“E adesso, il momento che tutti aspettano, l’annuncio della prossima tappa del cammino”. Così il Papa, prima dell’Angelus con cui si è conclusa la Messa finale della Gmg nel Parque Tejo di Lisbona. “Ma prima di dirvi quale sarà la città della prossima Gmg – ha detto Francesco a braccio – vi dico: venite nel 2025 a Roma per celebrare insieme il Giubileo dei giovani!” “La prossima Giornata mondiale della Gioventù avrà luogo in Asia, nella Corea del Sud, a Seoul”, ha rivelato il Papa: “E così, nel 2027, dalle frontiere occidentali dell’Europa la Gmg si trasferirà nell’estremo oriente. È un bel segno dell’universalità della Chiesa e della fraternità di cui voi siete testimoni”.
Si è concluso il programma ufficiale della 37^ GMG a Lisbona. Non poteva andare meglio, almeno per quanto abbiamo seguito in TV. Ma anche i nostri 136 ragazzi hanno manifestato in più modi la loro gioia e soddisfazione per questa esperienza, molto più ampie rispetto alle disfunzioni logistiche. I messaggi ci sono stati, le relazioni sono state forti, le provocazioni immancabili e profonde…
Avevamo auspicato una GMG in 3D: da vivere cioè in cammino verso Dio, verso gli altri e verso se stessi, ma è possibile credere che queste dimensioni siano state ampiamente vissute e anche aumentate. Ci sono dimensioni che porteranno questi ragazzi verso il mondo, verso un ambiente da prendere a cuore, verso stili di vita da essenzializzare, verso una presenza anche nei mondi digitali da ripensare e da ripulire delle spinte narcisistiche che più volte sono state additate nelle testimonianze e nei discorsi fatti a Lisbona.
Aspetteremo che siano loro a far risuonare emozioni, pensieri e vissuti di queste giornate, attraverso i media diocesani e nei rapporti personali.
“Brillare, ascoltare, non temere”, è stata la consegna del Papa. “Anche noi oggi abbiamo bisogno di qualche lampo di luce per affrontare le oscurità della vita”, ha detto a braccio: “Abbiamo bisogno della luce di Gesù, perché lui è la luce che non si spegne anche di notte. Sempre possiamo andare avanti con la luce del Signore”. “Diventiamo luminosi non mettendoci sotto i riflettori, quando mostriamo un’immagine perfetta”, ha spiegato Francesco: “possiamo essere forti e vincenti, ma non luminosi. Diventiamo luminosi quando, accogliendo Gesù, impariamo ad amare come lui. Accogliendo Gesù, questo ti porta a essere luminoso, un’opera di amore. Tu sarai luminoso il giorno in cui sarai interprete d’amore”.
Toccherà al mondo degli adulti lasciarsi coinvolgere e convertire da questo spirito di Lisbona. Toccherà agli adulti, preti e laici, non “normalizzare” un’esperienza come questa. Non deludere le aspettative. Non volere portare a sé questi giovani ma andare verso loro, manifestare il volto nuovo di una fede non bigotta, non sedentaria, non di comodo. Sarà compito di noi adulti far vedere la libertà interiore dai beni, dal denaro, dal potere, dall’attaccamento ai ruoli… Mostrare una fede luminosa perché illuminata dalla carità operosa.
“Si alzò e andò in fretta”. Già! Alziamoci e andiamo in fretta verso loro.