Padre Giacomo Paniscotti

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PADRE GIACOMO PANISCOTTI

(Molfetta, 1489 – Mesagne, 1561)

Osservante e poi Cappucino predicatore

7 settembre

 

Padre Giacomo Paniscotti, figlio di Biancolino Paniscotti e nipote di frate Giacomo Paniscotti senior, nacque a Molfetta il 25 ottobre 1489.
Il suo cognome è riportato in varie grafie: Pancotto, Paniscotti, Biancolini Paniscotti, Panis Coctus in alcune opere latine.
Tra il 1535 e il 1543 padre Giacomo scrisse diverse opere ascetiche e teologiche, più volte date alle stampe, in cui denunciava e condannava l’eresia protestante ma, soprattutto, i vizi morali come l’usura.

 

Frate Osservante e predicatore contro il luteranesimo
Fin da giovane si dedicò allo studio della logica e della filosofia. Nel 1509, dopo aver rinunciato al beneficio ecclesiastico di famiglia istituito dallo zio, prese i voti nell’Ordine dei Francescani Minori Osservanti di Molfetta. Nel 1522 fu elevato alla carica di Provinciale e, nel corso del secondo anno del suo mandato, fu deposto e sostituito da Desiato da Altamura durante la congregazione celebrata nel convento di Gravina e presieduta dal Ilarione Sacchetti da Firenze, generale dell’ordine.
Libero da incarichi, padre Giacomo detto “da Molfetta” si dedicò alla predicazione, recandosi in diverse città italiane (Bari, Forlì, Venezia, Milano, Genova, Bologna), dove combatté l’eresia luterana con la forza della sua oratoria.

 

Passaggio ai Cappuccini e verace predicatore
Nel 1536 passò all’Ordine dei cappuccini e fu nominato predicatore a Napoli per il tempo della Quaresima. Nel 1537 si recò a Ferrara, dove, accusato di essere un pericoloso settario, fu chiamato a discolparsi di fronte al Vicario Capitolare. Riconosciuto vero seguace della dottrina francescana, gli fu concesso di predicare nella chiesa cattedrale durante il periodo dell’Avvento.

 

La fondazione del Convento dei Cappuccini a Molfetta
Rientrato a Molfetta, nel 1540, fondò il convento dei padri cappuccini a ridosso del Pulo.
A Firenze, nell’Archivio Provinciale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini di Toscana si conserva, trascritta in due volumi, una Relazione dello stato di tutti i Conventi Cappuccini d’Italia compilata tra il 1703 e il 1716 da Filippo Bernardi da Firenze.
Per quanto riguarda la fondazione del convento di Molfetta si legge: «La città di Molfetta fu una delle prime nella Puglia a mostrarsi ben affetta alla nostra riforma perocché, commossi i cittadini dalla predicazione e rare virtù del più volte nominato Padre Giacomo da Molfetta, fecero concordemente istanza a’ Cappuccini che volessero pigliare abitazione nel loro territorio. Accettato di buona voglia da’ nostri superiori l’invito e trovato a proposito certo sito lontano dalla città ben due miglia, quivi furono gettati i fondamenti con la debita licenza dell’Ordinario, che allora era monsignor Iacovo Ponzetti Fiorentino, nipote del cardinale Ferdinando Ponzetti, e ciò seguì l’anno 1540 alla presenza di gran moltitudine di popolo non ostante la distanza dalla Città. E questo fu il secondo convento che si pigliasse nella Provincia di Bari».

 

Difensore dei poveri, predicatore contro usurai ed eretici
Il 27 agosto 1540 Papa Paolo III nominò padre Giacomo predicatore di Ragusa (l’odierna Dubrovnik) per il periodo dell’Avvento e della Quaresima. Il Senato ragusano fu colpito dalla forza della sua eloquenza e, trovandosi vacante la sede arcivescovile, avrebbe chiesto a Paolo III di destinarlo a capo di quella Chiesa. Tuttavia, nonostante le ripetute insistenze del pontefice e dei cittadini, padre Giacomo rifiutò.
Rientrato nel Regno di Napoli, si recò dapprima a Lecce, dove denunciò con forza la pratica dell’usura, e successivamente a Matera, Gallipoli e in altre città della provincia di Terra d’Otranto.
Venuto a conoscenza che Giovanni Bernardino Bonifacio, marchese di Oria, aveva abbracciato dottrine eretiche, secondo le testimonianze dell’epoca, si sarebbe recato a Francavilla per incontrarlo, nel tentativo, fallito, di redimerlo. Sfuggito a un attentato che sarebbe stato ordito contro di lui dal Bonifacio, si trasferì a Napoli.
Rientrato in Terra d’Otranto, denunciò pubblicamente, nel 1559, il malgoverno del preside della provincia. Accusato dal governatore di aver redatto un libello anonimo contro di lui, padre Giacomo fu relegato nel convento dei frati cappuccini di Mesagne, presso Brindisi.

 

Il nuovo convento dei Cappuccini a Molfetta
Nel 1560 i Cappuccini di Molfetta decisero di abbandonare il convento del Pulo perché disagiato e troppo lontano dalla città. Padre Giacomo ottenne dall’Università di Molfetta che fosse costruito un nuovo convento dei Cappuccini sulla strada per Bitonto, in contrada «Petrullo» vicino alla città, nel luogo dove ancor’oggi si trova (chiesa e convento adiacenti Piazza Margherita di Savoia, detta “Piazza Cappuccini”).
Nel contempo, il convento vicino al Pulo fu venduto dall’Università al patrizio Tonto Michielli per 150 ducati e il ricavato fu utilizzato per l’acquisto del suolo per il nuovo convento. Accanto al nuovo convento fu costruita la chiesa del Crocifisso, consacrata nel 1769 e tuttora esistente.

 

 

Morì a Mesagne il 7 settembre 1561.
Già dopo la sua morte, fu riconosciuto come “beato” dal popolo, ma il titolo non è stato mai confermato dalla Santa Sede.
Inoltre, a 4 anni dalla sua morte, quando fu eseguita la ricognizione, il corpo fu trovato intatto, emanando un profumo soavissimo.

 


Fonti:
Treccani online,