SENTINELLE DEL MATTINO

««Sentinella, quanto resta della notte?»[1].

Questa domanda, mutuata dal profeta Isaia, identifica l'anelito alla speranza che ha attraversato la vita e la testimonianza evangelica di don Tonino. Egli, infatti, come il profeta era certo della risposta: «resta poco della notte»[2].

Questa certezza egli la riponeva proprio nei giovani, cui affidava questo compito profetico di essere «sentinelle del mattino»'[3].

Don Tonino, però, non era un ottimista a buon mercato, egli aveva chiara la situazione in cui i giovani si trovano a vivere. Nel progetto pastorale egli sottolinea a proposito della situazione giovanile che «a questa fascia di età dobbiamo dedicare più impegno e maggiore attenzione pastorale, se è vero che circa i due terzi dei nostri giovani hanno nei confronti del problema religioso un comportamento né pregiudizialmente negativo, né esplicitamente impegnato»[4].

Ma soprattutto, in una diagnosi riguardante l'ondata di secolarizzazione che ha investito il nostro tempo egli non si attarda su questioni esteriori e di carattere sociale, ma scende più a fondo:

«La città soffre oggi di una profonda crisi di vita interiore»[5]. Ecco il vero problema, non sono le induzioni esterne ad abbassare la soglia etica,  ma la crisi della vita interiore crea lo sconquasso della società. E continua dicendo che la città «accusa un vuoto preoccupante di spiritualità. Il vento della secolarizzazione l'ha investita in pieno. Sbanda sul piano delle antiche certezze di fede. Ma sbanda soprattutto sul piano delle convinzioni morali.

Calo di entusiasmo. Raffreddamento di passione religiosa. Assenza di silenzio. Enfasi dell'immagine. Trionfo dell'indifferenza. Corsa al consumo. Giostra dell'esteriorità. Insoddisfazione diffusa. Deficit di pace. Ricerca disorganica di rimedi». Questo è il quadro entro cui siamo chiamati ad operare.

«Eppure, - continua il Vescovo - tra le arterie di questa città che rassomiglia sempre più a Babele e sempre meno a Gerusalemme, soffia il vento dell'attesa. Non si sa bene di che. Ma è certo un'attesa di significati. C'è domanda di sale. Di sapori perduti. Di gusti profondi. Nei giovani, soprattutto. I quali, se l'insostenibile leggerezza dell'essere impedisce loro di immergersi nel cuore delle cose e li tiene lì a galleggiare sulla superficie dei fenomeni come su di una lastra di cristallo, avvertono, però, il fascino dei grandi valori e sentono il profumo di un pane di cui non sanno presso quale forno fare la provvista»[6].

La necessità allora non sta nel rincorrere i giovani nei loro ritrovi, si tratta piuttosto di dare loro i grandi valori di cui sentono urgente bisogno.»

 
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