Giornata diocesana di Avvenire

Domenica 13 dicembre 2009

Lo scadimento dei media e il servizio reso da Avvenire

di Mons. Luigi Martella

Parlando di “emergenza educativa” non si può non riconoscere il ruolo che in questo campo rivestono la comunicazione e i mezzi della comunicazione. Lo scenario che si apre di fronte a noi assume i contorni di una gravità senza precedenti. Si evidenzia un salto di qualità sostanziale nello sconfinamento generalizzato di ogni senso del limite, del pudore e del buon senso, in una parola dell’educazione. «Abbiamo toccato il fondo» è un’espressione che ho sentito ripetere più volte, sia sui giornali sia in televisione in questi giorni. Il riferimento attiene al modo con cui si porgono le notizie ma anche ai  contenuti da esse veicolati.

Non riguarda più la follia di qualche isolato caso di delirio personale, bensì una patologia molto diffusa che si mostra in tutta la sua cruda realtà. E poco possono, di fronte a questa situazione, i commenti di qualche criminologo o psicoterapeuta illuminato. Allora non possiamo non ricordare che da anni, soprattutto in questo ultimo decennio, gli autori televisivi di certe trasmissioni o reality, i redattori di certa carta stampata, riducono la notizia a gossip e in genere il clima perverso e sempre un po’ sessuomane di tanti personaggi dello spettacolo e dei lori pari, contribuisce in maniera determinante e scellerata all’imbarbarimento progressivo dei nostri costumi. Questa è una gravissima responsabilità morale, in particolare nei confronti dei più giovani, che ne sono le vittime più esposte e indifese. Invocare una controtendenza è facile e giusto, ma non basta, occorre indicare la via, tenendo ben presente che la battaglia dell’educazione si vince proponendo sempre qualcosa di meglio, di più giusto e soprattutto di più bello.

Bisogna, certo, incitare i nostri giovani a seguire modelli, trasmissioni televisive, letture, musiche, compagnie e contenuti che siano adeguati alla dignità del loro cuore e della loro mente, ma occorre altresì cambiare rotta per non abdicare ad un futuro diverso. Il punto è questo: che qualcuno sappia appassionare giovani e meno giovani alla bellezza della vita, della realtà e dei rapporti con le persone. È questo il compito educativo più serio, quello che deve assumersi la responsabilità di introdurre le nuove generazioni a un ideale di senso e di utilità per la propria esistenza. È proprio questo di cui, oggi, in assoluto c’è bisogno, più ancora del pane da mangiare. Una tale situazione rende ancora più prezioso il servizio di non solo col servizio quotidiano, ama anche con i supplementi. Paolo VI, avendolo fortemente voluto e sostenuto  sognava un «giornale cattolico ma capace di parlare anche ai non cattolici». Si può onestamente riconoscere che per tale obiettivo, in oltre 40 anni di vita, il quotidiano cattolico si sia fedelmente impegnato, con l’autorevolezza dei redattori, con la sostanza dei contenuti, con lo spirito di servizio alla verità.

Invito tutti, pertanto, particolarmente i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i genitori, le scuole, i catechisti a leggere e diffondere Avvenire

per far giungere una voce sicura e libera, credibile e rassicurante di persone che amano riflettere e condividere la tensione sul senso vero circa la vita presente e futura.