Nè vita nè morte può separarci. Cronaca di un mesto pomeriggio

I vescovi, il clero, i religiosi, i fedeli, le autorità...

“Voi avete già sperimentato la Pasqua del vostro Pastore, ed ora la celebrate nuovamente”. Mons. Francesco Cacucci ha colto nei volti del clero, dei religiosi e del popolo diocesano, il segno di una tristezza profonda, provata 22 anni fa con la morte di don Tonino Bello, e rivissuta dal mattino di martedì scorso, quando si è diffusa la notizia della morte inattesa di Mons. Luigi Martella.
Nella gremitissima cattedrale di Molfetta ed anche all’esterno, affranti dal primo vero caldo di questa estate, sono convenuti da tutta la diocesi e da fuori;  i Vescovi delle diocesi pugliesi e i Vescovi originari della Puglia, sacerdoti e seminaristi, i sindaci della diocesi e quelli della terra di origine del vescovo, il presidente della Regione M. Emiliano e altre autorità civili e militari (e da internet, nonostante l'audio difettoso, oltre 500 connessioni). Tutti per stringersi intorno al Pastore buono, dal quale “nessuno può separarci – ha detto Cacucci – né in vita né in morte”. Proprio l’arcivescovo di Bari lo aveva consacrato nella Basilica di Otranto 15 anni fa e ieri, celebrando il funerale, ha richiamato quelle stesse parole: “Da sempre eri nei pensieri di Dio, giustificato attraverso il Battesimo e gli altri sacramenti, baci di Dio sulla tua vita”.
Il volto di Mons. Martella, pastore buono, partecipe della paternità di Dio e dell’amicizia di Cristo, è stato richiamato nel pensiero inviato dal Papa che ne ha ricordato “il fecondo ministero episcopale e l’esemplare dedizione verso il Popolo di Dio”. Tra i messaggi, letti dal vicario della diocesi mons. Domenico Amato, anche il card. Bagnasco e Mons. Galantino hanno espresso, “grata e commossa memoria della generosa dedizione al ministero episcopale con cui il compianto Presule ha guidato la vostra Chiesa lungo quasi quindici anni. Ricordiamo altresì con riconoscenza il prezioso e delicato servizio che egli ha reso alle diocesi italiane come Assistente del Delegato per i Seminari”.
Intenso e circostanziato il saluto del sindaco di Molfetta Paola Natalicchio, a nome delle altre autorità, per raccontare, con dire affettuoso, dell’esempio di “discrezione, umiltà, operosità e concretezza” testimoniato da don Gino Martella. “Voglio dire del tuo rispetto per la laicità delle istituzioni – ha proseguito il Sindaco –  e hai sempre proposto la tua fede incrollabile non come dogma imposto, ma come una possibilità profonda, anche per le persone come me che non hanno ancora certezze nella loro ricerca di senso”.
Ultimi i saluti del laicato, rappresentati dalla presidente diocesana di AC Angela Paparella e dal capo scout Agesci Ferri Cormio, unanimi nel riconoscere in don Gino “lo sguardo come quello di un padre che sembra ti segua da lontano, ma è solo rispettoso della tua libertà e soprattutto si accorge che cresci”.
Da tutti desiderato il numero speciale di Luce e Vita, la cui copertina ci consegna l'espressione forse più vera del volto di don Gino, il suo sorriso misurato e sincero e il suo autografo che ci indica una nuova alba.
Oggi la messa esequiale a Depressa, presieduta da Mons. Vito Angiuli, e la sepoltura nel locale cimitero.
Un pomeriggio caldo, di lacrime e di mestizia, ma anche di valori e sentimenti condivisi. 

Luigi Sparapano

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