Veglia di Pentecoste nelle quattro città

Sabato 14 maggio 2016

Si svolgerà in ogni città, sabato 14 maggio, la Veglia di Pentecoste organizzata dalla Consulta diocesana delle Aggregazioni Laicali, coordinata da don Giovanni Fiorentino e Michele Pappagallo:
Molfetta, Basilica Madonna dei Martiri, 20,15 presieduta da Mons. Domenico Cornacchia
Ruvo, Concattedrale, ore 20,00
Giovinazzo, S. Domenico, ore 20,00
Terlizzi, S. Maria la Nova, ore 20,30
Si auspica la partecipazione di tutte le Comunità parrocchiali, associazioni e movimenti ecclesiali.
Sul settimanale Luce e Vita di domenica 15 maggio, sarà pubblicata una riflessione sul senso della Pentecoste che riportiamo di seguito:
«Nella liturgia il tempo pasquale è vissuto nella prospettiva della festa di Pentecoste. Tuttavia si corre il rischio di abituarsi così facilmente a questa prospettiva che la venuta dello Spirito Santo non risveglia molto i nostri desideri: è un evento atteso che ha la sua data nel calendario liturgico, ma di questa festa liturgica conosciamo troppo o troppo poco per meravigliarci ancora del suo significato e del suo valore.
Eppure possiamo provare ad immaginare che cosa ha potuto rappresentare per i discepoli l’annuncio della venuta dello Spirito Santo. Infatti, prima dell’Ultima Cena, avevano sentito parlare poco dello Spirito Santo, ma nella Cena di addio avevano sentito dalle vive parole del Maestro questa affermazione: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con Voi per sempre» (Gv 14,16). A pensarci bene può essere stata un’affermazione destabilizzante per il piccolo gruppo dei dodici, già abbondantemente provato dalla morte violenta e umiliante del loro leader spirituale, al punto che le parole di colui che avevano considerato un punto fermo e credibile di fede e di speranza rischiavano di franare di fronte al sospetto che quanto avevano esperito durante la vita pubblica di Gesù non costituiva un momento originale e autentico nella ricerca della Verità, ma solo una ennesima preparazione ad un secondo e definitivo “Consolatore” che sarebbe venuto di lì a poco. Non è da escludere che qualcuno del gruppo abbia iniziato ad avere dei dubbi e la vicenda di Tommaso, con il suo noto scetticismo sulla resurrezione, lo dimostra ampiamente. Insomma, se il Padre stesso aveva voluto e designato il Figlio come vero e definitivo “Consolatore” e portatore della buona novella, come spiegare che Gesù annuncia la venuta di un «altro Paraclito»?
Ebbene, provare per credere, dice un vecchio adagio. E i discepoli hanno sperimentato che «l’altro Paraclito» altro non era che lo stesso spirito di Gesù che ritornava a confermare tutto quello che aveva detto in una nuova e definitiva dimensione storica: la vita della Chiesa. Infatti non è un caso che lo Spirito Santo fa irruzione in un’assemblea radunata in preghiera, dando ai presenti un nuovo dinamismo, un nuovo coraggio: il momento della Pentecoste segna per gli apostoli un cambiamento totale. Non solo sono liberati dai loro timori verso avversari accaniti, ma sono animati da un nuovo impulso dinamico per il compimento della loro missione. E tale cambiamento non è solo dei discepoli, ma anche delle persone che li osservano fuori, in quanto ognuno degli uditori sentiva parole rivolte nella propria lingua: il dono delle lingue era dunque non quello di diversi idiomi adoperate dalla stessa persona, ma di una sola lingua capita da molti uditori, la lingua dello Spirito nuovo.
È la realtà della Chiesa di ieri, come quella di oggi, che vive in un mondo fatto di tanti elementi di criticità: povertà, migrazioni, terrorismo, illegalità, violenze e persecuzioni, ma che grazie alla presenza dello Spirito deve poter parlare all’uomo di oggi il linguaggio della speranza, del cambiamento, della salvezza, della fede in una nuova storia.»
don Giovanni Fiorentino, Michele Pappagallo