Emergenza Nord Africa e immigrazione

accoglienza - nodi problematici - minori stranieri non accompagnati - istituzioni - soccorsi in mare e sbarchi

 

 

Caritas italiana aggiorna circa la situazione relativa al Nord Africa e ai continui approdi di immigrati sulle coste italiane. Un aggiornamento rivolto alle Caritas diocesane coinvolte, anche alla nostra con la Casa di Accoglienza che accoglie diversi profughi, ma che volentieri pubblichiamo per dare conto di un impegno diuturno che rischia di passare in sordina in questo tempo estivo.

Accoglienza

Le Caritas diocesane sono attivamente impegnate ad assistere e accompagnare tutti coloro che giungono da Lampedusa per il tramite della Protezione civile. Ad oggi sono presenti nelle strutture messe a disposizione a livello diocesano oltre 2.000 persone su circa 16.500 accolte su tutto il territorio nazionale. La Caritas è l’organismo che attualmente ha il maggior numero di persone in accoglienza. Purtroppo la carenza di strutture in grado di ospitare i ‘profughi’ provenienti dalla Libia, costringe la Protezione civile ad avvalersi di alberghi o pensioni che non garantiscono, però, tutti i servizi necessari e spesso si limitano alla semplice fornitura di vitto e alloggio. Questa situazione sta determinando molti problemi, in primis la mancanza di servizi aggiuntivi importanti quali la tutela legale e sanitaria.

Nei mesi di luglio e agosto l’Ufficio Immigrazione di Caritas Italiana ha portato a termine una serie di missioni presso alcune Caritas diocesane del centro, del sud e delle isole, molte delle quali impegnate nel piano di accoglienza nazionale predisposto dalla Protezione Civile (nell’ordine Cagliari, Frosinone, Trapani, Piana degli Albanesi e Teggiano-Policastro, che hanno attivato accoglienze da un minimo di 25 persone fino a circa 150) ed altre comunque attive nell’accoglienza degli stranieri provenienti anche da Lampedusa (Acerenza e Nardò-Gallipoli). In tutte queste realtà è stato riscontrato un buon lavoro, in alcuni casi eccellente, connotato da grande professionalità ed umanità. Anche dalle istituzioni nazionali abbiamo avuto un riscontro molto positivo relativamente alla disponibilità e alla qualità dei servizi erogati. Lo stile del lavoro svolto sui territori è certamente di livello e questo ci permette anche di poter essere forti nell’interlocuzione istituzionale.

 Nodi problematici

Ad alcuni mesi dall’inizio di questa esperienza stanno emergendo alcuni nodi problematici relativi all’accoglienza. Immediatamente abbiamo voluto porre all’attenzione delle autorità competenti queste criticità al fine di trovare soluzioni adeguate. In alcuni casi si è riusciti positivamente nell’intento, mentre in altri casi siamo ancora in una fase interlocutoria che sta andando avanti anche in questi giorni. In particolare le questioni da affrontare e che riteniamo prioritarie sono:

1.     L’opportunità o meno di avviare automaticamente la procedura di protezione internazionale per coloro che provengono dalla Libia.

2.     L’elevato tasso di dinieghi da parte delle Commissioni territoriali e presumibile aumento dei ricorsi avversi alla decisione negativa, con inevitabili problemi in termini di sostenibilità della procedura.

3.     Lentezza delle convocazioni da parte delle Commissioni.

4.     Indeterminatezza circa il futuro di coloro a cui è riconosciuta la protezione o, peggio ancora, di coloro che ricevono il diniego e molto probabilmente riceveranno il rigetto a seguito del ricorso.

5.     Lentezza nello svincolo delle quote da parte dell’ente attuatore a seguito della rendicontazione delle strutture di accoglienza.

6.     Assenza di servizi aggiuntivi nelle accoglienze alberghiere.

7.     Sostanziale blocco del programma di rimpatri volontari assistiti.

8.     Difficoltà nella collocazione, anche in strutture temporanee, dei minori stranieri non accompagnati presenti a Lampedusa.

