Comunicazione locale e cittadinanza attiva. Il ruolo dei periodici locali

Luigi Sparapano

La voce delle comunità, le voci di dentro, la vitalità quotidiana e laboriosa che anima i quartieri e i paesi… sono gli aspetti caratterizzanti della stampa locale, quella che più di tutte subisce i danni della scure economica, aggravata oggi dalla decisione delle Poste di consegnare a giorni alterni le corrispondenze, quindi anche i giornali, incrinando, soprattutto per i quotidiani e i settimanali, il rapporto diretto tra giornale e lettore.

Ma il valore della comunicazione locale resta e diventa sempre più necessario.

Se ne è parlato a fine giugno, a Ruvo di Puglia, nel convegno nazionale dei giornali delle Pro Loco (Gepli) organizzato magistralmente dalla Pro Loco ospitante, presieduta da Rocco Lauciello, in collaborazione con il Comune di Ruvo, presso la neonata Pinacoteca di Arte contemporanea.

Intensa giornata che ha condotto i partecipanti, per lo più responsabili e redattori dei diversi giornali Pro Loco, a confrontarsi su diversi aspetti del proprio servizio sul territorio.

70 giornali in Italia, 5 riviste UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco d'Italia), 21 nel Meridione, 6 in Puglia, attualmente un giornale a Ruvo, il Rubastino – mentre da diversi anni ha chiuso “Molfetta Nostra” – prevalentemente a periodicità mensile o bimestrale/trimestraleUn bacino vasto che diventa prezioso archivio di storia e di vita locale.

Centrale è stato l'intervento di Valentino Losito, presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Puglia, che a più riprese ha rimarcato il ruolo del giornalismo locale, chiamato ad avere uno sguardo lungo e profondo sulla realtà, che i giornali nazionali non possono avere, con una chiara avvertenza: “Non passare dalle virtù del locale ai vizi del localismo”. Sempre in agguato è, secondo Losito, quella cultura delle piccole patrie che abbassa lo sguardo rispetto agli orizzonti europei. Vale il ripetuto adagio del guardare mondiale e agire locale.

I giornali locali possono e devono contribuire a ricucire il senso di essere comunità locale che si identifica nei beni artistici e culturali, nella bellezza del territorio; ma devono anche esercitare una sana capacità “di indignarsi, di stupirsi e di essere profeti”, nel senso etimologico, di parlare per la città. Occorre anche che i giornali locali esercitino, secondo Losito, quel potere di contrasto nei confronti di altri poteri, disvelando quelle realtà velate, occupate da altri poteri forti (politico,economico…).

In questo tempo di crisi occorre convincersi che la ricchezza dei nostri territori è proprio la bellezza delle cattedrali, dei centri storici, dei beni artistici… periferie che vanno illuminate, per mutuare le espressioni di Papa Francesco, messe in luce dalla stampa locale. Losito avverte che anche e soprattutto sul piano sociale la stampa locale deve tenere i riflettori puntati per tenere alta la dignità delle persone, proprio di coloro che abitano le periferie o che, citando De Gregori, “dalla periferia del mondo a quella di una città”, scappano da situazioni di vita disastrose e incappano in altrettanti disastri nelle nostre città, che si fregiano di essere più civilizzate. Proprio quelle “città invisibili” sono quelle che i giornali locali devono contribuire a disvelare. Per far questo occorre però riscoprire la professione del giornalista, sia egli professionista o pubblicista, vincendo quel potente volano della pigrizia che il web rischia di inoculare; “più che un buon tablet, un buon paio di scarpe”, ha ribadito il presidente dell'Ordine, per cui è inconcepibile il persistente status di volontariato che si riconosce ai giornalisti dei periodici locali, molto spesso giovani impegnati da direttori ed editori, senza alcun riconoscimento o con i fatidici falsi pagamenti ai fini dell'iscrizione all'albo.

Del resto non si può ignorare il calo di vendita dei giornali, cosa che non è da addebitarsi totalmente alla disponibilità di informazione gratuita sul web. Le due modalità comunicative, lungi dall'essere alternative, devono essere semmai complementari; i sociologi della comunicazione intravedono un ritorno di credito alla carta stampata quando, in un futuro non molto lontano, arriveremo alla saturazione dell'informazione digitale. Allora torneremo al realismo di una seria attività giornalistica, di qualità.
La carta stampata, conclude Losito, avrà un futuro, anche se di nicchia, perchè sarà di qualità e il lettore attento non potrà che introdurre in casa propria la freschezza di notizie “potabili”, come acqua, la cui freschezza e potabilità non si esita a pagare.