L'Ufficio Comunicazioni sociali e la Redazione di Luce e Vita esprimono a Mons. Ignazio de Gioia e a tutta la Comunità diocesana gli auguri più fervidi per un Santo Natale, affidando i propri pensieri alle parole scritte da Mons. Martella nel corso dei suoi anni di episcopato.
Viviamo il Natale nel ricordo di don Gino e di don Mimmo, in attesa del nuovo Vescovo.
Viviamo il Natale nel ricordo di don Gino e di don Mimmo, in attesa del nuovo Vescovo.
«Stupore e Gioia! Il Natale fa scaturire i sentimenti umani più semplici e primitivi, è la celebrazione dell’umanesimo più vero e bello. Cristo fatto uomo è il modello di questo umanesimo, sorgente di vita e di energia. […] Con il Natale si ristabiliscono le relazioni tra la divinità e l’umanità e dove c’è Cristo e il suo Vangelo c’è la Pace interiore. Nel frastuono moderno è difficile, ma necessario accogliere il lieto annuncio» (In compagnia dell’uomo, 2003).
«[Tuttavia] oggi assistiamo alla crisi economica mondiale che provoca disoccupazione e crescente povertà; abbiamo una politica malata e litigiosa; le catastrofi naturali, la fame, il razzismo, le violenze sempre più banalizzate e impunite. Si fa forte in questa situazione il desiderio del Natale e non per la poesia a cui talvolta superficialmente viene ridotto, ma per l’evento che esso significa, per il messaggio che risponde ai bisogni più profondi del cuore umano e della storia» (Abbiamo bisogno di Te!, 2011).
«Non è assente in ogni uomo, anche il più lontano, il desiderio che qualcosa avvenga, che faccia luce nei non pochi problemi che ci sovrastano (La gioia di sentirsi amati, 2012); una luce che non smette di illuminare per diradare le tenebre, anche quelle più fitte, anche quelle più dense e impenetrabili […] una luce penetrante di un Dio che si fa uomo» (Apriamo l’animo al Vero Natale, 2008).
«La speranza “bambina” (Peguy) suscita le domande: «Sentinella, quanto resta della notte?» (Is 21, 11). […] Il Natale vuole essere per tutti un “sussulto”, che scuote fortemente […] Natale non è un vuoto godimento, una mera illusione, ma la gioia di sentirsi amati gratuitamente, nonostante i nostri limiti» (La gioia di sentirsi amati, 2012).
«Sgorga spontanea l’invocazione a Gesù perché venga presto a portarci la sua pace, la sua giustizia, la sua signoria. Abbiamo bisogno di te!» (Abbiamo bisogno di Te!”, 2011). «Quindi, poniamoci ancora una volta la domanda: che cosa è accaduto a Betlemme? Perché da tanti secoli il mondo sembra incantato in questa notte e in questo giorno? È avvenuto un fatto incredibile: duemila anni fa, Dio ha fatto un passo decisivo e irreversibile verso di noi; Dio ha lasciato che il suo Figlio stesso in qualche modo uscisse dall’abbraccio divino ed entrasse in questo mondo complesso, difficile e spesso inospitale. Questo avvenimento è l’asse portante di tutta la storia umana: alcuni non lo sanno, altri non ci credono, ma noi sappiamo che questa è la verità che va contemplata e approfondita, difesa, amata e vissuta. […] Il racconto dell’apparizione dell’angelo raccoglie i nostri interrogativi e ci consegna la chiave di lettura del mistero. Dice l’angelo ai pastori: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia» (Lc 2, 10-12) (Il Natale, una lezione ancora da imparare, 2010).
«Ecco, cari fratelli e sorelle, in queste brevi ed essenziali parole, è racchiuso il mistero nascosto da secoli: «Il Verbo si è fatto carne e abita tra noi» (Gv 1, 14). Il Dio altissimo si è reso vicino, l’Emmanuele, Dio-con-noi! La conseguenza stupefacente di tale evento è che l’uomo non è più solo, non è più abbandonato a se stesso, non è più sperduto» (Il Natale, una lezione ancora da imparare, 2010).
«[In quanto uomini] incarneremo la speranza che rende credibile l’annuncio di Natale nella complessa situazione del mondo di oggi, riaccenderemo nei cuori lo stupore e l’umile desiderio di essere migliori (Abbiamo bisogno di Te!, 2011), di trasformare [i problemi] in opportunità per ritornare all’essenziale, alla sobrietà, per apprezzare la lezione di Betlemme, quella dell’umiltà e della semplicità» (Apriamo l’animo al Vero Natale, 2008). «[Dobbiamo recuperare] il “trionfo” delle piccole cose e lo stupore” per l’evento del Dio fatto uomo. Il più grande filosofo del Novecento, Martin Heidegger, parla dello “splendore del dimesso”, espressione che si addice molto bene al mistero del Natale. […] Una bellezza e uno splendore delle cose piccole. La capanna, la paglia, il fieno, il bambino avvolto in ruvidi panni nella mangiatoia, i pastori… tutto questo non ha grande effetto, non è accompagnato da effetti speciali. Il Natale non si impone; è povero, dimesso (Povero e scomodo, 2013).
«[Come] il Signore Gesù che si fa presenza in noi, si fa presenza nei poveri, nei deboli, negli emarginati, nei sofferenti, in coloro che abitano le periferie della storia. Papa Francesco invita ad andare [proprio] verso quelle “periferie esistenziali” per portare lì la luce di Betlemme (Povero e scomodo, 2013), [che] fa nuova la vita ed il cuore di tutti coloro che si lasciano invadere dal Suo Spirito» (La gioia di sentirsi amati, 2012).
«Mi piacerebbe stringere la mano di tutti augurando di persona Buon Natale […] non per dirvi parole, ma per offrirvi un semplice gesto di vicinanza. D’altra parte, il mistero del Natale è un evento silenzioso. […] Non ci vuole molto per comprendere che Natale è incontro. Incontro con Lui. Dio viene da lontano; da parte nostra, almeno, ci sia la disponibilità a lasciarci incontrare […]. Solo se sostenuti da tale convinzione e animati da simili sentimenti, potremo rinverdire le nostre speranze. Allora potrà scemare la nostra angoscia esistenziale. Allora potrà cominciare quella risalita che l’umanità, mai così prostrata ed inquieta, inconsciamente sospira. Allora potremo veramente ri-nascere.
E sarà davvero Natale! Auguri!» (dal messaggio di Natale del 2001 e del 2014).
A cura di Maria Grazia La Forgia