Provo a raccontarvi la mia esperienza al Campo Scuola Diocesano a San Giovanni Rotondo dal 07/07/2017 al 09/07/2017 dal titolo “La Parrocchia: Chiesa che fa casa con l’uomo”, non da aderente partecipante, ma da membro di Presidenza.
Prima della partenza, l’ansia che tutto andasse bene e che tutto fosse pronto mi lasciava poco spazio per assaporare con piacere l’esperienza che stavo per vivere, ma già alla partenza e poi sul pullman il mio stato d’animo si è rasserenato contagiato dalla calma e la serenità di tutti i partecipanti.
È stato bello riabbracciare i vecchi compagni di tante altre esperienze associative e incrociare gli sguardi un po’ disorientati dei nuovi partecipanti.
Subito si è creato un clima di sincera familiarità fra tutti, pronti a mettersi “in gioco”, e che gioco!
Il Campo diocesano non è svago o divertimento, ma momento dedicato allo studio, alla ricerca, all’ascolto, alla preghiera, forse anche sacrificio.
Ascoltare i relatori, elaborare proposte, progettare, mettere insieme e condividere le esperienze fatte per guardare al futuro della nostra Associazione, per offrire a tutti gli aderenti, alle associazioni parrocchiali e alla chiesa diocesana, contenuti e idee su cui poggiare i cammini e l’impegno nel prossimo anno associativo nelle nostre parrocchie per crescere come Casa per gli uomini del nostro tempo.
Non è facile, ma è questo che abbiamo provato a fare in questi giorni.
Ce lo ha ben sottolineato nel suo interessante intervento l’amica Chiara Sancin, vice-presidente adulti della diocesi di Roma, dicendoci che la nostra Associazione deve vivere nella parrocchia la “plasticità buona” che sa tenere un orecchio attento al popolo, e l’altro a Dio.
Nelle nostre comunità parrocchiali gli aderenti all’AC devono avere quella capacità di dedicarsi agli altri, come si fa con i figli, con amore, ma con fermezza, sapendoli anche sgridare quando necessario.
L’AC deve sempre essere fonte di creatività creatrice, pronta a leggere e intercettare i bisogni del luogo e del tempo in cui si vive la parrocchia o il mondo, ma pronta a mettere in atto quella creatività che è frutto di un dono, che con responsabilità va usata per il bene degli altri.
Chiara ci ha fatti esercitare rileggendo il n. 28 dell’Evangelii Gaudium, sostituendo la parola “Parrocchia” con “Azione Cattolica”, senza modificarne il contenuto, quindi l’Associazione come la Parrocchia non sono una struttura caduca, ma una esperienza piena e ricca, citando le parole di Papa Francesco nel suo discorso, il 30 aprile scorso.
L’AC sostenuta da persone che pregano, deve essere capace di riformarsi, quando se ne ravvede la necessità, senza paura, ma con la libertà di chi sa mantenere uno stile proprio, un proprio modo di essere. Usando le parole dell’Assistente Generale Mons. Gualtiero Sigismondi bisogna passare da una pastorale a pioggia ad una pastorale a goccia, per essere incisiva e pregnante. Avendo il coraggio di costruire alleanze con le altre realtà.
Nell’augurarci un buon cammino Chiara Sancin ci ha lasciato con tre parole, la nostra AC sia: DONO per le parrocchie, abbia il COMPITO di vivere il Vangelo da laici nel Mondo, e il DEBITO per averci messo di fronte ai nostri limiti e alla nostra realtà.
Ci ha lasciati facendo srotolare un gomitolo e lasciando che il filo raggiungesse tutti i presenti, magari annodandosi, è l’Associazione Cattolica che si snoda di generazione in generazione e che fa bene a chi la incontra e a chi si lega a lei.
*vice presidente diocesana adulti