Messaggio alle Chiese di Puglia per la Canonizzazione dei Martiri di Otranto

Domenica 12 maggio 2013

La canonizzazione di Antonio Primaldo e Compagni, Martiri di Otranto, è un evento di grazia che il Signore dona alle Chiese di Puglia, nell’Anno della Fede.

Benedetto XVI ha sancito definitivamente tale proclamazione, nello stesso Concistoro in cui annunciava la sua rinuncia al servizio petrino. Continuiamo pertanto a indirizzargli con affetto sincero la nostra memore e orante riconoscenza. Nel contempo accogliamo, con gioia e con filiale confidenza, la canonizzazione dalle mani di papa Francesco.
 
Nell’Anno della Fede
 
Per noi cristiani pugliesi del XXI secolo, questa canonizzazione si staglia con chiarezza nel grande patrimonio della nostra fede, arricchendolo con il forte messaggio della fedeltà che questi uomini laici resero al Vangelo.
 
Anche oggi Gesù, annunciandoci la Buona Notizia della salvezza, ci chiama a seguirlo. È Lui la Via, la Verità e la Vita. Accostandoci a Lui, diventando suoi amici, ascoltando la sua Parola, noi sentiamo e comprendiamo che siamo chiamati ad una ‘scelta di vita’: esigente, autentica, impegnativa, ricca di umanità, colma di gioia profonda, insomma una vita liberata e perciò libera davvero. Solo seguendo il Signore Gesù, noi diventiamo, nell’amore, servi di tutti e, nella libertà della fede, schiavi di nessuno e di nulla.
Ricordiamo le forti e radicali espressioni del Beato Giovanni Paolo II, venuto in Puglia il 5 ottobre 1980, pellegrino nella terra dei Martiri:
 
 Non possiamo leggere oggi, senza intensa emozione, le cronache dei testimoni oculari del drammatico episodio: i cittadini di Otranto, al di sopra dei quindici anni, furono posti dinanzi alla tremenda alternativa: o rinnegare la fede in Gesù Cristo, o morire di morte atroce. Antonio Pezzulla, un cimatore di panni, rispose per tutti: «Noi crediamo in Gesù Cristo, Figlio di Dio; e per Gesù Cristo, siamo pronti a morire!». E subito dopo, tutti gli altri, esortandosi a vicenda, confermarono: «Moriamo per Gesù Cristo, tutti; moriamo volentieri, per non rinnegare la sua santa fede!».
 
La canonizzazione, grande festa spirituale, ci sollecita a rinnovare le promesse battesimali e a professare la fede: sì, rinunciamo al male, in tutte le sue manifestazioni e seduzioni! Sì, Signore, noi crediamo in te; tu solo hai parole di vita eterna, tu solo ci liberi.
Uomini e donne liberati, noi cristiani del XXI secolo ‘ sull’esempio dei Santi Martiri ‘vogliamo impegnarci a non tornare più schiavi dell’egoismo, del peccato, della cattiveria, dell’odio e dell’inimicizia.
  
Come i martiri: cristiani coerenti
 
La venerazione dei Santi Martiri di Otranto ci fa meditare sulla verità della nostra scelta di fede e sulle necessarie conseguenze di coerenza nelle scelte di vita cioè nel quotidiano vissuto esistenziale di ciascuno.
Consapevoli di questo, come Pastori delle Chiese di Puglia, ci rivolgiamo a tutti, e in particolare ai giovani, con le parole che, proprio a loro, rivolse il Papa nel 1980, indicando la scelta dei Martiri:
 
Erano forse degli illusi, degli uomini fuori del loro tempo? No, carissimi giovani! Quelli erano uomini, uomini autentici, forti, decisi, coerenti, ben radicati nella loro storia; erano uomini, che amavano intensamente la loro città; erano fortemente legati alle loro famiglie; tra di loro c’erano dei giovani, come voi, e desideravano, come voi, la gioia, la felicità, l’amore; sognavano un onesto e sicuro lavoro, un santo focolare, una vita serena e tranquilla nella comunità civile e religiosa!
E fecero, con lucidità e con fermezza, la loro scelta per Cristo!
 
