Beato Nicola Paglia

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BEATO NICOLA PAGLIA

(Giovinazzo, 1197 – Perugia, 1256)

sacerdote domenicano

16 febbraio

 

Nicola nacque a Giovinazzo (nei pressi di Bari) nel 1197, da famiglia nobile. Della sua infanzia non si conosce molto, se non che sin dalla più tenera età visse in un clima di profonda fede che lo forgiò per il prosieguo.

 

L’ingresso nell’ordine domenicano

Recatosi a Bologna per gli studi giuridici conobbe l’Ordine di San Domenico, da poco fondato, quindi i suoi frati da poco trasferitesi dalla Mascarella alla canonica di San Nicolò delle Vigne, dove tuttora sorge il convento patriarcale di San Domenico. Nicola si sentì così attratto e persuaso dalla parole di San Domenico, che decise di entrare nell’Ordine. Ricevette a Bologna, molto probabilmente nell’agosto del 1220 – come attestato dall’annalista domenicano Girolamo Albertucci de’ Borselli (Bologna, Biblioteca Universitaria, mss. Lat. 1999) – l’abito domenicano dalle mani di San Domenico, che successivamente lo ebbe fedele compagno nei suoi viaggi apostolici.

Predicò in molte città d’Italia con immenso frutto e la sua ardente parola spesso era confermata da grandi miracoli. Al Beato Nicola Paglia viene anche attribuita la presunta fondazione del primo insediamento domenicano a Trani e il suo nome è legato dalla letteratura agiografica ai primordi di altri conventi pugliesi e lucani, come quelli di Brindisi (1223), di Matera e di Lucera (1233). Per un’attendibile datazione di questi insediamenti domenicani, si consiglia di leggere il Tugwell, 2000, pp. 91, 94.

 

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Priore della Provincia Romana

Fra il 1229 e il 1230, Paglia fu eletto Priore della Provincia romana durante il capitolo tenutosi a Firenze (si estendeva dalla Toscana alla Sicilia). Il 28 gennaio 1231 compare anche in qualità di Provinciale in una lettera inviata da papa Gregorio IX agli abati, ai priori, ai prevosti e alle abbadesse della Tuscia, in cui il pontefice lo presenta, insieme ai confratelli Giovanni da Salerno, priore di S. Maria Novella, e fra Federico, come degno della sua stima «honestate vitae, scientia, prudentia et conversatione honesta» (Analecta Sacri Ordinis Praedicatorum, 1897, n. 242, p. 507). I tre sono quindi incaricati di recarsi come visitatori apostolici nei monasteri di quella regione. Appena due giorni dopo, Paglia, sempre insieme a fra Giovanni e fra Federico, ricevette l’incarico papale di visitatore dell’abbazia di S. Antimo (Siena), nella diocesi di Chiusi, decaduta «per abbatis incuriam et malitiam habitantium», al fine di riformarla «tam in capite quam in membris» (Analecta Sacri Ordinis Praedicatorum, 1897, n. 243, pp. 507 s.).

Esortando un giorno i suoi religiosi alla vicendevole carità, confidò loro che gli era apparso, per chiedergli perdono, un religioso morto da poco, il quale gli era stato causa di non lievi dispiaceri. Avendolo esortato a chiedere perdono a Dio e non a lui, il colpevole gli aveva risposto che il Signore esigeva da lui questa soddisfazione per usargli misericordia: «Vedi Fra Niccolò quanto sia grave e pericoloso offendere il prossimo, e quanto più il non placarlo dopo averlo offeso».

Durante il mandato di Priore Provinciale, Paglia inviò al maestro dell’Ordine Giordano di Sassonia, immediato successore di San Domenico, una relazione sul monastero di S. Sisto in Roma, alla quale fa allusione lo stesso Giordano in una sua lettera alla beata Diana degli Andalò, rassicurandola sul buon andamento di quella comunità. La fondazione del convento di Sa Domenico di Arezzo, attribuita a Paglia da Tomás Malvenda (1627) va collocata fra il 1232 e il 1233.

Nello stesso periodo i domenicani si insediarono a Orvieto, come attesta la cronaca di quel convento, che menziona Paglia anche quale fautore della fondazione del convento di San Domenico di Perugia, su richiesta di Giordano di Sassonia.

La sezione trecentesca della Chronica Ordinis del cenobio perugino conferma l’attribuzione della paternità dell’insediamento a Paglia, che a Bologna aveva convertito il giovane studente di Perugia Cristiano, rampollo della potente e aristocratica famiglia degli Armanni. Insieme a questo, tra il 1233 e il 1234, chiese al Comune un luogo dove poter edificare il convento.

Secondo Costantino d’Orvieto, autore della Legenda sancti Dominici (1244), si deve collocare nella notte tra il 23 e il 24 maggio 1233 la partecipazione di Paglia alla solenne traslazione del corpo del Santo fondatore, voluta da Giordano di Sassonia su sollecitazione di Gregorio IX.

Inoltre, lo stesso Gregorio IX, con una lettera inviata da Rieti il 17 ottobre 1234, si rivolse a Paglia sollecitandogli l’invio di due frati idonei «ut per Tusciam portent in humilitate cordis et corporis verbum crucis», ossia per predicare la crociata, così da raccogliere fondi per la spedizione in Terrasanta. L’anno successivo Paglia terminò il suo mandato e gli successe Giovanni Colonna. Poi le fonti tacciono su di lui per i due decenni seguenti.

 

Il secondo mandato e la morte

La Chronica Ordinis, posta in appendice alle Vitae fratrum di Gerardo di Frachet (databile alla fine degli anni Cinquanta del XIII secolo) colloca nel 1255, anno del capitolo provinciale di Napoli, il secondo mandato di Paglia come Provinciale Romano – successore a sua volta di Giovanni Colonna, nominato arcivescovo di Messina alla fine d’agosto dello stesso anno – e lo indicano come «vir religiosus et litteratus et graciosissimus predicator» (Gerardus de Fracheto, 1896).

La Chronica informa anche che Paglia morì poco dopo, tra la fine del 1255 e gli inizi del 1256, sicuramente prima della Pentecoste (4 giugno) del 1256, data di inizio del capitolo generale di Parigi, al quale non partecipò.

Gli atti del capitolo della Provincia romana, tenuto ad Anagni nel 1256, menzionano una disposizione data da Paglia di portare a termine per il capitolo successivo un «opus concordiarum» della Sacra Scrittura, iniziato probabilmente per sua iniziativa durante i pochi mesi del secondo mandato.

Papa Leone XII il 26 marzo 1828 ha confermato il suo culto come beato.

Le sue reliquie subirono varie traslazioni e furono, infine, sistemate sotto l’altare maggiore della Chiesa perugina di San Domenico. Altre reliquie, nel 1959, furono donate alla chiesa di San Domenico a Giovinazzo.


Fonti:
Treccani online;
Santi e Beati online;
Osservatore domenicano.