motivare, perché ognuno si senta parte della comunità. Fondamentale è la conoscenza del territorio, delle sue specificità, per scoprire che c’è tanta gente che non ha il coraggio di chiedere un aiuto, che ha bisogno di sentirsi ascoltata, considerata; scoprire altre realtà associative impegnate in altri ambiti con cui relazionarsi, cooperare, ad esempio, per sensibilizzare alla cura della casa comune, della nostra Terra o all’educazione al senso civico. Tutto ciò può essere motivo di esperienze positive per ragazzi, giovani e famiglie, in quanto parte attiva dei vari percorsi comunitari o associativi.

 

2.2.      Il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale

«Siamo tutti chiamati a riscoprire il primato della Parola di Dio nella nostra vita, in un periodo storico in cui “il fare” prende sempre più il sopravvento “sull’essere”. La frenesia delle cose da organizzare, la tentazione dell’efficientismo, l’ansia per le urgenze burocratiche, ecclesiastiche e civili, che bussano alla porta delle nostre comunità, rischiano di ostacolare l’ascolto della Parola e l’ascolto degli altri» (Lettera Pastorale, par. 5: “Formarsi bene.. per servire meglio”).

Grazie al cammino sinodale intrapreso, è emerso qualche limite nella formazione personale e comunitaria che può essere colmato in primo luogo, grazie alle varie attività di catechesi che vengono programmate nelle parrocchie, soprattutto con l’approfondimento dei documenti del magistero della Chiesa e, in secondo luogo, grazie alla scuola annuale di teologia per operatori pastorali e ai vari appuntamenti diocesani organizzati dai vari uffici pastorali.

In una prospettiva sinodale, potrebbe essere utile se non indispensabile, la collaborazione con parrocchie vicine anche per la condivisione di eventuali percorsi formativi.

  

2.3.      Il cantiere della strada e del villaggio

«C’è un forte desiderio di essere comunità ecclesiali più “amiche” del mondo, più aperte al dialogo con la società, più vicine alle esigenze della gente. Farsi compagni di viaggio di tutti coloro che, pur non frequentando le nostre parrocchie, sentono la necessità di essere ascoltati e accolti nelle loro storie di vita, è un obiettivo da perseguire con impegno e passione evangelica… Il cammino sinodale di questi anni ci impegna a collocare la pastorale contemporanea dentro percorsi che permettano alle parrocchie e ai vari territori delle nostre città di dialogare e confrontarsi su alcune tematiche che promuovano la dignità delle persone e il bene comune. La “piazza”, spazio ideale e reale, da dove sale la voce delle donne e degli uomini che scrivono la storia del mondo, è il luogo di vita quotidiana dove si incontrano le persone e dove si riuniscono linguaggi differenti» (Lettera Pastorale, par. 6: “Compagni di viaggio”).

La Parrocchia deve essere aperta per accogliere gli altri ma anche pronta per essere “in uscita” toccando con mano le realtà che la circondano, provando così a trovare anche strade nuove per farsi testimone e portatrice dell’annuncio evangelico pur con tutte le difficoltà che ne derivano considerato il tessuto socio-culturale contemporaneo.

 

2.4.      Il cantiere dei giovani

«Ascoltare i giovani, per la nostra Diocesi, è importantissimo, soprattutto perché nelle nostre comunità parrocchiali si evidenzia sempre più frequentemente una crisi di presenza giovanile e la decisione di allontanarsi dai luoghi di formazione e di servizio delle nostre comunità. È necessario, pertanto, un supplemento di impegno per decifrare le attese, le domande, le richieste dei giovani affinché vivano con gioia e responsabilità le loro esperienze di vita, accompagnando i loro momenti di crisi e permettendo loro di sentirsi più protagonisti nella Chiesa e nel mondo. Non è raro  incontrare giovani che guardano al futuro con fiducia ma, alla prima difficoltà, interrompono il cammino, si chiedono se non sia meglio tornare indietro, cambiano direzione, vengono assaliti da dubbi, spesso diventano tristi. Eppure le speranze su cui fondano il proprio cammino sono i tasselli necessari per costruire il mosaico della vita. Per questo motivo, non dobbiamo spegnere la luce della speranza nel cuore dei giovani, non dobbiamo cadere nella tentazione, anche inconsapevole, di tarpare le ali ai loro sogni. Insieme si può volare alto e insieme si possono scrivere pagine belle di storia personale e comunitaria» (Lettera Pastorale, par. 7: “In ascolto dei giovani”).

Un passo necessario da fare è quello di entrare in dialogo con i giovani ed imparare il loro linguaggio. I giovani hanno un bagaglio di energie, di esperienze, di conoscenze diverse da quelli degli adulti, ma è la complementarietà che genera progetti e nuovi cantieri.

