Cronaca e materiali del convegno pastorale diocesano

a cura di Luigi Sparapano

Una relazione-meditazione è stata quella proposta dalla Professoressa Annalisa Caputo durante il convegno pastorale diocesano che si è svolto mercoledì 24 giugno, presso l’auditorium “Regina Pacis” di Molfetta.
Grazie alla sapiente mediazione di parole e immagini, i numerosi partecipanti (nonostante molte assenze determinate dalle “intoccabili” attività oratoriane estive) sono stati accompagnati per un’ora di piacevole conversazione in una lettura guidata della traccia del 5° Convegno ecclesiale nazionale di Firenze 2015, avendo come tema generale “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” e come approfondimento della serata “Ogni uomo ferito è anche più uomo”.
Mons. Luigi Martella ha introdotto la serata richiamando la conclusione del Progetto pastorale diocesano “Alla scuola del vangelo. Educarsi per educare” che nel suo ciclo triennale ha sollecitato la diocesi ad “educarsi ed educare” alla fede, alla speranza e alla carità. Proprio quest’ultimo impegno, tema dell’anno che si conclude, sarà protratto nell’anno prossimo fino a quando, dal Convegno di Firenze e dall’Anno Santo della Misericordia, non avremo elementi necessari per impostare un nuovo progetto pastorale.
«Un “gusto per l’umano”: innanzitutto. Da risvegliare e coltivare. Perché è bello essere uomini e donne. Uno sguardo amorevole. Un linguaggio affettivo, “d’amore”. È il linguaggio che cerca questa Traccia, che, non a caso, più che come “un documento o una lettera pastorale” si presenta come un “testo aperto”». Così ha esordito la professoressa Caputo, docente di Filosofia teoretica all’Università di Bari e alla Facoltà Teologica Pugliese, invitata anche nella sua veste di Delegata Regionale per la Puglia al Comitato Preparatorio di Firenze 2015, nonché impegnata nel “Centro Volontari della Sofferenza”.
«Se vogliamo, allora, sintetizzare in poche parole questo nuovo umanesimo a cui siamo chiamati, possiamo dire così: riscoprire la bellezza dell’essere uomini e donne, con una meraviglia sempre nuova.» Un umanesimo nuovo non perché contrapposto ad un vecchio, ma perché sempre foriero di meraviglia, di novità. Caputo ha articolato questo nuovo umanesimo lungo quattro direttrici: umanesimo in ascolto, “del vissuto”, “della bellezza dell’umano in atto, pur senza ignorarne i limiti”. Ascolto anche dell’altro, di chi cristiano non è, ma è comunque uomo. Ascolto anche dell’umano che si incarna nelle differenze; umanesimo concreto: «per rincorrere sogni di onnipotenza e perfezione (anche noi, nelle nostre parrocchie, nella nostra pastorale), spesso perdiamo la realtà. La bellezza delle piccole cose da condividere, nonostante i nostri limiti, anzi dentro tutti i nostri limiti. La realtà, la “fragilità” è già di per sé bellezza. Umanesimo plurale e integrale: «Il nuovo umanesimo è l’insieme degli umanesimi, nel loro valore singolare e integrale. L’immagine del mosaico, in cui tutte le tessere sono importanti». Infine, un umanesimo d’interiorità e trascendenza, «il donde e il verso entro cui l’umano si sviluppa pienamente, corrispondono a feritoie che permettono di intravvedere un Altro, non relegato semplicemente oltre l’uomo stesso».
E allora, ha proseguito la Professoressa, se l’umanesimo di Dio si è rivelato nella carne di Gesù, nella sua profonda umanità e se «l’opzione di Gesù è per i poveri, i malati, i peccatori, gli increduli, e se ci crediamo veramente, la prima conversione del cuore e della mente è questa: io sono il povero, il malato, il peccatore, l’incredulo: oppure non sono ‘in’ Gesù; oppure il mio non è nuovo umanesimo».
Questa considerazione apre ad una rinnovata conversione relazionale e pastorale che metta al centro veramente i poveri, i malati, i peccatori, gli increduli; e non solo i cammini per i ragazzi dell’iniziazione cristiana, i giovani, le brave famiglie, gli operatori pastorali, i catechisti, le generose persone della caritas e le associazioni varie. «Sì, certo, siamo tutti poveri e peccatori e, dunque, tutti al centro del cuore di Cristo e della Chiesa. Ma c’è un cuore nel cuore. E, a questo, il nuovo umanesimo ci invita. La sfida è qui; se la perdiamo, abbiamo già perso la strada della conversione».
Il dibattito che è seguito ha consentito ulteriori approfondimenti su aspetti singoli del tema.
 
È possibile condividere la ricchezza dei contenuti proposti e della modalità comunicativa della Prof.ssa Caputo grazia alla sua disponibilità che ci consente di avere a disposizione:

il video integrale della relazione (riprese effettuate da Gaetano Serino),

fotogallery dell’evento (fotografie di Giuseppe Clemente).