Pasqua, ovvero il trionfo della vita! Anzi, della vita rinnovata. Di più: della vita radicalmente nuova. La vittoria di Gesù sulla morte ha frantumato le catene della schiavitù, ha ridato la libertà ai prigionieri, ha riconsegnato all’uomo la dignità perduta, ha dischiuso gli orizzonti dell’infinito, ha ricompattato l’umanità dispersa, ha riappacificato il cielo e la terra.
Pasqua è palingènesi, è bisogno profondo di rinnovamento, è desiderio universale di cambiamento, è aspirazione totale dell’anima, è attrazione irresistibile del cuore, è traguardo sempre desiderabile.
Pasqua è memoria e progetto, è passato che si fa presente, è presente che si fa futuro. Pasqua è ‘già’ e ‘non ancora’. è fremito che investe il tempo, è energia che attraversa i sotterranei della storia, è ossigeno che alimenta il respiro.
Amo pensare l’umanità protesa verso il punto omega della gloria, approdo di un cammino faticoso ma inarrestabile, senza sosta. Durante la settimana santa si sono svolte tante processioni, quasi per evocare i viaggi di Gesù per le strade della Palestina, fino al viaggio a Gerusalemme, il cui tratto finale si è trasformato in tragedia: Via crucis! Eppure da lì, dal Golgota, è ricominciato un altro viaggio, questa volta di risurrezione, di liberazione, di speranza. Non più solo via crucis, dunque, ma anche via lucis.
A partire da Gesù risorto, continua questo viaggio, in un alternarsi di croce e di luce, di sofferenza e di sollievo, di dolore e di gioia, di morte e di vita, di prova e di speranza. Non c’è nulla che sfugga a tale dialettica. Gesù entra nelle varie vicende dell’umanità per condividerne i pesi e per riallacciare gli esili fili di speranza. Fin negli abissi più reconditi della morte, negli anfratti più sottili del ‘non senso’, Egli è sceso, riportando ogni cosa in superficie, non solo, ma sollevando anche tutte le realtà fino alle altezze dei cieli. Diciamo meglio: Egli ha portato il ‘cielo’ sulla terra, ed ha riacceso la speranza.
In questi tempi così difficili, in cui ancora una volta stiamo assistendo, direttamente o indirettamente, al dramma della guerra, della catastrofe in Giappone, all’esodo di masse provenienti dal nord-Africa, non possiamo allarmarci e gridare allo scandalo del ‘Dio assente’. Dobbiamo, invece, innalzare lo sguardo al Crocifisso ‘ Risorto, per saper allargare le braccia come Lui, in segno di accoglienza e amore, e lasciarci investire dalla sua luce, perché il mondo sappia che la sua luce è più forte di ogni buio, e anche le ombre della notte non fanno più paura.
A tutti e a ciascuno, auguri di Risurrezione!