ILVA: non tradire l’avvenire

La riflessione e il monito dell'arcivescovo Filippo Santoro

L’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, in ogni fase dell’ intricata vicenda non ha fatto mancare la sua voce a favore dell’unità e del futuro di Taranto, lottando per il diritto alla salute nella salvaguardia del creato, difendendo il posto di lavoro. Così da Rimini, dove si trova in questi giorni per il Meeting per l’ Amicizia dei Popoli, sollecitato dai giornalisti della stampa nazionale ed estera lì presenti, ha rilasciato la seguente dichiarazione sulle motivazioni del Tribunale del riesame .
«Apprendo con soddisfazione la decisione del tribunale del riesame, che considero ragionevole e al contempo equilibrata.
Confermando il sequestro dell’area a caldo, ma non chiudendo definitivamente la partita della produzione, l’emergenza ambientale rimane in primo piano nella sua drammaticità e urgenza.
È un punto fermo nella vicenda Ilva, che in queste ultime settimane ha mostrato il suo volto complesso e problematico. Ho già dichiarato, prendendo un alto spunto dall’enciclica sociale di Papa Benedetto XVI, che il bene (la carità) per la città di Taranto deve essere fatto nella verità. Una verità che è stata messa a nudo dal lavoro dei magistrati circa l’inquinamento e le malattie e che non può essere più ignorata, né minimizzata, né tantomeno relativizzata.
La risposta corale che si sta cercando di dare al caso Ilva da tutte le parti chiamate in causa, assumendo Taranto a questione nazionale, mi spingono a guardare al domani con fiducia.
Credo che insieme all’interessamento dello Stato e della Regione, molto abbia significato l’inversione di tendenza dell’azienda della quale abbiamo raccolto positivamente gli intenti e dalla quale attendiamo rapidi e concreti investimenti. D’altronde rimane aperta la possibilità dell’attività dello stabilimento soltanto se resa ecocompatibile.
Mi auguro che rasserenandosi il clima di emergenza per il caso Ilva, per la cui risoluzione siamo appena all’inizio, per Taranto si comincino a progettare, intelligentemente, attività produttive ed economiche nuove e non pericolose per l’ambiente e la salute.
Così che questo brutto frangente della storia tarantina diventi un’opportunità feconda, un’occasione imperdibile per l’avvenire. Che da una situazione di crisi possa finalmente nascere un esempio virtuoso per l’Italia, coniugando salute, ambiente e lavoro.
La Chiesa di Taranto continuerà a fare la sua parte per facilitare il dialogo e il clima sereno di riflessione, puntando unicamente al bene comune».