Quello che le donne dicono

di Angela Paparella

“Chi dice donna, dice danno” dicono gli automobilisti ‒ maschi ‒ alla guida e qualche prete bacchettone. 
Quello che invece le donne dicono è difficile da ascoltare, perché appartiene ad un vissuto complesso e parla una lingua ancora espressa sottovoce, afona, se c’è chi non vuole sentire. Le donne… parlano una lingua materna, perché non riescono a fare a meno di curare e prendersi cura.
Sono compagne di vita della fragilità, la accompagnano con pazienza, sensibilità, leggerezza, derivante da secoli di esercizio: si prendono cura delle fragilità degli uomini e di quelle dei figli, dei genitori anziani, delle proprie e di quelle delle amiche, di chi è più debole e ha bisogno di essere seguito o solo di raccontarsi in un tratto di strada. Sanno ascoltare e meditare tutto nel proprio cuore. 
Parlano una lingua responsabile: sanno ancora dire sì alle responsabilità. Non è solo questione di dover sempre dimostrare quanto valgono a qualcuno e soprattutto a se stesse. è l’abitudine a farsi carico delle situazioni, delle persone; è l’impegno assunto vissuto fino in fondo, anche a costo di sacrifici. è il saper stare senza defilarsi, stare e servire gratuitamente in casa, sul lavoro, nelle comunità parrocchiali, stare e sostenere, con coraggio, i pesi.
Parlano una lingua relazionale: non è vero che parlano troppo, è solo che sanno parlare di più e meglio, così come sanno dire ciò che sentono: ridono, piangono, litigano, abbracciano e baciano, esprimono le emozioni con intensità e in questo modo interagiscono più facilmente con tutti, stringono rapporti, tessono legami, coinvolgono, costringono a venir fuori. Anche così educano, educano al bello di essere umani.
Parlano una lingua creativa: provano, ostinate, a non tradire i propri sogni e continuano a sognare per i propri figli e nipoti; cercano soluzioni nuove ai problemi complicati del quotidiano, inventano mille modi per dar sollievo alla fatica di vivere, trovano in sé risorse insperate, tentano vie impossibili di fronte alle difficoltà. Sanno tenere insieme, un po’ in affanno, un po’ schizzate, ma tenere insieme tutto, affetti, lavoro, impegno gratuito in un equilibrio delicato, da ricalibrare continuamente. Accettano sfide impossibili, a volte le perdono e sanno ricominciare, senza imparare troppo dai propri errori e continuando a fidarsi degli altri.
Quello che le donne dicono con i loro gesti, le intuizioni, i contributi di pensiero, gli investimenti d’amore, è ancora e sempre contrassegnato dalla tenacia di chi sa, nel tempo, continuare a costruire la speranza. 
Direi che meritiamo un grazie.