La tenerezza di Dio

Mons. Luigi Martella

Venti anni fa, don Tonino terminava il suo viaggio terreno. Due giorni dopo, a quest’ora, era già concluso il rito delle esequie, rito svoltosi sulla banchina del porto qui a Molfetta. C’erano in tanti, decine di migliaia di persone, provenienti da diverse parti d’Italia; c’era per intero l’episcopato pugliese e alcuni altri vescovi di altre regioni. C’erano tanti sacerdoti e c’erano soprattutto i fedeli di questa sua amata diocesi.

Ci ritroviamo, questa sera, a fare memoria di quel ‘tramonto luminoso, quasi più fascinoso di un’ alba’, in questa Cattedrale che è stata la sua Cattedrale. Lo facciamo con animo commosso ma anche nella lieta consapevolezza che egli è presente, qui, in mezzo a noi. Vive soprattutto attraverso l’Eucaristia, e insieme a Gesù Risorto spezza ancora il pane della vita e lo distribuisce. Rivive attraverso l’icona del buon Pastore. Egli, infatti, come Gesù, si è caricato sulle spalle tante pecorelle in difficoltà: poveri, ammalati, immigrati, drogati, esclusi, sfrattati. Senza aspettarli ma andando alla ricerca.

Oggi come allora, don Tonino suscita ammirazione, smuove le coscienze, mobilita i cuori alla carità, diffonde luce nella densità delle ombre. Oggi, ci appare più chiara e più forte la densità della sua testimonianza. Ci sentiamo, così, eredi di un patrimonio morale e spirituale che non possiamo mettere in archivio, ma dobbiamo cercare di capitalizzare, valorizzare e far lievitare.

A presiedere questa liturgia abbiamo invitato S.E. Mons. Vincenzo Paglia, un volto molto noto, non solo in ambito ecclesiastico; un Vescovo amico, già pastore della diocesi di Terni-Narni. Il suo impegno è legato alla Comunità di S. Egidio della quale è il co-fondatore. Maestro di dialogo ecumenico, conoscitore di culture e di popoli diversi. Attualmente, per volontà di Benedetto XVI, presiede un importante organismo della Chiesa universale: il Pontificio Consiglio per la Famiglia. Egli è pure postulatore della causa di beatificazione del Vescovo Salvadoregno Oscar Romero, trucidato dai guerriglieri, proprio mentre celebrava l’Eucaristia. Un «vescovo fatto popolo», come lo ha definito don Tonino, prendendo a prestito questa volta un’espressione di Padre David Maria Turoldo.

Allo stesso don Tonino, poi, è stato attribuito debitamente un titolo molto simile: «vescovo che profuma di popolo». Un concetto che Papa Francesco ha richiamato nell’omelia della messa crismale, quando, rivolgendosi ai sacerdoti ha raccomandato: «Questo vi chiedo: di essere pastori con ‘l’odore delle pecore’, pastori in mezzo al proprio gregge».

In realtà, don Tonino, ‘profumava di popolo’ non solo perché era vicino alla gente, ma perché sulla gente, sul popolo riversava la tenerezza di Dio, e dunque il profumo, la santità di Dio. Testimone di fede, dunque, principalmente per questo. «Per fede ‘ dice Benedetto XVI nel motu proprio Porta fidei con il quale indice l’Anno della fede ‘ gli Apostoli’ seguendo il mandato di portare il Vangelo ad ogni creatura e, senza alcun timore, annunciarono a tutti la gioia della risurrezione di cui furono fedeli testimoni» (n. 13).

Ringrazio per la sua presenza S.E. Mons. Giovanni Ricchiuti, Arcivescovo di Acerenza, biscegliese di origine e già rettore del Seminario Regionale. Egli esprime sempre vicinanza a questa Chiesa particolare fecondata dal ministero di don Tonino.

Un grazie speciale porgiamo a S.E. Mons. Vincenzo Paglia per aver costretto la sua fittissima agenda a consentirgli di essere qui con noi questa sera. Introduciamoci, allora, nella cena del Signore perché nutriti della parola di Dio e del pane eucaristico, possiamo offrire pure noi una limpida testimonianza di fede sulle orme del nostro amato e indimenticato pastore, don Tonino Bello.