‘Lo accolse con gioia’
Relazione di fine anno associativo (2009/10)
26/06/2010 ‘ Casa di Preghiera ‘ Terlizzi
Carissimi presidenti, componenti dei Consigli e delle presidenze parrocchiali,
come lo scorso anno, ci ritroviamo a verificare il cammino annuale. Già lo scorso anno ritenevamo che tale momento dovesse costituire una tappa indispensabile e inalienabile nell’evoluzione del triennio e di ogni anno associativo. La speranza è che questo appuntamento non diventi uno tra i tanti e che non venga risucchiato nella rutine associativa per la quale ogni appuntamento che si ripete rischia dì svuotarsi di significato e di originalità.
Vorrei iniziare dalla programmazione cittadina e dai progetti che, con molta dedizione e attenzione, nonché con spirito di sacrificio, hanno attuato i coordinatori cittadini. Mi riferisco a quella progettualità la cui rilevanza sociale e visibilità ha contribuito a dare dell’A.C. un’immagine non chiusa e arroccata nelle mura, benevoli e protettive, delle parrocchie, ma aperta e disposta a giocare la sua credibilità nella collaborazione anche con coloro che, pur non condividendo la stessa visione antropologica dell’uomo, hanno a cuore il destino del Bene comune e arrivano alle nostre stesse conclusioni, ammesso che esse costituiscano per noi un’insieme di valori consapevoli e condivisibili. Infatti a Molfetta, a Terlizzi e a Ruvo le associazioni cittadine hanno collaborato alla realizzazione dei comitati pubblici per la raccolta delle firme per l’indizione del referendum abrogativo e in alcuni casi sono state la forza propulsiva per la buona realizzazione dell’iniziativa. Dello stesso tenore, anche se su una progettualità diversa, è stata l’attività realizzata dal coordinamento di Giovinazzo con il progetto ‘InstradACl’, giunto già alla seconda edizione e attuato in collaborazione con le scuole elementari della città (ci vorrebbe senz’altro, un altro incontro per constatare la piena sintonia degli stessi con i ‘Progetti a misura di parrocchia’ di cui l’associazione nazionale si è dotata a partire da qualche anno fa). Riguardo a quanto appena delineato vorrei abbozzare una riflessione che potrebbe sancire l’inizio di un processo di approfondimento senz’altro funzionale alla discussione sull’identità associativa. È bello e significativo constatare che tale progettualità associativa non è stata attuata sull’onda dell’entusiasmo e dell’estemporaneità, ma è il frutto di percorsi ben delineati e strutturati soprattutto in obiettivi e finalità che non si allontanano affatto da quelli attestati nei documenti del Magistero sociale della Chiesa, che per noi laici devono ritornare ad essere ‘la carta’ ispiratrice del nostro essere e del nostro agire. Si, perché questi progetti, indipendentemente dai nomi e dalle loro immediate finalità, costituiscono proprio ciò che fa la differenza tra l’azione sociale ad ampio raggio e la miope staticità ecclesiale che potrebbe portare le nostre associazioni ad arroccarsi dentro parametri di sicuro quanto infruttuoso protezionismo all’interno delle ecclesiali mura amiche, dimenticando che il nostro essere laici ci deve portare a considerare il mondo il campo naturale in cui mettere in pratica quanto riceviamo dai nostri incontri di formazione. Non è un mistero che su tale progettualità ci sono state nella nostra comunità diocesana alcuni pareri contrari di non condivisione di quanto poc’anzi esplicitato, supportati da paure di strumentalizzazione politica, ma è positivo il fatto che da parte laica non ci sono stati opinioni contrarie e che buona parte degli aderenti si è lasciata coinvolgere nella realizzazione e promozione delle attività suddette. Con quanto realizzato a livello cittadino non ritengo che si possa tacciare l’A.C. della nostra diocesi di essere chiusa nelle proprie parrocchie e di non dare un’immagine sufficiente di visibilità esterna. Certo, bisogna fare attenzione a che il fare non superi e scavalchi l’essere e la dimensione della spiritualità, ma a riguardo sarebbe interessante, anche se non di stretta spettanza della presente assise, delineare i limiti o i contorni dell’autentica spiritualità dei laici di A, C. E’ un problema che rimandiamo alla discussione nelle sedi opportune, anche se il contributo dei nostri assistenti può senz’altro confermare che a riguardo molto è stato scritto e che si può disporre di una buona letteratura. Per concludere, si ringraziano i coordinatori cittadini nelle persone di Vito, Michele, Giuseppe, Minimo e colgo l’occasione di ringraziare anche Carlo De Palma per il fattivo e prezioso apporto dato in merito al progetto ‘IntradACi’, che è stato molto apprezzato soprattutto dai veri destinatari, cioè la gente comune.
