Mons. Antonio Neri – maestro di vita

2 giugno 2018
Messaggi

Non sempre risulta semplice mettere in comune quelli che sono i sentimenti custoditi gelosamente nello scrigno del proprio cuore, la cui chiave di accesso si chiama rispetto per la persona che mai ha lasciato il posto d’onore nella nostra vita. Sono convinto che col passare del tempo, possono esserci cose, ricordi, esperienze, che rischiano di sbiadirsi e di perdere i contorni della loro storicità se non trovano spazio in uno scritto o in una testimonianza. Perdonatemi per quello che potrò dire, così, ad alta voce, mentre il mio cuore potrebbe solo soffrire nel rivelare qualcosa destinato a non tramontare mai, sotto la coltre del tempo e della storia.
Che dire di Don Antonio Neri? Egli è stato per me un vero dono della Provvidenza. Egli sicuramente è una di quelle persone con cui si vorrebbe fare il viaggio della vita, nel medesimo scompartimento del treno che va lontano, verso la medesima stazione di arrivo. A volte però capita che mentre si è in corsa, l’altro dia una sbirciatina dal finestrino e, senza nulla dire, fa intendere che ormai ci siamo e, in modo assai laconico, tira fuori soltanto un’espressione: “Scusate, devo scendere alla prossima”. La sensazione che ho provato, conoscendo Don Antonio Neri, è stata proprio questa: eravamo nel pieno della conoscenza, della confidenza, della fiducia, di quella empatia creatasi da subito, mentre ad un tratto, il compagno di viaggio sì è dovuto affrettare a scendere, ad interrompere il dialogo e la condivisione di sentimenti, di esperienze e di ricchezza interiore, con una dose di nostalgia che avvolge il ricordo più tenero del nostro vissuto da veri amici. In fretta, con un cenno della mano, con un bacio volante, ci ha detto addio, (ad Deum)! Il ricordo indelebile che conservo di Don Antonio è stato il nostro incontro formale, all’inizio, ma che, con il passar del tempo, è diventato atteso, desiderato e programmato. Ricordo quando egli veniva presso la Facoltà Teologica di Molfetta, quale docente dei nostri giovani teologi. Non vi era nulla di preordinato o di studiato a tavolino. Era sufficiente incontrarsi per sperimentare la gioia e la profondità dei sentimenti di chi meditava a lungo sulle relazioni umane. Egli parlava più con gli occhi che con le labbra. Ascoltava più con lo sguardo che con gli orecchi. La sua delicatezza e raffinatezza nei tratti non aveva paragoni. Proponeva, senza mai imporre il suo parere. Da vescovo, avevo necessità di confrontarmi non tanto con la legge canoni- ca, ma con una persona esperta, amabilissima, guidata sempre e solo dalla volontà di meglio servire il prossimo, specie se in sacris, o vittima di qualche censura o di un vissuto poco sereno. Lo avevo frequentato molte volte nel salottino romano, dove mi recavo nelle vesti di inerme apprendista, per ascoltare un parere, il modo di interpretare e di applicare una norma giuridica, ecc. A volte io ero insofferente, poiché temevo di sottrargli prezioso tempo al suo lavoro, mentre egli mi rassicurava con la sua proverbiale delicatezza e serenità. Sono molto grato al buon Dio per aver incontrato e conosciuto Mons. Antonio Neri, uomo di spirito, di sacrificio e di impari competenza nella sua scienza. Quando egli fu toccato dalla malattia, confesso che solo molto tempo dopo, me ne sono accorto. La sua, non era una finta, ma un modo eccellente di sopportare la sua croce, senza che essa dovesse mettere altri in difficoltà. Ogni volta che lo lasciavo, dovevamo prima pregare. Ero io a chiedergli di benedirmi, prima del congedo. Potete immaginare chi vinceva. Era sempre lui! Infine, come dimenticare il 2 giugno dello scorso anno 2017? Qui da noi era Festa Nazionale. Sentivo nel cuore che dovevo assolutamente recarmi a far visita a Don Antonio. Egli non poteva congedarsi da me senza che lo salutassi. Partito da Molfetta alla volta di Roma, mi era sembrato di volare. Dovevamo rientrare in giornata stessa. Giunti però a Roma, non so quanto tempo ci abbiamo messo per raggiungere il Gemelli. Ogni varco era ostruito per dare precedenza alla preparazione delle varie manifestazioni festive in corso. Mi sembrava una corsa contro il tempo! Abbiamo pregato, senza perdere mai la fiducia di giungere in tempo, al desiderato incontro finale. Si mescolavano nel mio cuore sentimenti di ansia, di angoscia, ma anche di gioia! Finalmente! Ci siamo! Don Antonio, che fino a quel momento si era appisolato, al mio arrivo apre gli occhi, risponde alla nostra preghiera e, con un segno di croce, riceve l’assoluzione e l’indulgenza plenaria. Il silenzio e la profonda commozione sono stati gli unici gesti che hanno parlato! Per molti chilometri non ho avuto la forza di dire una sola parola! Ci siamo rimessi in macchina, subito, di ritorno in Episcopio a Molfetta. Ho ringraziato mille volte la Provvidenza divina. Ringrazio ogni giorno il Signore perché ha dato alla Chiesa e a me, la gioia di conoscere, apprezzare ed amare un sacerdote che continua ad illuminare il nostro cammino, con la luce del suo sguardo e della sua indole. Carissimo Don Antonio, continua a vegliare su di noi, guidaci ed istruiscici con la tua sapienza, riscaldaci il cuore con la tua fede, trascinaci sempre con la tua semplicità. Quando anche noi lasceremo il treno della vita terrena, attendici per entrare nella festa senza fine del Paradiso! Grazie!

+ Don Mimmo Cornacchia, Vescovo

Molfetta
02-06-2018