Santa Messa Esequiale per Mons. Antonio Neri
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Cattedrale di Molfetta – 7 Giugno 2017, ore 17:00
“In quel giorno: il Signore degli eserciti preparerà su questo monte un banchetto…Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime dai nostri volti”. Questa Parola del Profeta Isaia, che abbiamo appena ascoltato, la sentiamo vibrare forte nei nostri cuori, come fonte di consolazione e di speranza in questa ora di dolore.
La consolazione è per il momento presente, mentre qui riuniti, Vescovi, Sacerdoti, seminaristi, parenti e amici, diamo il saluto della fede a Mons. Antonio Neri; il dolore per la sua dipartita e, insieme, il vuoto che lascia nei nostri cuori, sono leniti dalla Parola consolante del Signore, che si presenta come il Dio della vita eterna, che asciuga le nostre lacrime e vince la morte per sempre.
La speranza è per i giorni che verranno, quando forse avvertiremo, ancora di più, la mancanza di don Antonio, la sua empatia, il sorriso che lo contraddistingueva e quelle braccia aperte che, affettuosamente, spalancava verso chiunque incrociasse il suo cammino. Nella tristezza di questa perdita, la Parola di Dio ci invita a tenere salda la nostra fede nella promessa del Signore: Egli ci sta preparando un posto, sta apparecchiando per noi la tavola del banchetto eterno e – ne siamo certi – don Antonio è già lì, presso il Padre, a godere una festa senza fine, la liturgia del Cielo.
Questa consolazione della fede, fondata nella Risurrezione del Signore e nella promessa che dov’è Lui saremo anche noi, ci aiuta a portare il peso della croce e a credere mentre viviamo questi momenti oscuri, che la sofferenza e la morte non hanno su di noi una parola definitiva, ma sono, per così dire, un passaggio “provvisorio”.
Utilizzo questa parola – “provvisorio” – pensando all’indimenticabile Vescovo di Molfetta don Tonino Bello, una figura esemplare e profetica, oggi Servo di Dio, da molti indicato come “il sognatore e il poeta del Signore”.
Don Antonio Neri è stato l’ultimo prete ordinato da don Tonino, prima della morte che colse anche lui prematuramente – a soli 57 anni – a causa di un male incurabile, lo stesso che ha portato via don Antonio. Ebbene, in una delle sue meditazioni, il Vescovo Tonino Bello prese spunto da un cartello scritto ai piedi di una Croce che era in attesa di una sistemazione definitiva, proprio qui nel Duomo; il cartello recitava: “Collocazione provvisoria”.
Con la spiritualità e la vena poetica che lo contraddistingueva, don Tonino ne trasse fuori una meditazione per alcuni Sacerdoti anziani e ammalati, che fecero con lui gli Esercizi Spirituali a Lourdes: “Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la Croce. La mia, la tua croce, non solo quella di Cristo…Coraggio, allora. La tua Croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “”collocazione provvisoria””…Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio…Solo allora è consentita la sosta sul Golgota…Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci…Coraggio, tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali, e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga”.
Ecco, il Signore asciuga le nostre lacrime, rimuove le nostre croci, elimina la morte e ci fa entrare nella gioia senza fine del Suo Regno. Vogliamo ricordarlo cosí don Antonio perché egli è stato – per la Congregazione per il Clero, per la Santa Sede e per quanti in questi anni lo hanno conosciuto e frequentato – un Sacerdote impregnato di spiritualità, un discepolo fedele e generoso del Vangelo, un uomo dalla fede salda e dalla fervida devozione mariana.
Con la sua quotidiana offerta di vita, fatta di dedizione e di singolare competenza, l’instancabile passione per il lavoro e quella sua fedeltà radicale nel Signore, che non è venuta meno neanche in questi ultimi mesi segnati dall’avanzare inesorabile della malattia, don Antonio è stato per tutti noi un esempio di vita sacerdotale; anche nei momenti di intenso lavoro e quando le situazioni sottoposte allo studio della Congregazione non erano di facile soluzione, don Antonio terminava la discussione esclamando con filiale tenerezza: “Come vuole la Madonna!”.
Ci ha colpito sempre questa capacità di offrire una grande professionalità nell’ambito del lavoro e, insieme, questa devozione del cuore nei confronti della Vergine Maria.
In questo aspetto, don Antonio è come se ci avesse voluto comunicare e se volesse lasciare oggi – soprattutto ai sacerdoti e seminaristi della sua diocesi – un messaggio evangelico chiaro: Siamo sempre servi, come lo è stata Maria, la Serva del Signore.
