Giro d’Italia: una scommessa per la città, un’occasione di riflessione

di Lucrezia d'Ambrosio

Se fosse stato ancora tra noi quest’anno, mio nonno Giovanni, avrebbe compiuto cento anni. Proprio come il Giro d’Italia. E lui, che da giovane, e comunque, fino a quando la salute glielo ha consentito, ha continuato a pedalare in sella alla sua bici e non si è perso una sola edizione del Giro in tv, non sarebbe stato nella pelle sapendo che proprio la sua città, Molfetta, il 13 maggio, non solo avrebbe festeggiato, in grande, il centesimo compleanno del Giro (l’avventura del Giro d’Italia è cominciata il 13 maggio del 1909 subendo soste forzate con le guerre), ma avrebbe anche ospitato la partenza dell’VIII tappa del centesimo, la Molfetta-Peschici. Me lo ricordo ancora quando, noncurante delle rimostranze di sua moglie, mia nonna, restava incollato al televisore per ore, oppure, ed è capitato, si catapultava in strada per veder passare il Giro. 
In qualche modo, l’ho capito dopo, crescendo, proprio nel Giro, con le sue salite, le volate, le storie, le inevitabili polemiche, gli scandali, ma anche con le sue lacrime, mio nonno ritrovava quelle che sono le vicissitudini della vita. Perchè sì, il ciclismo, un po’ come tutti gli sport, porta con sé valori che, ogni tanto, vengono offuscati da disvalori psichedelici ed effimeri, fatti di luci e ribalta, denaro e copertine patinate, ma che alla fine vengono sempre a galla. Anzi, prendono il sopravvento. E rimangono le storie di vita e di amicizia, i messaggi positivi che riempiono il cuore e arricchiscono l’animo.
«Credete nei vostri sogni – ha detto Mario Cipollini, uno dei più grandi ciclisti di sempre, in occasione dell’incontro che, a Molfetta, ha avuto con i ragazzi della scuola media Poli, ad aprile scorso – e non abbiate paura di pedalare controvento. Il vento contro, se lo si sa affrontare, si può vincere. Da piccolo sognavo di diventare ciclista e ho capito che più mi allenavo, più potevo rendere reale quel sogno. Voi – ha aggiunto – avete un’opportunità: cercate di capire che ogni giorno che siete a scuola, avete una chance in più per affrontare con successo le difficoltà della vita». 
E Molfetta, grazie al lavoro gratuito svolto dal Comitato di Tappa, e da tutti i suoi compagni di viaggio, e alla lungimiranza della gestione commissariale, si prepara a vivere un evento unico. Che non è solo palcoscenico internazionale, visibilità, pure importantissimi, ma è anche esempio per i più giovani. Per tutti quelli che sapranno fare tesoro dei valori autentici dello sport che, è stato Papa Francesco a sottolinearlo: «è una “esperienza educativa”, ma deve rimanere “un gioco” anzi uno sprone a mettersi in gioco». E Molfetta, con la sua comunità, il territorio tutto, sono pronti a mettersi in gioco per ricominciare quella «eterna gara, nella quale ognuno dei due vuole disperatamente arrivare primo. Però, se uno si attarda, l’altro aspetta».