Papa Francesco alle confraternite: la vostra è una modalità legittima di vivere la fede

di Marcello la Forgia, Confraternita sant'Antonio da Padova - Molfetta

«Attingete sempre a Cristo, sorgente inesauribile, rafforzate la vostra fede, curando la formazione spirituale, la preghiera personale e comunitaria, la liturgia. Camminate con decisione verso la santità. Non accontentatevi di una vita cristiana mediocre, ma la vostra appartenenza sia di stimolo, anzitutto per voi, ad amare di più Gesù Cristo». Un messaggio deciso quello che Papa Francesco ha offerto alle confraternite di tutto il mondo in occasione del II Raduno Internazionale lo scorso 5 maggio 2013.

Tra gli appuntamenti più attesi nell’Anno della Fede, il raduno è anche coinciso con il XXII Cammino Nazionale delle Confraternite delle Diocesi d’Italia. Caratterizzante è stato l’intervento di mons. Mauro Parmeggiani, Assistente ecclesiastico della Confederazione nazionale delle Confraternite d’Italia, all’Assemblea generale confederale convocata nella basilica di san Giovanni Battista dei Fiorentini a Roma il sabato 4 maggio.

Secondo mons. Parmeggiani, le confraternite devono sempre impegnarsi nel testimoniare la carità evangelica perché, se sorrette dalle risorse umane e ispirate al vacuo soddisfacimento dei bisogni materiali e personali dell’uomo, sarebbero solo associazioni filantropiche. Questa responsabilità evangelica deve essere sorretta innanzitutto dall’evangelicità e dall‘ecclesialità, entrambe poi concretizzate nella pietà popolare, come sottolineato da Papa Francesco. Con la sua omelia, Papa Francesco ha legittimato non solo la realtà confraternale, ma soprattutto la pietà popolare, considerata «una strada che porta all’essenziale» solo se è vissuta nella Chiesa in profonda comunione con sacerdoti e vescovi.

Infatti, la pietà popolare è uno degli aspetti più caratterizzanti dello status di una confraternita. Sono diversi i riferimenti alla religiosità popolare nell’Instrumentum laboris, che ha definito le linee-guida per l’ultimo sinodo dei vescovi tenutosi a Roma nell’ottobre scorso. Anche il beato Giovanni Paolo II ha dedicato particolare attenzione al fenomeno della religiosità popolare, definendola «una fede radicata profondamente in una cultura precisa, immersa sin nelle fibre del cuore e nelle idee, e soprattutto condivisa largamente da un popolo intero, che è allora popolo di Dio» (Ai vescovi francesi in visita ‘ad limina’, in Insegnamenti).

Per questo motivo, secondo Papa Francesco, le confraternite devono essere «presenza attiva nella comunità come cellule vive, pietre viventi»: infatti, la pietà popolare di cui le confraternite sono espressione è «una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa» (Documento di Aparecida, 264). Insomma, contro qualsiasi forma denigratoria anche interna alla Chiesa stessa, la confraternita «è una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa».

Infine, la missionarietà. Tenere vivo il rapporto tra la fede e le culture dei popoli attraverso la pietà popolare: è questa la missione specifica delle confraternite, secondo il Papa. «Quando voi portate in processione il Crocifisso, non fate un semplice atto esteriore, voi indicate la centralità del Mistero Pasquale del Signore, della sua Passione, Morte e Risurrezione, che ci ha redenti, e indicate a voi stessi per primi e alla comunità che bisogna seguire Cristo nel cammino concreto della vita perché ci trasformi – questo uno dei più importanti passaggi dell’omelia di Papa Francesco -. Quando manifestate la profonda devozione per la Vergine Maria, voi indicate la più alta realizzazione dell’esistenza cristiana, Colei che per la sua fede e la sua obbedienza alla volontà di Dio, come pure per la sua meditazione della Parola e delle azioni di Gesù, è la discepola perfetta del Signore».

Allo stesso modo, mons. Parmeggiani ha invitato i confratelli, soprattutto i più giovani, a impegnarsi nella solidarietà con il prossimo per annunciare Cristo. «Non guardiamo al nostro ombelico, ma diamo concretezza alla nostra fede», perché «la fede, se non ha le opere, è morta in se stessa»: e proprio questo passaggio della Lettera di Giacomo (2,17) dovrebbe essere uno dei principi ispiratori dell’azione cristiana delle confraternite nelle realtà loro circostanti.

La vita comunitaria confraternale «non può essere solo adesione esteriore ai riti della pietà popolare». Ecco perché l’Assistente Nazionale ha più volte insistito sull’individuazione di nuove forme di catechesi evangelica per tutti i confratelli: per gli adulti e i giovani affinché gli uni non deprezzino il loro ‘eccomi’ alla chiamata del Cristo, gli altri non svalutino l’adesione al valore cristiano ed evangelico della confraternita, esaltando la loro inutile autoreferenzialità.