La nostra dedizione nel ministero deve sempre essere contraddistinta dalla fedeltà, dalla generosità e dall’esercizio attivo dei carismi che il Signore ci ha donato, ma dobbiamo al contempo ricordare che, una volta svolto al meglio il nostro servizio, il resto è nelle mani del Signore. È lui che fa fruttificare la sua vigna.
Davvero don Antonio sembra aver fatto sue le splendide intuizioni sul sacerdozio del Vescovo che lo ordinò; don Tonino Bello, infatti, oltre alla celebre espressione “Stola e grembiule”, rivolta ai preti, amava spesso parlare di “Servi inutili a tempo pieno”: Non preoccuparti: non ti si chiede nulla di straordinario – scriveva l’allora Vescovo di questa diocesi – Si chiede da te soltanto che, ovunque tu vada, in qualsiasi angolo tu consumi lesistenza, possa diffondere attorno a te il buon profumo di Cristo. Che ti lasci scavare lanima dalle lacrime della gente. Che ti impegni a vivere la vita come un dono e non come un peso. Che ti decida, finalmente, a camminare sulle vie del Vangelo”. E, concludendo, esortava così: “Esprimi in mezzo alla gente una presenza gioiosa, audace, intelligente e propositiva”.
Ecco cosa è stato per noi don Antonio: una presenza gioiosa, perspicace, creativa, che ha consumato l’esistenza nell’offerta di sé stesso al Signore e alla Chiesa. Un “servo a tempo pieno”, di quelli lodati dal Vangelo che abbiamo appena ascoltato: beati loro perché quando il padrone ritorna, anche nel cuore della notte, essi sono sempre svegli, con le cintura ai fianchi e la lucerna accesa.
Così vogliamo credere che don Antonio stia compiendo l’ultimo tratto di strada: è stato servo fedele e desto durante la vita e certamente, anche ora, con la fiaccola della fede tra le mani sta andando incontro a Cristo Risorto per entrare nella sua pace. Siamo anche certi, che in questo ultimo viaggio, sarà Maria Santissima ad accompagnarlo e ad accoglierlo, donandogli il bacio che don Antonio stava aspettando, e ricambiando, così, la sua devozione sincera e filiale. Anche noi lo accompagniamo con la preghiera e chiediamo alla Vergine Santa di donarci la consolazione del cuore.
Amen.
Card. Beniamino Stella
Prefetto della Congregazione per il Clero.
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Cattedrale di Molfetta – 7 Giugno 2017, ore 17:00
“In quel giorno: il Signore degli eserciti preparerà su questo monte un banchetto…Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime dai nostri volti”. Questa Parola del Profeta Isaia, che abbiamo appena ascoltato, la sentiamo vibrare forte nei nostri cuori, come fonte di consolazione e di speranza in questa ora di dolore.
La consolazione è per il momento presente, mentre qui riuniti, Vescovi, Sacerdoti, seminaristi, parenti e amici, diamo il saluto della fede a Mons. Antonio Neri; il dolore per la sua dipartita e, insieme, il vuoto che lascia nei nostri cuori, sono leniti dalla Parola consolante del Signore, che si presenta come il Dio della vita eterna, che asciuga le nostre lacrime e vince la morte per sempre.
La speranza è per i giorni che verranno, quando forse avvertiremo, ancora di più, la mancanza di don Antonio, la sua empatia, il sorriso che lo contraddistingueva e quelle braccia aperte che, affettuosamente, spalancava verso chiunque incrociasse il suo cammino. Nella tristezza di questa perdita, la Parola di Dio ci invita a tenere salda la nostra fede nella promessa del Signore: Egli ci sta preparando un posto, sta apparecchiando per noi la tavola del banchetto eterno e – ne siamo certi – don Antonio è già lì, presso il Padre, a godere una festa senza fine, la liturgia del Cielo.
Questa consolazione della fede, fondata nella Risurrezione del Signore e nella promessa che dov’è Lui saremo anche noi, ci aiuta a portare il peso della croce e a credere mentre viviamo questi momenti oscuri, che la sofferenza e la morte non hanno su di noi una parola definitiva, ma sono, per così dire, un passaggio “provvisorio”.
Utilizzo questa parola – “provvisorio” – pensando all’indimenticabile Vescovo di Molfetta don Tonino Bello, una figura esemplare e profetica, oggi Servo di Dio, da molti indicato come “il sognatore e il poeta del Signore”.
Don Antonio Neri è stato l’ultimo prete ordinato da don Tonino, prima della morte che colse anche lui prematuramente – a soli 57 anni – a causa di un male incurabile, lo stesso che ha portato via don Antonio. Ebbene, in una delle sue meditazioni, il Vescovo Tonino Bello prese spunto da un cartello scritto ai piedi di una Croce che era in attesa di una sistemazione definitiva, proprio qui nel Duomo; il cartello recitava: “Collocazione provvisoria”.
