Una brezza sul mondo

Paolo Bustaffa

Sulle strade e nelle piazze di Madrid, che per alcuni giorni hanno accolto il mondo, il Papa passa, ascolta, parla.
Sfiora tutti con la lievità di una carezza.
È il suo stile.
Mai una formalità, sempre un profondo rispetto dell’altro, chiunque egli sia.
Al punto che tra gli ‘indignados’ alla Puerta del Sol alcuni, contrari alle offese e alla volgarità, scoprono che quest’uomo vestito di bianco e i suoi amici non sono affatto distanti dai loro problemi.
Attraverso quelle madrilene una brezza passa sulle piazze del mondo perché il dialogo e non la violenza le abiti.
Sorprende a fa nascere domande questo passaggio leggero.
La prima è rivolta a ogni persona, al significato che ognuno dà alla presenza o all’assenza di Dio nella vita personale e nella storia di tutti.
È un invito alla ricerca della verità che, ha ripetuto più volte il Papa, non è uno slogan, non è un’ideologia, non è un’astrattezza.
Cita Platone per dire che l’essere giovani non dipende dall’anagrafe ma dal desiderio di cercare, di scoprire, di conoscere.
Il contrario di ‘ever green’ e di ‘ever young’.
La ricerca, precisa infatti il Papa alle nuove generazioni, deve essere per giungere a ‘qualcosa di grande nella vita, qualcosa che vi dia pienezza e felicità’.
Come realizzarla da cristiani nella società di oggi? Come ‘continuare ad aspirare a grandi ideali’ in una cultura relativista?
La risposta, ribadisce, è una Persona, è Cristo.
La brezza di questa parola attraversa l’accampamento di Cuatro Vientos dove, dopo l’improvviso e violento acquazzone, riappare il cielo azzurro di Madrid e il Papa ringrazia commosso per la forza, la resistenza e l’allegria.
Ancora una volta ha la prova di non essere solo.
I giovani sono stanchi per il cammino e per l’incandescenza del giorno ma gli applausi mentre diluvia dicono che non basta una grande fatica per smorzare l’attenzione e l’entusiasmo, non basta per affievolire un abbraccio.
Capiscono che qualcuno sta dicendo loro che c’è Chi li ama e per questo sono anch’essi chiamati ad amare gli altri.
A cominciare dagli ammalati, dai bisognosi, dai diversi.
Molti, in un orizzonte di cose grandi, si sentono poi chiamati a realizzare nel matrimonio ‘un progetto d’amore vero che si rinnova e approfondisce ogni giorno condividendo gioie e difficoltà e che si caratterizza per un dono della totalità della persona’.
Altri sono chiamati da Cristo ‘a seguirlo più da vicino nel sacerdozio e nella vita consacrata’.
Progetti di vita che la ‘generazione di Benedetto XVI’, più giovane di altre in questa Gmg, avverte come grandi avventure per le quali vale la pena spendersi e rischiare.
La via maestra da percorrere per raggiungere mete così alte è l’amicizia con il Signore. Un colloquio da coltivare ogni giorno con lo slancio e la freschezza di una Gmg.
La brezza di queste parole continua a soffiare sull’accampamento a Cuatro Vientos.
Non solo per una notte.
Al mattino Benedetto XVI ritorna.
Prendendoli per mano e facendosi prendere da loro per mano conduce la ricerca della verità all’incontro con la Verità.
Insieme sulle strade del mondo, dove cammina un’umanità spesso affaticata e smarrita, diventano costruttori di speranza.
La Gmg finisce.
Come per tutte le precedenti venticinque Gmg quella brezza, in cui è il sorriso di Giovanni Paolo II, continuerà a soffiare nei luoghi del lavoro, della cultura e della politica. Farà nascere domande, indicherà la strada che porta alle risposte e alla Risposta. Una giornata finisce, l’avventura continua.