Cristiani di Puglia! Non abbiamo più, per grazia di Dio, nella nostra terra una persecuzione violenta, come fu a Otranto nel 1480. Ma è in atto una persecuzione altrettanto insistente e pericolosa, che tocca la Chiesa: non si effettua con la minaccia della ‘spada’, ma con le lusinghe del denaro e del piacere edonistico, con la tentazione del potere e del successo; non uccide facendo scorrere il sangue, ma si insinua lentamente nell’anima e avvelena lo spirito, provocando nelle nostre Comunità l’anemia spirituale.
Ecco allora cosa ci dicono, nel coro dei Santi, cioè dei Salvati, i Martiri di Otranto, che hanno lavato le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello: rialzati, Chiesa di Puglia: sì, alzati, rivestiti di Luce!
 
Per la Civiltà dell’Amore
 
Il mondo del XV secolo, nel quale fu consumato il martirio di Otranto, era ancora un mondo mediterraneo, solcato dalle inimicizie tra le grandi religioni monoteistiche.
Oggi, nell’epoca della globalizzazione, siamo chiamati a costruire la Civiltà dell’Amore, rompendo le mentalità xenofobe, i pregiudizi etnici, le chiusure e i fanatismi degli integralismi, insomma le vecchie logiche che vogliono incatenarci a relazioni di inimicizia e di odio.
Proprio il nostro ultimo Convegno Ecclesiale, svoltosi nell’aprile dello scorso anno a S. Giovanni Rotondo, ci ha visti insieme, laici e pastori, per riflettere sul nostro cammino di Chiesa pugliese nella sua identità plurale ‘che rende la nostra regione ponte tra oriente e occidente’.
In questo, noi cristiani di Puglia, abbiamo una missione chiara e specifica. Come caldamente ci raccomandò il Beato Giovanni Paolo II, dal sacrario otrantino:
 
Da questa antica terra di Puglia, protesa come una testa di ponte verso il Levante, noi guardiamo con attenzione e simpatia alle regioni dell’Oriente e particolarmente là dove ebbero origine storica le tre grandi religioni monoteistiche, cioè il Cristianesimo, l’Ebraismo e l’Islam. [‘] Riuniti oggi qui, presso le tombe dei Martiri di Otranto, [‘] in unione con questi Martiri, noi presentiamo al Dio unico, al Dio vivente, al Padre di tutti gli uomini i problemi della pace in Medio Oriente ed anche il problema, che tanto ci è caro, dell’avvicinamento e del vero dialogo con coloro ai quali ci unisce – nonostante le differenze – la fede in un solo Dio, la fede ereditata da Abramo. Lo spirito di unità, di reciproco rispetto e di intesa si dimostri più potente di ciò che divide e contrappone. [‘] Gerusalemme [‘] divenga il punto d’incontro, verso cui continueranno a volgersi gli sguardi dei Cristiani, degli Ebrei e dei Musulmani, come al proprio focolare comune; intorno a cui essi si sentiranno fratelli, nessuno superiore, nessuno debitore agli altri; verso cui torneranno a dirigere i loro passi i pellegrini, seguaci di Cristo, o fedeli della legge mosaica, o membri della comunità dell’Islam.
 
 
Santa Maria, Regina Apuliae, sostieni la nostra testimonianza
di vita cristiana e accompagna i nostri passi nell’umana ricerca
di pace e di dialogo.
Santa Maria, Regina dei Martiri, rendi la nostra terra
di Puglia, casa comune di accoglienza e di condivisione
di quella Speranza che ci indichi nel tuo amato Figlio.
 
 
Pasqua di Risurrezione
31 marzo 2013
 
I Vescovi di Puglia