Sacerdoti, riserve di speranza

a cura di Luigi Sparapano

L’esultanza della nostra Chiesa per il Giubileo sacerdotale del Vescovo Felice di Molfetta si amplifica in un corale augurio che si estende ad altri nostri sacerdoti, nel loro anniversario presbiterale.
C’è da essere veramente grati al Signore per i tanti doni che fa al suo popolo: persone che hanno risposto generosamente alla sua chiamata. E nella domenica per la Carità del Papa vogliamo, come ha fatto lui di recente, porci “in ascolto dei tanti parroci che si spendono nelle nostre comunità”.
Tre parole per descrivere i propri anni di sacerdozio.
Senza pensarci troppo mons. Giuseppe de Candia, ordinato 60 anni fa da mons. Salvucci (15 luglio1956), esprime contentezza per la scelta fatta a suo tempo e rinnovata giorno per giorno; ma poi anche affetto per la Chiesa locale, che lo portò a tornare dall’America in obbedienza al Vescovo; quindi apostolato tra i migranti, lui che ha viaggiato in largo e in lungo tra Australia, America, Argentina e Venezuela, per raccogliere i “pezzi di cuore” della diocesi sparsi nel mondo.
Don Nicola Azzollini, anch’egli ordinato da mons. Salvucci, il 13 marzo 1966, racchiude i suoi 50 anni di sacerdozio nell’amore per i poveri, quelli del quartiere di “Molfetta vecchia”, dove fu inviato a celebrare la sua prima messa nel Duomo; l’amore per i malati, nei suoi lunghi anni di cappellano all’ospedale, e la sua disponibilità all’ascolto offerta a chiunque gli si avvicinasse.
Don Giuseppe Tambone riassume il suo giubileo, ordinato da mons. Aurelio Marena il 29 giugno 1966, in tre chiari atteggiamenti che ha adottato soprattutto nei 44 anni di parrocato all’Immacolata di Ruvo: amore verso il Signore, fiducia nei laici e costanza nell’operare.
Non meno intense le parole di coloro che tagliano il traguardo dei 25 anni di ministero.
Don Beppe de Ruvo e don Giovanni Fiorentino furono ordinati da mons. Antonio Bello il 29 giugno 1991; don Beppe ferma i suoi pensieri retrospettivi sulla dimensione del servizio, ovunque sia stato mandato in questi anni; sulla testimonianza ricevuta da don Tonino Bello e sulla bellezza di poter ogni giorno iniziare esperienze nuove.
Don Gianni pone l’accento sul dono di una vocazione, di un sì che scopre sempre più compreso nel Sì più grande di Dio. Quel Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi si fa sempre più luminoso nella sua vita. Gratitudine, perchè “Lui mi è stato sempre vicino, non mi ha mai abbandonato”. La terza parola è perdono, perchè, al di là di bilanci fine a se stessi, in queste circostanze si avverte la consapevolezza di aver sbagliato o essersi talvolta discostato dal sentiero tracciato.
Don Giovanni de Nicolo, che fu ordinato da don Tonino il 30 novembre 1991, colloca al primo posto la parola preghiera, che deve essere sempre in cima alla vita del sacerdote; quindi chiamata, che si rinnova ogni giorno, ogni istante della propria vita; infine relazione con gli altri e con il mondo, lasciandosi provocare e cambiare in meglio dalle diverse esperienze che è dato di vivere.
Non mancano però, come è normale che sia, alcuni rimpianti che ciascuno si porta dietro, senza appesantirsene, ma con la lucidità di persone mature e adulte che sanno guardare le luci e le ombre.
Se don Giuseppe rimpiange di non aver visto valorizzata adeguatamente in diocesi la sua competenza musicale (diplomato in Organo e Composizione organistica), don Nicola avrebbe voluto continuare il suo servizio con gli ammalati, in ospedale, quando don Tonino lo chiamò per essere parroco a Sant’Achille. Don Peppino Tambone esprime il dubbio se l’aver lavorato molto per la parrocchia, l’aver costruito l’edificio, è stato sufficiente per costruire la Chiesa, il senso di Comunità e di Popolo di Dio. Così come anche don Beppe riconosce di non esser riuscito a mettersi in ascolto di tutte le persone dei quartieri dove ha operato; don Gianni rimpiange di aver vissuto i suoi primi due anni di sacerdozio accanto a don Tonino, negli ultimi due anni di vita, qualche volta in maniera “distratta”, stordito da quanto accadeva in Episcopio, nei mesi del dolore, senza aver fatto grandi scorte di profezia e di audacia. “Oggi avrei compreso molto di più e meglio”, aggiunge.
Il rammarico di don Giovanni de Nicolo è un sogno non ancora realizzato, quello di partire per la missione ad gentes, che è quindi anche una prospettiva, guardando al suo futuro per il quale si augura anche l’intelligenza di rimanere a servizio totale delle comunità alle quali sarà inviato, eventualmente anche oltre i confini.
Guardiamo in avanti.
Don Azzollini e don de Candia, lungi dal sentirsi “parcheggiati”, come qualche volta capita, confermano la piena disponibilità per quanto gli venga chiesto a servizio del popolo di Dio, privilegiando la cura delle persone, la disponibilità all’ascolto, alla confessione. Don Tambone aggiunge il suo attuale impegno perchè la devozione ai Santi, molto forte nella gente semplice, possa con il suo aiuto essere traformata come amore a Cristo, cosa non sempre scontata. Don Beppe si augura di essere sempre più credibile come uomo di Dio, specie in questi giorni di notizie tristi che hanno segnato il sacerdozio pugliese, e che riesca a servire sempre meglio la Chiesa. Don Gianni non desidera altro che crescere nell’amore per il Signore ed essere per tutti un indice puntando verso Dio.
Qual è allora la definizione di sacerdote?
“Chi serve l’uomo con affetto, amore e pazienza, senza chiedersi chi sia” (don Nicola Azzollini). “Innamorato della sua Comunità, non come funzionario, ma come padre, senza limiti di tempo e di spazio” (don Giuseppe de Candia). “Uomo di Dio e servo della Comunità” (don Giuseppe Tambone). “Colui che si fa ponte tra l’uomo e Dio” (don Beppe de Ruvo). “Immerso nel mistero di Dio per comprendere il mistero dell’uomo, e viceversa” (don Giovanni de Nicolo). “Innamorato di Dio, che sa camminare accanto all’uomo, con umiltà, specie accanto agli ultimi, diventando per loro una grande riserva di speranza”(don Gianni Fiorentino).
A loro come a tutti i nostri sacerdoti, dai più giovani a coloro che festeggeranno i 67 anni di Messa (mons. Francesco Gadaleta e mons. Vincenzo Pellicani il 10 luglio prossimo) al Vescovo Cornacchia per i suoi 40 anni di Sacerdozio da poco festeggiati, il nostro semplice e sincero Grazie!