Segnatamente all’analisi della progettazione unitaria e di settore, si aggiunge la seguente disamina. Riguardo alla prima, la presidenza diocesana ha portato a termine l’incontro con quasi tutti i consigli parrocchiali della nostra diocesi (mancano ancora quattro associazioni parrocchiali ‘ Santa Maria di Terlizzi, Immacolata, San Domenico di Ruvo, Madonna delle Rose di Molfetta ‘ che saranno incontrate nei prossimi mesi di settembre e di ottobre). Anche per questa iniziativa sarebbe significativo fare un primo bilancio. È innegabile l’importanza associativa di questi incontri, specie dal lato comunicativo; e se si aggiunge che tale comunicazione non è stata affidata alla sterile carta stampata, ma alla presenza e al contatto fisico e personale, i risultati possono superare anche la più rosea previsione. Infatti, non sono stati pochi anche gli assistenti- parroci che hanno gradito l’incontro e applaudito all’iniziativa, di cui si conservano resoconti scritti meritevoli di una pubblicazione più funzionale alla vita associativa. Inoltre si può anche affermare che nulla è stato sacrificato all’autoreferenzialità, ma ci sono stati suggerimenti e valutazioni circa il servizio che offre alle parrocchie l’associazione diocesana e su cui mi soffermerò più avanti. Anche incedere sulla bontà ditale iniziativa rischia di far rientrare dalla finestra quell’autoreferenzialità cacciata dalla porta; tuttavia aggiungo solo i ringraziamenti a tutti gli assistenti e i consigli parrocchiali per l’accoglienza mostrataci e per la sincerità e la familiarità che hanno caratterizzati gli scambi di opinioni e i suggerimenti, forieri di riflessioni senz’altro costruttive per il futuro dell’associazione.
I PFR, infatti, sono stati oggetto di approfondita analisi nei colloqui con le associazioni parrocchiali, a tal punto che hanno suscitato molte riflessioni sui destinatari, sugli obiettivi da conseguire, sulle metodologie da intraprendere e utilizzare. A volte le indicazioni che sono giunte dalle associazioni parrocchiali sono state non sempre lineari, in quanto propositive di azioni contrastanti, tuttavia è innegabile che il desiderio generale è quello di migliorarli e renderli più funzionali per la vita associativa, specie per l’ACR e i giovani Per mettere mano a tale necessità sarà proposto in seno alla presidenza, prima, e al consiglio diocesano, poi, l’istituzione, per il prossimo anno associativo, di una rilevazione di bisogni e di necessità all’interno delle parrocchie che possano indirizzare i PFR verso obiettivi più utili e funzionali con la collaborazione fattiva delle associazioni parrocchiali. E se consideriamo che nel prossimo anno cade la scadenza istituzionale del triennio associativo, risulta innegabile l’importanza che tale iniziativa potrebbe avere per il futuro e la credibilità associativa, dal momento che potrebbe essere rispettato il criterio della continuità che rende viva e significativa un’associazione, evitando il rischio della inutile e infruttuosa ripetizione. Aggiungo, tuttavia, un’ulteriore riflessione sull’utilità che hanno i PFR e sull’insostituibile e inalienabile taglio diocesano che gli stessi devono avere. Innanzitutto essi si configurano come scuola associativa che non deve sovrapporsi a quelle istituite dalla diocesi con finalità specificatamente pastorali e teologiche. È un’aggiunta, indispensabile, ma non un doppione inutile. Il fatto, inoltre, che spetta al centro diocesano la loro organizzazione e la loro istituzione emerge non solo dalla lettera (Cfr. in merito i tanti articoli dello Statuto e dell’Atto Normativo diocesano), ma anche dallo spirito, dal momento che è il centro che garantisce la bontà e l’ortodossia dei contenuti formativi, evitando rischi di parcellizzazione e localizzazione della formazione associativa, che non deve essere ad immagine e somiglianza dei singoli responsabili associativi. Questo non significa che laddove le singole associazioni parrocchiali ravvisano dei bisogni formativi di diverso genere non possano sovvenire a necessità particolari e specifiche. Ma deve essere chiaro ed inequivocabile che è un’aggiunta e non una sostituzione fai da te. Altrimenti il rischio è la perdita dell’unitarietà e della diocesanità dell’associazione, caratteristiche, queste, che si distinguono da tante altre realtà associative ecclesiali, oltre a considerarle una ricchezza e non una caratteristica zavorrante.
Rimane forte, infine, il rammarico per non aver continuato la comunicazione a mezzo carta stampata (Filodiretto), momentaneamente sospesa per il presente anno associativo, dato l’assorbimento di tempo che quanto appena descritto ha comportato per i membri di presidenza. Tuttavia si vuole ancora sottolineare la necessità di istituire un redazione di persone disponibili a portare avanti la vita del giornale, al di fuori del raggio d’azione della presidenza, per rendere tale mezzo di comunicazione più efficace (non si può fare tutto e a ciascuno va dato il suo) e svincolato dagli impegni della presidenza. L’alternativa è che anche per il prossimo anno, almeno fino a febbraio, Filodiretto rimarrà confinato al solo numero di settembre.
Infine, i momenti associativi unitari. Molte iniziative sono andate deserte e in forte decremento. Questo ci spinge per il prossimo anno ad una seria riflessione sulla ricaduta associativa degli stessi e sulla loro utilità. Non mi dilungo su quest’ultimo aspetto. Voglio dire alcune parola sul primo. Non credo che costituisca un problema eliminare i momenti associativi unitari, specie se essi non risultano utili. Al contrario, dà costituirebbe un risparmio di energie ed eviterebbe una dispersione di iniziative. Ma dovremmo, perlomeno interrogarci se questa è la strada giusta e se tale scelta ci porterà lontano. A noi la risposta nei luoghi e nei momenti opportuni.
Concludendo, un ringraziamento agli assistenti, in particolare a don Pietro per la dedizione e l’accompagnamento, che restano, ormai, una garanzia di serietà per l’associazione; un ringraziamento a tuffi responsabili unitari e di settore, diocesani e parrocchiali, per l’impegno sempre e comunque disinteressato e gratuito: l’identità associativa e i contenuti cristiani che passano attraverso essa camminano con le vostre e le nostre gambe.
Arrivederci al Campo Scuola diocesano.
(Angelo Michele Pappagallo)