Gesù ci insegna che amare è servire

di Lucrezia Fiore

Il 16 luglio noi ragazzi della Concattedrale di Ruvo, insieme al parroco don Salvatore e ai nostri animatori, Cinzia Berardi, Rosa Tedone, Carlo Boccaccio e Gianni Fracchiolla, siamo partiti con destinazione Roma per vivere una esperienza molto forte e piena di emozioni che ci ha catapultati in una realtà molto diversa dal nostro quotidiano.
I nostri animatori, uscendo dagli schemi dei soliti campi scuola, ci hanno proposto una esperienza di servizio presso la Caritas di Roma, chiedendoci di essere disponibili a qualsiasi mansione ci venisse richiesta, con umiltà e spirito di servizio e certi che qualunque compito propostoci lo avremmo svolto per Gesù Cristo in persona.
Abbiamo lasciato le comodità delle nostre case, le cure amorevoli dei nostri familiari per trascorrere sei giorni al servizio dei poveri, percorrendo un cammino denso di emozioni, fisicamente duro, che ci ha arricchito interiormente di amore per il prossimo, di attenzioni verso gli altri e di umiltà e ci ha insegnato che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.
La mensa “Giovanni Paolo II” distribuisce quotidianamente una media di cinquecento pasti a persone appartenenti a diverse categorie sociali: dagli extracomunitari agli anziani abbandonati dai loro cari, dai giovani dipendenti da alcool e droga ai clochard, ma anche a persone distinte come professori, avvocati, ingegneri che le situazioni avverse della vita hanno ridotto in una condizione di necessità.
Abbiamo dunque vestito i panni dei volontari, adeguatamente istruiti dal responsabile della mensa, Carlo Virtù e assistiti da meravigliose persone che donano un giorno alla settimana del loro tempo come volontari stabili e che, da soli, non sono sufficienti a garantire il funzionamento della struttura. Essa perciò, come tutte le altre della Caritas, poggia sulla provvidenza dei gruppi di volontari che si avvicendano durante tutto l’anno.
Ci sono diversi compiti da svolgere, dall’accoglienza degli ospiti con la verifica della validità delle loro tessere, all’accettazione delle loro firme, alla distribuzione dei pasti, all’assistenza in sala, allo smaltimento della spazzatura e al lavaggio dei vassoi. Noi abbiamo cercato di ruotare quotidianamente attraverso tutte le mansioni, per avere una visione a 360 gradi dell’attività della mensa, dietro cui c’è un complesso meccanismo di aiuto che non si limita ad un assistenzialismo fine a se stesso.
Motivati dai nostri animatori e dal desiderio di fare del bene, ci siamo buttati a capofitto in questa esperienza e abbiamo riconosciuto il volto di Gesù in questa umanità sofferente, che non sempre ricambiava i nostri sforzi con un grazie. Ricorderemo per sempre quegli sguardi a volte tristi e sconsolati, a volte arrabbiati con il mondo, a volte forzatamente allegri, dietro cui si nascondono tante storie. C’è chi mangia a testa bassa e in silenzio e chi elemosina un sorriso, chi ha voglia di parlare e di cantare e c’è quel senso di impotenza che cresce dentro di noi perché non riusciamo a fare niente di più per questa gente. C’è un campionario di povertà, non solo materiali, che ci tocca il cuore e poi ci sono le storie a lieto fine, come quella di Marianita, donna equadoregna, venuta in Italia, ragazza madre sola al mondo, che ce l’ha fatta grazie all’aiuto della Caritas e che ora aiuta lei stessa come volontaria insieme al figlio, ormai diplomato ed economicamente indipendente.
Entrando in contatto con queste persone, abbiamo potuto scorgere il vissuto e la straordinaria forza d’animo di alcune e renderci conto che si può essere tanto ricchi dentro anche solo con qualche abito usurato e senza un tetto stabile ma con tanta voglia di afferrare quella mano tesa dalla Caritas per guadagnare una vita migliore.
Noi ragazzi con impegno abbiamo dato una mano, ma abbiamo ricevuto qualcosa di valore inestimabile da portare nel nostro paese e nelle nostre case. Esperienze del genere vanno vissute in prima persona perché il toccare con mano queste realtà ci ha fatto provare un senso di gratitudine verso ciò che abbiamo e ha acceso in noi la voglia di condividere, non solo le cose materiali, di adoperarci di più, di sporcarci le mani per gli altri, di donare il nostro tempo perché Gesù ci insegna che amare è servire e servire è regnare.
Ringraziamo gli animatori che ci hanno sostenuti, consigliati e hanno lavorato con noi, dandoci l’esempio; grazie per tutte le risate insieme e per i momenti di riflessione: occasioni come questa ci aprono gli occhi e ci fanno credere in un mondo migliore.