Gli adulti non sono un accessorio ma devono accompagnare le nuove generazioni, riscoprendo il proprio ruolo educativo nella società e puntando sulla collaborazione e sul desiderio di fede che hanno i  nostri ragazzi, adolescenti e giovani.

 

  1. PROPOSTE PER LA FASE SAPIENZIALE

 

3.1. Per la continuazione del cammino sinodale in diocesi, quali esperienze scaturite dalla fase narrativa vogliamo continuare a far crescere nei prossimi anni?

 

–    Esperienze di dialogo e ascolto tra gruppi “trasversali” e intergenerazionali (per età, provenienza, “appartenenze” associative e non, “appartenenze a “mondi” diversi da quelli parrocchiali) su temi centrali della vita cristiana e sociale, al fine di favorire un migliore confronto di idee e una crescita dei percorsi di vita personali e comunitari. Queste esperienze possono essere arricchite da momenti di confronto a livello cittadino e diocesano su varie tematiche di interesse comune. Lo stile della sinodalità deve diventare una sfida, creando possibilità reali di cambiamento sia all’interno delle comunità parrocchiali, sia all’interno dei vari ambienti di vita, con la consapevolezza che si tratta di uno stile che ancora si fatica a rendere reale, a giudicare dai pochi “passi avanti” fatti nelle varie comunità di provenienza.

 

–    Il coinvolgimento dei giovani nella vita della chiesa. Molti giovani negli ultimi tempi si sono allontanati da Cristo e dalla Chiesa: riferiscono di essere stati accolti con difficoltà, avvertendo spesso un senso di superiorità in chi già vive un cammino comunitario di fede con una mentalità giudicante e moralista. Il cammino sinodale ha ridato in molti di loro il desiderio di riprendere il passo, facendosi compagni di viaggio, animati da spirito di comunione e di servizio. Una chiesa vicina, aperta a tutti, che entri nel concreto della vita delle persone e dei veri problemi: questo è il desiderio comune che emerge. C’è sete di relazioni autentiche che portino ad accettare l’altro ”per come è”. Essere intolleranti o indifferenti rende la vita faticosa, mentre il perdono e la comprensione abbattono i muri creando spazi di misericordia.

 

3.2.      Qual è un’esperienza che vogliamo evidenziare che può servire da stimolo e spunto per le altre Chiese?

L’esperienza dell’ascolto reciproco come esperienza vincente di una comunità che rende protagonisti tutti, soprattutto i giovani. L’esperienza di ascolto/incontro con l’altro e con l’Altro in cui si mette in gioco sia la propria umanità che la propria spiritualità, anche con la guida dei sacerdoti chiamati ad essere “facilitatori” della relazione con gli altri nella comunità e con l’Altro, in una dimensione orizzontale e verticale.

 

 3.3.     Che cosa abbiamo imparato insieme in questi due anni?

–    abbiamo imparato a superare i pregiudizi nel lavorare insieme, dal momento che il camminare e  confrontarsi con l’altro permette di apprezzare quanto del “mondo” dell’altro non conosciamo, non comprendiamo, rischiando di rimanere chiusi nell’immagine/convinzione che ci siamo fatti del suo essere o del suo ruolo, sia per quanto riguarda il mondo ecclesiale sia per quanto riguarda i contesti in cui viviamo, stando sempre attenti a dare voce a chi resta nel silenzio per paura di essere giudicato.

 

–    abbiamo imparato che camminare insieme vuol dire ascoltare le attese e le domande di ogni uomo, le delusioni, le speranze e le gioie, la vita di fede di ciascuno e chiamare tutti a partecipare alla vita della comunità con piena corresponsabilità, valorizzando e corresponsabilizzando i laici. Vuol dire uscire dalle nostre chiese per incontrare coloro che ancora non conoscono Cristo o che non lo conoscono più.

 

3.4.      Cantieri sempre aperti in Diocesi

 

–    Il cantiere della strada e del villaggio ci impegna ad «abitare la piazza» per confrontarsi con le realtà presenti nel territorio.

 

–    Il cantiere della casa e dell’ospitalità ci impegna a valorizzare gli organismi di partecipazione ecclesiale per aprirsi ad una maggiore corresponsabilità (per esempio: gli incontri vicariali con la presenza di sacerdoti e laici, inaugurati durante il cammino sinodale).

 

–    Il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale ci impegna a riscoprire l’importanza della preghiera, personale e comunitaria, e la dimensione spirituale della vita che trova nella Parola e nell’Eucaristia l’unica possibilità di incontrare Gesù.

 

–    Il cantiere dei giovani ci impegna ad ascoltare di più i giovani per attivare  cammini di formazione adatti ai gruppi parrocchiali, in continuo dialogo con coloro che non frequentano gli ambienti ecclesiali.

 

 

Sintesi diocesana a conclusione della fase narrativa (giugno 2023) – Inserto Luce e vita di domenica 26 giugno 2023