Con la spiritualità e la vena poetica che lo contraddistingueva, don Tonino ne trasse fuori una meditazione per alcuni Sacerdoti anziani e ammalati, che fecero con lui gli Esercizi Spirituali a Lourdes: “Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la Croce. La mia, la tua croce, non solo quella di Cristo…Coraggio, allora. La tua Croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “”collocazione provvisoria””…Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra. Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio…Solo allora è consentita la sosta sul Golgota…Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci…Coraggio, tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali, e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga”.
Ecco, il Signore asciuga le nostre lacrime, rimuove le nostre croci, elimina la morte e ci fa entrare nella gioia senza fine del Suo Regno. Vogliamo ricordarlo cosí don Antonio perché egli è stato – per la Congregazione per il Clero, per la Santa Sede e per quanti in questi anni lo hanno conosciuto e frequentato – un Sacerdote impregnato di spiritualità, un discepolo fedele e generoso del Vangelo, un uomo dalla fede salda e dalla fervida devozione mariana.
Con la sua quotidiana offerta di vita, fatta di dedizione e di singolare competenza, l’instancabile passione per il lavoro e quella sua fedeltà radicale nel Signore, che non è venuta meno neanche in questi ultimi mesi segnati dall’avanzare inesorabile della malattia, don Antonio è stato per tutti noi un esempio di vita sacerdotale; anche nei momenti di intenso lavoro e quando le situazioni sottoposte allo studio della Congregazione non erano di facile soluzione, don Antonio terminava la discussione esclamando con filiale tenerezza: “Come vuole la Madonna!”.
Ci ha colpito sempre questa capacità di offrire una grande professionalità nell’ambito del lavoro e, insieme, questa devozione del cuore nei confronti della Vergine Maria.
In questo aspetto, don Antonio è come se ci avesse voluto comunicare e se volesse lasciare oggi – soprattutto ai sacerdoti e seminaristi della sua diocesi – un messaggio evangelico chiaro: Siamo sempre servi, come lo è stata Maria, la Serva del Signore.
La nostra dedizione nel ministero deve sempre essere contraddistinta dalla fedeltà, dalla generosità e dall’esercizio attivo dei carismi che il Signore ci ha donato, ma dobbiamo al contempo ricordare che, una volta svolto al meglio il nostro servizio, il resto è nelle mani del Signore. È lui che fa fruttificare la sua vigna.
Davvero don Antonio sembra aver fatto sue le splendide intuizioni sul sacerdozio del Vescovo che lo ordinò; don Tonino Bello, infatti, oltre alla celebre espressione “Stola e grembiule”, rivolta ai preti, amava spesso parlare di “Servi inutili a tempo pieno”: Non preoccuparti: non ti si chiede nulla di straordinario – scriveva l’allora Vescovo di questa diocesi – Si chiede da te soltanto che, ovunque tu vada, in qualsiasi angolo tu consumi lesistenza, possa diffondere attorno a te il buon profumo di Cristo. Che ti lasci scavare lanima dalle lacrime della gente. Che ti impegni a vivere la vita come un dono e non come un peso. Che ti decida, finalmente, a camminare sulle vie del Vangelo”. E, concludendo, esortava così: “Esprimi in mezzo alla gente una presenza gioiosa, audace, intelligente e propositiva”.
Ecco cosa è stato per noi don Antonio: una presenza gioiosa, perspicace, creativa, che ha consumato l’esistenza nell’offerta di sé stesso al Signore e alla Chiesa. Un “servo a tempo pieno”, di quelli lodati dal Vangelo che abbiamo appena ascoltato: beati loro perché quando il padrone ritorna, anche nel cuore della notte, essi sono sempre svegli, con le cintura ai fianchi e la lucerna accesa.
Così vogliamo credere che don Antonio stia compiendo l’ultimo tratto di strada: è stato servo fedele e desto durante la vita e certamente, anche ora, con la fiaccola della fede tra le mani sta andando incontro a Cristo Risorto per entrare nella sua pace. Siamo anche certi, che in questo ultimo viaggio, sarà Maria Santissima ad accompagnarlo e ad accoglierlo, donandogli il bacio che don Antonio stava aspettando, e ricambiando, così, la sua devozione sincera e filiale. Anche noi lo accompagniamo con la preghiera e chiediamo alla Vergine Santa di donarci la consolazione del cuore.
Amen.
Card. Beniamino Stella
Prefetto della Congregazione per il Clero.
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Very interesting topic, regards for posting.Raise blog range