Chiesa locale

Il Vescovo all’AC: “Quanto mi state a cuore. Quanto vi voglio bene!

Aperta l'assemblea di AC

“Esposti più che mai ai venti contrari che tenteranno sempre più di annientarci, di spegnerci… ma se la fiamma è robusta, con il vento si ravviva”. Metafora centrata quella evocata dal Vescovo Mons. Domenico Cornacchia nell’incoraggiare l’Azione Cattolica diocesana, in apertura della XVII assemblea diocesana elettiva convocata da venerdì 28 febbraio a domenica 1 marzo, presso il Pontificio Seminario regionale di Molfetta.
Circa 250 delegati in rappresentanza dei 4360 aderenti diocesani riuniti per fare il punto sul triennio concluso, egregiamente condotto dalla presidente Nunzia Di Terlizzi e dall’intera Presidenza, e impostare il nuovo triennio nella consapevolezza di essere – come ricordato dall’assistente diocesano unitario don Giovanni Fiorentino – non eccezionali, come i cavalli di razza, ma come quell’asinello, un po’ grigio, cocciuto e tenace, che desidera “con tutto il cuore portare il Signore dentro la città”.

Dopo l’intronizzazione della Parola di Dio e dell’icona della Vergine, e una ferma dichiarazione contro gli episodi di antisemitismo che segnano i nostri giorni, l’assemblea ha proseguito nella veglia di preghiera presieduta dal Vescovo e dagli assistenti diocesani.
Non è certo un tempo favorevole quello che vive l’associazione, come tutta la Chiesa, ma è proprio per questo che il Vescovo – che nel suo discorso ha usato molto significativamente la prima persona plurale – ha sollecitato l’associazione a non porsi al riparo, quanto piuttosto ad essere “luce esposta”, che rischia, che “ha con sè una buona scorta di olio da darne anche a chi ne è sfornito”.
Fare la scelta associativa oggi può risultare addirittura un ingombro in quelle parrocchie dove sempre più incalzante è la tendenza all’improvvisazione o alla ripetitività di una pastorale a volte stanca, ripiegata; mentre il Vescovo ha decisamente richiamato i laici di AC alla loro vocazione, non di “preti minori, ma discepoli a pieno titolo”. L’antico motto della preghiera, azione, sacrificio e studio chiede a ciascun aderente, in particolare ai responsabili, di interrogarsi su quale sia, dei quattro impegni, la parte più debole su cui verificarsi e da potenziare.
Altra metafora provocatoria è stata quella che dà il titolo all’assemblea “AC: casa per tutti”. E in riferimento a questa, Mons. Cornacchia ha auspicato una vera apertura a tutti. “Non hortus conclusus” (giardino recintato, ndr)ha rimarcatoma veramente abitazione dove ognuno possa sentirsi a casa, dove c’è un posto per tutti, per tutto, ma soprattutto per l’essenziale”. Occorre “fare piazza pulita di ciò che è superfluo, di ciò che sa di vecchiume e stantìo” ha proseguito il Vescovo parlando anche a braccio, forse riferendosi ad alcune modalità di vivere l’associazione legate più al passato che rispondenti alle sollecitazioni del presente.
Avviandosi alla conclusione Mons. Cornacchia ha sollecitato a saper “guardare l’Alto e l’Altro, per saper anche guardare all’altro”. E nella consapevolezza che “le cose difficile le direte voi, nei vostri documenti” – col cuore di padre, il vescovo Domenico ha confermato la sua gratitudine, spingendosi oltre: “Grazie perché ci siete. Quanto mi state a cuore, quanto vi voglio bene!”.
Citando Mons. Bello ha infine formulato “auguri scomodi”, senza demordere, convinti che “la coerenza paga, anche se con qualche ritardo, la speranza non delude mai”.
La veglia di preghiera ha avuto poi l’ultimo momento con la consegna delle nomine ai nuovi Presidenti parrocchiali e l’atto di affidamento alla Madonna.
Nella serata di sabato, la relazione del presidente uscente, il dibattito e il saluto dei direttori degli uffici diocesani.

Luigi Sparapano