Cena Domini

29 marzo 2018
29-03-2018

Carissimi confratelli sacerdoti, diaconi, religiosi/e, consacrati/e, seminaristi, popolo santo di Dio, la nostra Chiesa Cattedrale ancora profuma di Crisma, benedetto, ieri sera, nella solenne concelebrazione con tutti i sacerdoti della diocesi, mentre ci accingiamo a vivere un altro momento assai significativo in cui facciamo memoria dell’istituzione dell’Eucaristia, del sacerdozio e, del precetto della carità-servizio.
Mi piace sottolineare innanzitutto quanto afferma il Signore Gesù nel Vangelo di Luca: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione” (Lc 22, 15).
E’ bellissimo: Gesù desidera ardentemente sedersi a tavola con noi, con me, con ognuno di noi. Nel nostro cuore si moltiplica la gioia quando ci sediamo a mensa con i più cari e i più intimi. Gesù stesso, poi, si offre e si dona in nostro cibo e in nostra bevanda. Chiediamoci se noi stessi desideriamo essere accanto a Lui, seduti alla medesima mensa?!
Oh, quanto scarseggia sulla nostra mensa, il pane materiale, non perché di esso ci sia penuria, mancanza, ma perché tanti altri surrogati riempiono ed affollano le dispense delle nostre case e dei nostri cuori. Una volta, si diceva con il termine pane, tutto ciò che era indispensabile alla sopravvivenza ed era frutto del lavoro onesto e creativo dei nostri genitori!
Gesù si identifica proprio nel pane, che è il risultato e la sintesi di armonia, di benessere e di pace. In tante case mancavano molte cose, ma la presenza del pane, era segno di dignità e di armonia! Così pure: solo la presenza del Signore nella nostra vita, può appagare tante altre forme di miseria e di povertà!
Una seconda riflessione è abbinata alla prima: come ci si allontana dal pane materiale, così forse ci si allontana o si diventa estranei ai ministri che il Signore ha chiamato per distribuire il pane della vita, dell’Eucaristia, ai sacerdoti!
Sembra non esserci più fame di pane eucaristico e, quindi anche del prete! Al pane è sostituito ogni altro ben di Dio, così al prete, si preferisce qualsiasi altro ministro o venditore di fumo, di illusioni o di prodotti allucinanti e devianti!
è vero, non poche volte, noi stessi, presbiteri, abbiamo la grande responsabilità di essere invisibili, introvabili, “a tempo determinato, piuttosto che a tempo pieno”! Noi, sull’esempio del Maestro dobbiamo poter ripetere a ciascun fedele: “Desidero ardentemente anch’io fare Pasqua da te, in casa tua, facendo mia la tua croce e la tua sete di verità, di pace e di amore”!
Tra poco passerò a compiere il medesimo gesto compiuto da Gesù, di lavare i piedi ai discepoli. Non è una finta, da parte mia o dei nostri sacerdoti, bensì un gesto che commuove il mio cuore di padre e di pastore, perché io cerco di incarnare gli stessi sentimenti di Gesù.
Oh, come vorrei poter lavare i piedi a voi tutti, specie a coloro che li hanno piagati, sanguinanti, incalliti, stanchi, per il lungo camminare, vagare o pellegrinare; con o senza una meta ben precisa!
Mi piace soffermarmi con voi, stasera, sui piedi di Giovanni, il più giovane degli apostoli, per lasciarci interrogare da quel gesto di Gesù. Sappiamo che quest’anno, in Ottobre si celebrerà, a Roma, il Sinodo sui giovani. Di essi si occuperà la Chiesa universale.

Chiediamoci: sappiamo noi, oggi, inginocchiarci non tanto simbolicamente, ma concretamente ai piedi dei nostri giovani, molto spesso strumentalizzati, delusi, ingannati da tanti di noi adulti, da una società che li vede unicamente come soggetti di consumo e da sfruttare?
Ebbene Gesù deve aver indugiato su quei piedi giovanili..!
Il Divin Maestro, con la sua scelta preferenziale per i poveri, mette in questa categoria proprio i nostri giovani, che da soli non ce la fanno, che spesso non hanno parola o che fanno fatica a farsi ascoltare…, che sono vittime dell’inesperienza o dell’esuberanza dell’età.
Ha detto Papa Francesco Domenica scorsa, giorno delle Palme: “Far tacere i giovani è una tentazione che è sempre esistita. Ci sono molti modi per rendere i giovani silenziosi e invisibili, molti modi di farli stare tranquilli, perché non si coinvolgano e i loro sogni perdano quota e diventino fantasticherie rasoterra, meschine e tristi”. Poi, rivolgendosi ai giovani direttamente ha proseguito: “Cari giovani, sta a voi la decisione di gridare, sta a voi decidervi per l’Osanna della Domenica così da non cadere nel <crocifiggilo!> del venerdì… E sta a voi non restare zitti. Se gli altri tacciono, se noi anziani e responsabili – tante volte corrotti – stiamo zitti, se il mondo tace e perde la gioia, vi domando: voi griderete? Per favore, decidetevi, prima che gridino le pietre”.
Quei piedi di Giovanni – scriveva don Tonino Bello -, rappresentano quelli di tanti giovani che dobbiamo servire, cioè: “Ascoltarli, amarli, proporre loro, senza imporre, le nostre idee”.
Mi rivolgo a noi, adulti: deponiamo i tratti del nostro insopportabile paternalismo, cingiamoci invece, l’asciugatoio della discrezione e dell’umiltà, dell’autorevolezza e non dell’autoritarismo, per andare all’essenziale. Asciughiamo i piedi dei nostri figli e dei giovani, non come fossero la protesi dei nostri, ma accettando con fiducia che percorrano altri sentieri, imprevedibili, e comunque non tracciati da noi. Ciò, significa far credito sul loro futuro, a fondo perduto! Dobbiamo poter per- mettere che essi (i giovani) crescano e maturino inciampando e sbagliando pure, ma non in modo irreversibile! Il figliuol prodigo, mai aveva perso la fiducia nel padre! Servire i giovani significa entrare con essi nell’orto degli ulivi dei loro sogni segreti; seguire, sia pur da lontano, la loro via crucis e intuire, come il Cireneo ha fatto con Gesù, che anche la loro sofferenza, abbracciata insieme, è una croce che salva.
Il Signore Gesù, infonda nel cuore di tutti, specie in quello dei nostri giovani, la certezza che, dopo i giorni dell’amarezza c’è un’alba di risurrezione pure per loro. Così sia!

+ don Mimmo Cornacchia, Vescovo