9.     In alcune aree del Paese, caratterizzate da lavoro irregolare e con evidenti condizioni di sfruttamento, stiamo registrando l’aggravarsi della situazione dovuta alla crisi economica e abbiamo potuto constatare anche la presenza di lavoratori stranieri giunti con gli sbarchi degli ultimi mesi a Lampedusa. In particolare abbiamo verificato, con una missione nella diocesi di Nardò-Gallipoli, l’assoluta precarietà in cui versa l’accoglienza presso una masseria intorno alla quale gravitano centinaia di lavoratori stranieri. La Caritas diocesana è attiva nel cercare di sostenere queste persone anche attraverso il contributo di Caritas Italiana. Altrettanto preoccupante è la situazione nella diocesi di Acerenza dove si attendono migliaia di lavoratori in assenza di qualsiasi piano di accoglienza da parte delle istituzioni. Anche in questo caso la Caritas diocesana sta monitorando la situazione pronta ad intervenire come già fatto negli anni passati.

 Minori stranieri non accompagnati

Nonostante lo sforzo di alcune Caritas diocesane nel trovare una sistemazione dignitosa ad alcune centinaia di minori stranieri non accompagnati presso strutture temporanee, a tutt’oggi rimane l’esigenza di individuare altre disponibilità per trasferire il prima possibile i giovani stranieri da Lampedusa, dove sono accolti in una situazione di grande precarietà. Attualmente le Caritas diocesane impegnate nell’accoglienza di MSNA sono Trapani, Piana degli Albanesi, Teggiano-Policastro e prossimamente Acerenza. Anche in questo caso le visite in loco di Caritas Italiana hanno evidenziato un buon livello di accoglienza, peraltro riscontrato anche dall’organizzazione internazionale Save The Children che sta monitorando la situazione.

Caritas Italiana, congiuntamente a Save The Children, sta finalizzando un intervento di animazione e sostegno per i MSNA presenti a Lampedusa. Le difficoltà in questo caso sono legate alle autorizzazioni che stiamo cercando di ottenere dai vari soggetti istituzionali a partire dal Tribunale dei Minori, Prefettura, Questura ed ente gestore. Auspicabilmente a settembre si dovrebbe iniziare con le attività a beneficio dei minori che prevedono sia interventi all’interno della Base Loran, dove sono ospitati, che all’esterno in collaborazione con la diocesi di Agrigento. 

 Istituzioni

Il confronto con le istituzioni interessate rimane serrato e si sviluppa sostanzialmente sui seguenti fronti:

– Lobbying di Caritas Italiana nei confronti del Ministero dell’Interno affinché si adotti un decreto che riconosca a tutti coloro che giungono a Lampedusa un permesso temporaneo utile per evitare l’automatismo della procedura di protezione internazionale con le conseguenze già evidenziate. Al momento questo suggerimento non sembra essere stato accolto per ragioni di evidente opportunità politica, ma anche per il fatto che non tutte le organizzazioni umanitarie impegnate nell’accoglienza e tutela dei cittadini stranieri provenienti dal Nord Africa sposano questa tesi, ritenendo, invece, più utile lo status quo.

– In assenza di una decisione volta al riconoscimento di un permesso temporaneo, abbiamo chiesto, allora, che si proceda a velocizzare l’iter di richiesta di protezione internazionale e che le commissioni valutino seriamente l’opzione dell’umanitario laddove non ricorrano le condizioni per una protezione internazionale. In tal senso sembra ci siano state recentemente indicazioni da parte del Ministero dell’Interno alle Commissioni territoriali.

– Per velocizzare i tempi della procedura, anche al fine di creare le condizioni per un turnover all’interno dei Centri di accoglienza, è stato chiesto di aumentare il numero delle Commissioni territoriali. Il Ministero ha già provveduto al raddoppio delle Commissioni in alcune regioni impegnandosi a farlo anche laddove ciò non sia ancora avvenuto.

– La denuncia alla Protezione Civile Nazionale della Caritas Italiana circa le condizioni di accoglienza dei migranti ospitati presso gli alberghi, sembra aver sortito qualche effetto dal momento che il cosiddetto GOA ‘ Gruppo di Monitoraggio Accoglienze formato da rappresentanti della PCN, dall’UNHCR, dall’OIM, da Save The Children, dall’ANCI e dall’UPI, valuterà, fra le altre cose, anche questo aspetto dell’accoglienza.

