Il Crocifisso fa problema nelle scuole. Almeno così la pensano alcuni in Europa, fino a chiedere una pronuncia della Corte europea dei diritti dell’uomo che il 30 giugno ha ascoltato le parti pro e contro. Il simbolo per eccellenza dell’accumulo di ogni sofferenza, di ogni oppressione, di ogni vilipendio alla dignità umana non avrebbe più nulla da insegnare ai nostri ragazzi? E che cosa si dovrebbe allora insegnare? Ad essere moderni. E nella modernità la religione, e dunque i suoi simboli, non avrebbero più motivo d’esistere.
Qui sta l’equivoco di fondo nella percezione, che una parte del Vecchio Continente ha di sé, della cultura, del costume, del sentire. Troneggia ancora in alcune porzioni, più o meno estese, delle nostre società una convinzione. Che la modernità comporti anche l’abbandono della religiosità. Anzi che l’una escluda l’altra. Conseguentemente il segno del Crocifisso rappresenterebbe il residuo di un passato ormai superato, di una nostalgia del religioso superata dall’avanzare del progresso o, comunque, della civiltà fondata finalmente sulla razionalità tecnoscientifica e non sul sentimento.
Una volta ad uno scienziato è stato chiesto: lei crede in Dio? Risposta: naturalmente no, io sono scienziato. Ma i dati smentiscono l’affermazione. Infatti da una recente indagine condotta tra uomini di scienza americani da una ricercatrice di Oxford risulta che soltanto il trenta per cento non sono credenti senza essere avversari della religione e dei suoi segni. Purtroppo la tentazione di opporre scienza e fede si è in qualche modo popolarizzata in Europa. Per dirla in difficile: il Neoilluminismo è divenuto popolare non restando chiuso come l’Illuminismo nelle classi alte della società.
Il veicolo per eccellenza di questo ‘potere illuminato’ in Europa è stato ed è il sistema scolastico e universitario. L’eliminazione del Crocifisso sarebbe la conclusione logica, storicamente necessaria quanto matura, di un processo durato almeno due secoli. L’altro fattore veicolante sono stati gli intellettuali che hanno giocato un ruolo importante e via via crescente nello sviluppo di alcuni partiti politici e di alcuni sindacati. Non è casuale che nell’ambito del Parlamento europeo la visione laica, secolarizzata, incontri un favore importante: una tendenza che per i cristiani non può essere motivo di un abbandono delle istituzioni europee ma di una più competente ed efficace presenza.
L’assioma modernità uguale assenza di religione è soltanto un’eccezione europea secondo recenti studi di sociologia. Proprio l’America, ‘società moderna per definizione’ è profondamente religiosa. Sono un’eccezione gli altri Paesi nel mondo? In realtà, sostengono al di là della sponda atlantica, l’eccezione è il secolarismo europeo. Anzi, ricordano, se si vuole ‘integrare le religioni nella società occorre offrire loro un accesso alla sfera pubblica’.
Coerentemente, infatti, nessuna nuova religione, giunta in Europa attraverso l’emigrazione, chiede l’abolizione dei simboli religiosi ed in specie di quelli cristiani. A chiederlo è invece il laicismo. Che pensa di doversi ‘difendere dalle religioni’ piuttosto che attrezzarsi ‘per la difesa delle religioni’.
In ciò smentendo la propria storia. Storia che è impensabile senza la religione cristiana. Ma non solo la storia anche il presente è impastato di cristianesimo. Qualche esempio non guasta. Da dove viene il concetto di persona e della sua inviolabile dignità se non dal dibattito attorno al mistero della Trinità? E l’idea biblica dell’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio non contribuisce in modo determinante alla fondazione dei diritti umani, della cui acquisizione giustamente l’Europa va fiera pur avendoli trasgrediti abbondantemente?
L’eliminazione del Crocifisso dalle aule scolastiche diventa così una negazione del proprio Dna. Denuncia, come direbbero alcuni filosofi del postmoderno, lo ‘spaesamento’. Ma, purtroppo è lo spaesamento che si vorrebbe trasmettere alle giovani generazioni.
Qui sta l’equivoco di fondo nella percezione, che una parte del Vecchio Continente ha di sé, della cultura, del costume, del sentire. Troneggia ancora in alcune porzioni, più o meno estese, delle nostre società una convinzione. Che la modernità comporti anche l’abbandono della religiosità. Anzi che l’una escluda l’altra. Conseguentemente il segno del Crocifisso rappresenterebbe il residuo di un passato ormai superato, di una nostalgia del religioso superata dall’avanzare del progresso o, comunque, della civiltà fondata finalmente sulla razionalità tecnoscientifica e non sul sentimento.
Una volta ad uno scienziato è stato chiesto: lei crede in Dio? Risposta: naturalmente no, io sono scienziato. Ma i dati smentiscono l’affermazione. Infatti da una recente indagine condotta tra uomini di scienza americani da una ricercatrice di Oxford risulta che soltanto il trenta per cento non sono credenti senza essere avversari della religione e dei suoi segni. Purtroppo la tentazione di opporre scienza e fede si è in qualche modo popolarizzata in Europa. Per dirla in difficile: il Neoilluminismo è divenuto popolare non restando chiuso come l’Illuminismo nelle classi alte della società.
Il veicolo per eccellenza di questo ‘potere illuminato’ in Europa è stato ed è il sistema scolastico e universitario. L’eliminazione del Crocifisso sarebbe la conclusione logica, storicamente necessaria quanto matura, di un processo durato almeno due secoli. L’altro fattore veicolante sono stati gli intellettuali che hanno giocato un ruolo importante e via via crescente nello sviluppo di alcuni partiti politici e di alcuni sindacati. Non è casuale che nell’ambito del Parlamento europeo la visione laica, secolarizzata, incontri un favore importante: una tendenza che per i cristiani non può essere motivo di un abbandono delle istituzioni europee ma di una più competente ed efficace presenza.
L’assioma modernità uguale assenza di religione è soltanto un’eccezione europea secondo recenti studi di sociologia. Proprio l’America, ‘società moderna per definizione’ è profondamente religiosa. Sono un’eccezione gli altri Paesi nel mondo? In realtà, sostengono al di là della sponda atlantica, l’eccezione è il secolarismo europeo. Anzi, ricordano, se si vuole ‘integrare le religioni nella società occorre offrire loro un accesso alla sfera pubblica’.
Coerentemente, infatti, nessuna nuova religione, giunta in Europa attraverso l’emigrazione, chiede l’abolizione dei simboli religiosi ed in specie di quelli cristiani. A chiederlo è invece il laicismo. Che pensa di doversi ‘difendere dalle religioni’ piuttosto che attrezzarsi ‘per la difesa delle religioni’.
In ciò smentendo la propria storia. Storia che è impensabile senza la religione cristiana. Ma non solo la storia anche il presente è impastato di cristianesimo. Qualche esempio non guasta. Da dove viene il concetto di persona e della sua inviolabile dignità se non dal dibattito attorno al mistero della Trinità? E l’idea biblica dell’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio non contribuisce in modo determinante alla fondazione dei diritti umani, della cui acquisizione giustamente l’Europa va fiera pur avendoli trasgrediti abbondantemente?
L’eliminazione del Crocifisso dalle aule scolastiche diventa così una negazione del proprio Dna. Denuncia, come direbbero alcuni filosofi del postmoderno, lo ‘spaesamento’. Ma, purtroppo è lo spaesamento che si vorrebbe trasmettere alle giovani generazioni.