Vita che si fa cultura. Questo l’obiettivo della tre giorni formativa per responsabili e non. Si è partiti dalla relazione di Brigantini durante l’assemblea nazionale dello scorso maggio, con l’intenzione di tradurre spunti, provocazioni e inviti in atti concreti per la vita di tutti i giorni, per quanti all’interno di una scelta di fede hanno risposto alla chiamata in Ac.
Il leit motiv di questo campo si è incentrato su una domanda, tanto diretta quanto complessa: a cosa deve portare una buona formazione?
Si è cercato di dare risposta attraverso la testimonianza di Pina De Simone (Presidente della diocesi di Nola, nonché moglie di Franco Miano, ex Presidente nazionale di Ac) e la visione degli spezzoni di alcuni film, espressione di temi-chiave essenziali per un buon cammino formativo.
Il discernimento, la capacità di cogliere l’essenziale e le opportunità, la flessibilità (intesa come modalità relazionale), la determinazione, la centralità delle persone non sono parole vuote e svilite, ma nuclei di contenuto da cui ripartire per migliorare e, soprattutto, per accompagnare tutti nella complessità esistenziale.
Ieri, come oggi. Soprattutto oggi, quando l’idea stessa di “gruppo” pare sgretolarsi, perché si sta attorno a un tavolo, insieme, ma ciascun per sé, a conversare virtualmente con i social e altri mezzi indiretti. Soprattutto oggi, quando la società costringe i giovani ad accettare lavori non sempre gratificanti, che mettono in dubbio il valore dei sogni. Soprattutto oggi, quando genitori e figli si parlano solo per rinfacciarsi mancanze e colpe.
La fede, la scelta associativa, il servizio che posto occupano, allora? Lo stesso che ciascuno è disposto a lasciare all’incontro col Signore, che è ricerca di verità. «La fede esalta la nostra umanità» ha ricordato Pina De Simone. «La vita rimanda alla Parola e la Parola si lascia comprendere se la si ascolta.» È impensabile una formazione sganciata dalla vita, che di per sé è luogo teologico.
Su queste premesse e proposte, si tracceranno le direttive per il triennio appena cominciato, con attenzione alle esigenze concrete della nostra diocesi e alle esortazioni del Papa. Non è stata scelta casuale la location del campo.
La C.A.S.A. è non solo un luogo caro del nostro territorio, ma un invito ad agire la carità. L’elemento più caratteristico di questa esperienza formativa è stata proprio la condivisione non solo di uno spazio, ma delle proprie storie con gli ospiti della comunità, con i quali c’è stato modo di relazionarsi e raccontarsi. Significativo è stato l’intervento di Rino Basile sul volontariato oggi, a partire dal ricordo di ciò che ha significato per i giovani ai tempi di don Tonino. Il patrimonio umano che il Vescovo del popolo ci ha lasciato chiede solo di essere risvegliato, per far in modo che non resti memoria lontana.
a cura di Susanna M. de Candia