– Con le maggiori organizzazioni di tutela e di accoglienza è stata avviata una riflessione relativamente al futuro del sistema d’asilo nel nostro Paese che, anche a seguito di questa grave contingenza storica, è stato messo molto sotto pressione e non sembra sia stato in grado di dare risposte sempre adeguate. In tal senso sarà nostra cura coinvolgere il Servizio Centrale che, inevitabilmente, dovrà fare la sua parte una volta conclusa la prima fase dell’accoglienza con la relativa definizione dello status per migliaia di cittadini stranieri.

Aggiungiamo una nota di speranza, frutto di uno sforzo congiunto fra Caritas Italiana e Caritas diocesane. A seguito della nostra richiesta di chiarimento al Dipartimento Libertà civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno circa la convertibilità del permesso ex art. 20 in permesso per lavoro, ricorderete che abbiamo ottenuto dopo oltre 2 mesi una risposta positiva. Grazie a ciò la Caritas di Teggiano-Policastro ha potuto convertire il permesso di un cittadino tunisino giunto a Lampedusa nel mese di febbraio, assumendolo come mediatore linguistico in uno dei Centri dove si stanno accogliendo i cosiddetti profughi provenienti dalla Libia.

 Soccorsi in mare e sbarchi: superata quota 50.000 arrivi dal Nord Africa

Continua ad aumentare senza sosta il numero dei migranti arrivati sulle coste italiane, Lampedusa soprattutto ma non solo. Secondo i numeri forniti dal ministro Maroni in un recente intervento, dal 1 gennaio al 31 luglio sono arrivati sulle coste italiane 48.036 migranti provenienti dal Nord Africa, di cui 24.769 dalla Tunisia e 23.267 dalla Libia. Con gli arrivi della prima metà di agosto abbiamo superato quota 50.000.

Praticamente ininterrotto il flusso verso le coste di Lampedusa, regolato solamente dalle condizioni meteomarine, ma altrettanto regolare la gestione degli sbarchi e dei trasferimenti dall’isola. La macchina dell’accoglienza, ormai rodata, è stata in grado di gestire senza difficoltà anche il massiccio arrivo di più di 2.000 persone in sole 48 ore a cavallo di ferragosto, grazie al trasferimento immediato a bordo delle grandi navi passeggeri ormeggiate in misura stabile a Lampedusa. Purtroppo, però, non si arresta nemmeno il numero di quanti non ce la fanno a raggiungere le coste e muoiono in mare alla ricerca di un futuro migliore. Dopo le tragedie dei primi giorni di agosto si continuano a registrare altri morti e barconi dispersi in mare.

Ma non solo Lampedusa e la Sicilia sono meta di sbarchi, anche la Sardegna, la Puglia e la Calabria sono interessate dalle rotte dei trafficanti. In particolare la Puglia vede ormai da mesi un arrivo costante di immigrati, molto spesso nascosti a bordo di natanti da diporto, spesso a vela.

Concludiamo informando che il governo con un decreto, pubblicato il 13 agosto in Gazzetta Ufficiale, ha esteso lo stato di emergenza dal Nord Africa anche ad altre zone di quel continente da cui potrebbero arrivare flussi massicci di migranti sulle coste italiane. Il decreto ‘ proposto dal capo della Protezione civile Franco Gabrielli ‘ richiama la nota con cui il «Commissario straordinario della Croce Rossa italiana ha rappresentato la gravissima situazione in cui versa il Corno d’Africa in cui è in atto la peggiore crisi umanitaria degli ultimi 60 anni (…). Oltre 12 milioni di persone tra Somalia, Etiopia, Kenya, Gibuti e Uganda sono state colpite dalla carestia» e questa situazione di emergenza «si sta allargando ad altri Paesi limitrofi». Ciò «rischia di aggravare ulteriormente la situazione di emergenza in atto nel territorio nazionale in relazione all’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa».

È stato quindi ritenuto «necessario avviare ogni iniziativa utile ad assicurare le attività di soccorso». Servono «misure di carattere straordinario ed urgente finalizzate ad assicurare le necessarie forme di assistenza umanitaria nei territori del continente africano, assicurando nel contempo l’efficace contrasto dell’immigrazione clandestina nel territorio nazionale». Il decreto definisce ‘ineludibile’ l’esigenza di «assicurare l’urgente attivazione, in coordinamento con il Ministero degli Affari esteri, di interventi in deroga all’ordinamento giuridico, sicché si impone «l’estensione della dichiarazione dello stato di emergenza adottata» lo scorso 7 aprile.