Il dovere della memoria è una forma di responsabilità e di impegno. Responsabilità, perché chi non conosce il passato, è condannato a riviverlo, come scriveva il filosofo George Santayana; concetto poi ripreso da Primo Levi. Ignorare la nostra storia, dimenticare, significa esporsi pericolosamente ad una replica, perché ci mette nella condizione di non vedere gli errori già commessi, non poter imparare da essi e quindi essere soggetti a ripeterli. Quando nel ’92 Gianni Carnicella è stato ucciso, l’intera città ha pagato lo scotto di errori aggrovigliati e nascosti, che vanno riconosciuti e raccontati, per poter finalmente voltare pagina: la commistione tra ambienti “perbene” e la criminalità organizzata a Molfetta, l’andazzo di appalti non correttamente gestiti e dati in mano sempre ai soliti noti, la tolleranza dell’illegalità elevata a sistema di una politica che pescava voti anche e soprattutto da certi gruppi sociali e da precise famiglie che li gestivano, la sonnacchiosa indifferenza della Molfetta onesta e intellettuale che relegava violenze, intemperanze, assoluto non rispetto delle regole e fiorente commercio della droga, a fenomeni di folklore locale, esercitati da una minoranza in fondo innocua. Tanto innocua, che ci è scappato il morto.
Responsabilità anche nei confronti di chi ha fatto il proprio dovere e ci ha rimesso la vita: un sindaco che viene ucciso nell’esercizio del proprio mandato, ricorda alla coscienza di ciascuno che non abbiamo bisogno di eroi che paghino per tutti; è necessario invece essere tutti persone che ogni giorno, nel quotidiano della propria esistenza, compiono con correttezza, lealtà e onestà tutto quello che gli compete, da cittadini e da lavoratori, e considerino normale, non certo eccezionale, far bene la propria parte.
Il dovere della memoria è anche una forma di impegno, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni. Impegno a ricordare, raccontare, tramandare, in una narrazione senza soluzione di continuità. Impegno ad educare, senza mai mollare, perché la violenza, l’ingiustizia e l’illegalità fioriscono dove adulti abdicano al proprio ruolo e aspettano che siano altri, le Istituzioni, la scuola, la Chiesa, a supplire al mandato educativo, che invece non è roba da esperti, ma investe l’intera comunità.
Proprio per onorare il dovere della memoria, il giorno 7 luglio, alle ore 13,30 in via Carnicella davanti al sagrato della Chiesa di San Bernardino, dov’è già posizionata una fioriera in bronzo, con la fascia da sindaco, nome e data di morte di Gianni Carnicella, finalmente, grazie all’impegno del Presidio Libera di Molfetta, verrà scoperta una pietra d’inciampo in cui è riportato uno stralcio dell’omelia di don Tonino Bello ai funerali del sindaco ucciso.
Un elemento in più, che servirà a fermarsi, passando di lì, adulti e giovani, a leggere, a riflettere e a spiegare ai nostri amici, ai nostri figli, ai nipotini, la storia di quel 7 luglio 1992. Non per rattristarci e rattristare, ma per educarci ed insegnare ad essere cittadini a testa alta e costruire speranza. Perché non accada mai più.
Presidio Libera Molfetta “Gianni Carnicella”